CHIUSI: ECCO COME NACQUERO DAVVERO I RUZZI DELLA CONCA. Nota a margine di un recente libro di Paolo Paolucci
CHIUSI – Alcuni giorni or sono ho avuto modo di leggere alcune pagine di un volume sui primi anni dei Ruzzi della Conca scritto da Paolo Paolucci.
La cosa che mi ha sbalordito è stato il racconto relativo a come è nata questa Festa nel lontano 1981.
Anzi nel volume si dice che i primi contatti si ebbero nell’inverno del 1980 al Bar Italia tra lo stesso Paolo, Stefano Giannotti e il compianto Franco Boccaccio.
Qui è bene fermarsi e mettere alcuni paletti obbligatori e cioè: la festa è nata per volontà di Don Vasco della Lena, al tempo parroco di Chiusi Stazione, che da sempre insisteva perché anche il nostro paese avesse una Festa tutta sua come succedeva in tutti i paesi limitrofi.
Una sera di Aprile del 1981 al Bar del Cacciatore, Don Vasco prese lo spunto poiché reduci da una cena della polisportiva eravamo tutti lì a bisbocciare e giocare a carte.
Entrò al bar, venne da noi nella sala delle carte, e ci costrinse a seguirlo fuori perché dovevamo parlare della prossima festa che avremmo fatto nel mese di settembre in occasione della santa patrona.
Se ricordo bene tra gli altri c’erano Fabio frullini, Goffredo Brignoli, Goffredo Della Giovampaola e il figlio Alberto, Marco Agostinelli, Attilio Rapicetta, Claudio Paolucci, Vittorio Cipriani, Azelio Mencaglia, Danilo Cresti …
Ricordo bene che si parlava di dividere il paese in contrade i cui nomi erano conosciuti perché erano quartieri da tempo chiamati allo stesso modo : Marnero, Biffe, Fornace, Granocchiaio e il Centro, che poi sarà chiamato Sottogrottone da un’assemblea dei propri contradaioli qualche mese dopo.
Ricordo anche che Frullini e Brignoli insistevano perché si chiamasse a partecipare anche Po’ Bandino poiché in 5 qualsiasi gara si sarebbe mal gestita, ma la proposta fu subito bocciata e non se ne parlò più.
Fu indetta qualche giorno dopo una assemblea al Cinema Eden con lo scopo di decidere sia la partecipazione di tutto il paese che il gioco, cardine della Festa.
Marco Agostinelli (unica cosa che mi trova d’accordo con il libro) inventò il nome “Ruzzi della Conca” dove per conca si intendeva il paese dove in molti in quegli anni arrivavano per poi non andarsene più.
Qui mi fermo e ribadisco ancora una volta (solo e soltanto per spirito di verità) che le Contrade sono nate per volontà di Don Vasco perché nel paese mancava qualcosa che “aggregasse”, parola a quei tempi sconosciuta.
La prova si ebbe nella Processione del dopo festa nel 1981 alla quale sono certo parteciparono 2 o 3 mila persone, praticamente tutto il paese. Quella fu la cartina di tornasole che dimostrò incontrovertibilmente che la strada intrapresa era quella giusta.
Alfio Rossi
chiusi, Paolo Paolucci, Ruzzi della Conca
Anche le cronache de l’Agorà dell’epoca attribuiscono la paternità dei Ruzzi a Don Vasco. Ricordo che la cosa fu vista e vissuta da molti, soprattutto nel Pci, come il tentativo di creare una alternativa e un contraltare proprio all’egemonìa comunista e alle feste de l’Unità che in quel periodo stavano giusto diventando feste popolari imponenti, non più ritrovo dei soli comunisti… E ricordo anche che proprio Don Vasco diede questa motivazione: “per amor di storia e di paese”… e la risposta fu: “Ma quale storia?” con evidente riferimento al fatto che Chiusi Scalo, a differenza degli altri paesi in cui si facevano feste popolari rievocative di sapore medioevale-rinascimentale (Sarteano, Montepulciano, Città della Pieve), non aveva una grande storia alle spalle, essendo nata come nucleo abitato e commerciale tra la seconda metà dell’800 e gli anni ’30 del ‘900…
Vorrei aggiungere qualcosa anche io, visto che partecipante attivo fin dagli inizi…Non solo posso confermare che la cosa nacque da don Vasco, ma posso aggiungere anche che lo stesso don Vasco dette incarico a me ed a Giulio Paolucci di fare alcune ricerche sulla storicità del gioco. Il frutto della ricerca, fu pubblicato in stralcio sul Montepiesi. Alle riunioni “preparatorie” sono stato più volte presente e posso ad esempio aggiungere che i colori scelti originariamente per il Granocchiaio erano giallo verdi (per richiamare i colori del rospo) e che fui io a proporre di cambiarli in bianco verdi (da nativo cetonese, proposi i colori della squadra di calcio). La proposta fu avallata anche dal Cipriani che rivedeva nell’accoppiamento, un ravvicinamento al Saracino. (tra parentesi, la domenica dei Ruzzi mentre noi giocavamo, lui, responsabile dei giocatori, andò proprio a vedere il Saracino ad Arezzo e questo portò al suo avvicendamento).