CHI LIBERO’ GLI EBREI DALL’ISOLA MAGGIORE NEL ’44? NUOVE RIVELAZIONI E POLEMICHE

CASTIGLIONE DEL LAGO – Chi salvò effettivamente gli ebrei prigionieri all’Isola Maggiore nel ’44? Per molti anni si è detto e scritto che l’eroica e temeraria azione fu compiuta dai partigiani alcuni dei quali pescatori, aiutati da altri pescatori. Poi, più di recente, sono emersi documenti e testimonianze che attribuiscono il merito, sempre insieme ad alcuni pescatori, al parroco dell’isola Don Ottavio Posta, insignito per questo della medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica e del riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni dello Stato di Israele”. Ora emerge anche un altro protagonista: Giuseppe Baratta all’epoca giovanissimo agente di Pubblica Sicurezza che prestava servizio all’Isola Maggiore. A tirar fuori il nome di Baratta è stato il ricercatore Gianfranco Cialini, che lo ha trovato in alcune testimonianze come quella, depositata da un notaio nel ’45, da Livia Coen, una dei 30 internati liberati.
Il fatto avvenne nella notte tra il 19 e il 20 giugno del 1944, mentre a Chiusi stava per cominciare la battaglia tra tedeschi e alleati per la liberazione della città che pi avrebbe portato le truppe britanniche all’avanzata verso il Trasimeno e Cortona. Nove giorni prima della Liberazione di Castiglione del Lago e Montepulciano avvenuta lo stesso giorno, il 29 giugno. Con i tedeschi in ritirata, la sorte di quei 30 ebrei sembrava segnata, di certo le SS non se li sarebbero portati dietro… Fu così che qualcuno, sfidando la sorveglianza (o con la complicità delle guardie italiane) li fece salire su alcune barche da pesca e li trasportò, nel buio fino a Sant’Arcangelo già in mano agli alleati, affidandoli a loro. L’azione, coraggiosa, salvò la vita ai 30 ebrei che il Prefetto Rocchi di Perugia aveva mandato all’Isola, per evitare loro la deportazione… Anche questa circostanza sarebbe emersa successivamente. Così come avrebbe chiuso un occhio o tutti e due anche il capo della guarnigione dell’Isola, il fascista castiglionese Guido Lana.
Ma furono i pescatori partigiani, tra cui il futuro sindaco di Castiglione del Lago Bruno Meoni, oppure il parroco don Ottavio Posta, la guardia Giuseppe Baratta, il capo della guarnigione dell’Isola, Guido Lana, a liberare gli ebrei? O lo fecero tutti insieme; magari come atto umanitario, senza implicazioni politiche?
Già qualche anno fa la pubblicazione di un libro della studiosa Janet Dethik sulla Battaglia del Trasimeno del ’44, metteva in risalto il ruolo delle truppe alleate e meno quello dei partigiani nella liberazione del territorio lacustre, ora le recenti rivelazioni sul ruolo della guardia Giuseppe Baratta nella liberazione degli ebrei, considerata l’azione più eclatante della resistenza locale, sminuiscono ancora il peso delle formazioni partigiane…
La cosa naturalmente non piace per nulla all’ANPI di Castiglione del Lago che lamenta la rincorsa ad un certo revisionismo storico: “Come è possibile che tutti i media locali prendano per oro colato tutto ciò, quando ancora oggi sono in vita persone che possono smentire queste false ricostruzioni? Come è possibile – scrive l’ANPI – che storici di professione prendano cantonate simili, stravolgano la storia senza un minimo di approfondimento, senza contattare le tante fonti ancora esistenti, senza andare a indagare su altri documenti che ci sono a riguardo, senza in pratica fare il proprio mestiere? Cosa c’è dietro a tutto ciò?”
L’ANPI cstiglionese fa sapere che a giugno, per il 70esimo anniversario della liberazione si terrà una iniziativa pubblica “che metta finalmente la parola fine a questa vicenda, dando ad ognuno i giusti meriti”. E quindi invita chiunque abbia documenti o testimonianze da proporre, a farsi avanti e a contribuire all’accertamento della verità.
Foto: in alto, l’Isola Maggiore del Trasimeno. Al centro don Ottavio Posta. In basso Giuseppe Baratta
Ebrei, Isola Maggiore, Ottavio POsta, Partigiani, Trasimeno
Nicola Torrini a noe dell’ANPI di Castiglione del Lago ha inviato questo commento: “La ringrazio per il suo articolo! Che alla liberazione degli ebrei detenuti a Isola Maggiore presero parte anche il parroco, i pescatori dell’isola e i poliziotti che custodivano i prigionieri si è sempre saputo ed è scritto in tutti i libri pubblicati fino a oggi sull’argomento. L’azione si svolse in due momenti: alla prima che portò alla liberazione vera e propria presero parte i partigiani e i poliziotti. Solamente una parte dei prigionieri seguì i partigiani sulla terra ferma e i restanti decisero di nascondersi sull’isola. Solamente in un secondo momento, quando il fronte si avvicinava, il parroco e i pescatori dell’isola traghettarono via gli ebrei. Noi abbiamo una fotocopia di una lettera di uno degli ebrei che conferma la vicenda (che fu rintracciato 2002 da una persona di C.Lago) e soprattutto a C.Lago è ancora in vita una delle persone che parteciparono all’azione. La vicenda è però così delicata che stiamo lavorando per tirare fuori tutto insieme e non compromettere le nostre fonti. Cordiali saluti e grazie di nuovo! a nome dell’Anpi C.Lago”. Nicola Torrini