DI MEO (PD): “LE PRIMARIE MOMENTO DI GRANDE MOBILITAZIONE, MA COSI’ IL PARTITO NON FUNZIONA!”

Fabio Di Meo, sindaco di Cetona uscente e membro dell’Assemblea nazionale del Pd ci ha inviato questa riflessione sulle primarie di ieri, e soprattutto sulle primarie come strumento di partecipazione e di selezione dei candidati e dei gruppi dirigenti. E Di Meo, pur riconoscendo il valore delle Primarie e il merito al Pd di essere l’unico partito ad organizzarle, ammette che non è tutto oro quello che luccica e che qualche correttivo è necessario. In particolare per evitare un appiattimento del Partito sugli amministratori che è sempre più evidente.
Le primarie del PD di domenica 9 marzo hanno rappresentato indubbiamente un importante momento di partecipazione democratica, soprattutto in termini numerici. 25.000 votanti sono una risposta senza appello a chi parla di un PD non in grado di smuovere energie. Una partecipazione che nessun altro partito italiano riesce oggi a mettere in campo, anzi nessuno nemmeno ci prova. Il PD in queste occasioni si dimostra una grande macchina di mobilitazione collettiva. Ed i candidati usciti vincitori, ai quali va riconosciuto di aver compiuto un grande lavoro di ascolto e proposizione, potranno vantare un elevato grado di rappresentanza che ci auguriamo possa proiettarli al 25 maggio in un analogo successo elettorale. Un successo a cui tutti gli esponenti del PD sono chiamati a lavorare, in primis gli sconfitti.
Premesso ciò con convinzione però, e riconosciuti gli innegabili meriti di questo metodo di selezione, soprattutto nei termini di apertura del partito verso l’esterno, dal 26 maggio, dal giorno dopo le elezioni, dovremo fare un ulteriore ragionamento, girare la medaglia ed osservarne la faccia più complessa, interrogandoci su una questione nuova scaturita dopo l’ultimo congresso. E cioè soffermarci sul fatto che il modello emerso vincente al congresso è quello che fa cadere la distinzione tra ruoli politici e amministrativi, anzi ingloba spesso i primi nei secondi. Questo crea anche localmente un problema così riassumibile: se il PD è uscito dall’ultimo congresso come il “partito degli amministratori” e dunque a maggior ragione come quello dei sindaci; se diventando sindaci si diventa dunque automaticamente anche struttura dirigente del PD, sia di fatto che formalmente; se per presentarsi alle primarie per la scelta del candidato sindaco è sufficiente iscriversi al PD e trovare pochi amici che fanno la stessa scelta (i quorum sono estremamente bassi e non è richiesta nessuna anzianità di iscrizione per i candidati); se le iscrizioni ormai non passano a nessun vaglio preventivo e dunque chiunque può iscriversi, perché ormai, in una fase di “crisi di vocazioni”, l’ampliamento del numero delle tessere è obiettivo che spesso si persegue con disinvoltura; se i candidati sindaci sono scelti soprattutto da una moltitudine di cittadini che incrociano il PD solo in occasione delle primarie (basti confrontare il numero degli iscritti e dei partecipanti alle iniziative del partito, con quello dei votanti alle primarie); se una fetta di loro spesso non è nemmeno elettori del PD e del centrosinistra; se infine i candidati alle primarie, una volta ottenuta la candidatura, sono naturalmente spinti a stringere un legame diretto con il corpo elettorale, non necessariamente mediato dal partito, in quanto eletti direttamente dai cittadini. Ecco allora viene da domandarsi, dati questi “se”, che cosa rischi di essere oggi il PD. Un marchio da aggiudicarsi mediante gara aperta d’appalto?
Siccome non deve essere questo, bensì un grande partito di massa con una sua classe dirigente, allora dovremmo ragionarci tutti insieme appena possibile, perché qualcosa nel meccanismo non funziona, e senza buttare il bambino con l’acqua sporca, e con atteggiamento laico e non ideologico, adottare qualche accorgimento correttivo.
Fabio Di Meo
membro Assemblea Nazionale PD
Premetto che non sono iscritta al PD e quindi non voglio entrare nelle cose interne ad un Partito di cui non faccio parte, ma le considerazioni che fa il Signor Di Meo penso che dovrebbero stimolare delle riflessioni più generali. Io pongo una domanda: se i Partiti non svolgono più il ruolo previsto dalla Costituzione e sono diventati già “marchi da aggiudicarsi con gare di appalto” dove si può salire a prescindere e tentare la scalata, come si forma la classe dirigente di questo Paese? La cosa che più mi preoccupa è il fastidio, che avverto, per il confronto delle idee, quasi a dimostrare che, comunque, ognuno ha la propria opinione e tutto il resto è tempo perso.
“Una volta avere in famiglia un deputato o un senatore era come avere un cardinale. Oggi, talora, ci si vergogna perfino. Ha visto quanti ‘rifiuti eccellenti’, opposti alla seduzione di un posto al governo? Se la politica non ha prospettive ma è semplicemente un girone d’affari, non servono politici, servono affaristi”.
E’ un passo dell’intervista rilasciata da Zagrebelsky al Fatto. E mi pare sufficientemente chiaro.
e Zagrebelsky non mi pare un grillino, né un pericoloso comunista…
Tanti giri di parole per poi arrivare alla determinazione che alla fine del discorso dice Di Meo.Ma non sembra a nessuno che tutta questa evoluzione verso l’involuzione politica sia capitanata e diretta dall’uso dei media che hanno cambiato il modo di pensare facendo sembrare l’attuale migliore di quello precedente ?Ci preme indagare sulle cose e gli aspetti che debbano cambiare per non generare involuzione e non si vede la trave mentre contemporaneamente si auspica una presenza di un atteggiamento laico al posto di quello ideologico.Io dico magari ! Ci fossero stati sia quello laico sia quello ideologico, il PD sarebbe già ad un certo livello di coesione interna senza ormai sventolare le sue debolezze irrisolte da quasi 6-7 anni.Perchè non vedere che i cretti dentro non sono che il risultato di mettere forzatamente in contatto due diverse visioni della politica e cercare di unirle con un nastro che non ha gomma ma solo umidità nella parte che dovrebbe incollare ? Gli ingegneri di questo dove hanno fallito ? Se non si risolvono questi drammi all’interno si darà sempre più spazio ad un altro potere che è quello che usa il Renzismo e che è una macchina spargi fumo poichè conta solo esclusivamente ad assemblare la quantità di gente per un fine che prescinde dalla situazione reale sia dell’economia, sia della vita stessa.Come dice giustamente Di Meo quando si chiama la gente a votare rispondono in migliaia, quando si chiede alla gente di fornire classe dirigente, tranne qualche battitore personale gli altri sono proprio sparuti e quando non c’è più distinzione fra politico ed amministratore cosa diventa un partito? Risposta: diventa una piattaforma di lancio per chiunque.Verità sacrosanta quella che dice Di Meo.Ma allora ci riflettete che tutto questo bailame è stato creato a tavolino con la concessione delle tessere da ingegneri sociali e politici che di sociale nulla avevano come visione e che invece la visione politica l’avevano e come ! La visione politica era quella che molto presto la sinistra sarebbe stata frantumata perchè si sarebbe ridotta uno schieramento di opinione che avrebbe campato per 10 anni di anti-berlusconismo e basta, perchè per le altre differenze sarebbe stata pari pari al partito del cavaliere.Difatti ci fa le riforme insieme oggi, e non mi dite che era una necessità.Difatti chi ha fiuto l’ha annusata subito la pedana con la quale riscattarsi e non è mica grullo Silvio….Perchè alle primarie Renzi è stato votato da una massa enorme di votanti che pilotati sul concetto d’impazienza e di velocità e sul pragmatismo hanno permesso al leader di assurgere a Segretario ed a nuovo capo del Governo defenestrando l’altro del suo stesso partito dandogli la patente d’immobilismo ? Perchè il partito è stato zitto ed ha permesso che votassero tutti di tutti i partiti all’elezione del suo segretario? Ma secondo voi vi sembra normale che in un partito una qualsiasi persona che la possa pensare diversamente possa determinarne il segretario ? Se non avete azioni Fiat vi sembra normale essere chiamati a determinarne il CDA e ad approvarne o meno il bilancio e la decisione dello sviluppo o meno di quell’azienda ? Eppure su questo tema che è essenziale tutti zitti, non se ne parla.Il PD ha approvato questo passaggio e tale passaggio ha determinato Renzi.Perchè questo è avvenuto.Ho decine di conoscenti ed amici a Firenze che hanno fatto la fila per votarlo e questi non sono mai stati di sinistra,tantomeno adesso, anzi quasi tutti di destra.Ed allora, come dice Di Meo c’è si o no qualcosa che non funziona ? Ciononostante si vanno a ricercare i discorsi scoprendo l’acqua calda e scoprendo alla fine che sicuramente c’è qualcosa che non va bene e che sia da rivedere.Altro che qualcosa dico io…Io dico che tutto questo ha fatto perdere del tempo all’italia non solo alla sinistra. Come Civati che fa credere a tutti che abbia le crisi spirituali ma che rimane sempre in quel partito mentre dice che soffre tanti mal di pancia.Ci credete voi ? Io no. Se dovessi soffrire mal di pancia e passare sopra dei concetti politici generali e che io stesso li possa ritenere essenziali e discriminanti, io non ci penserei due volte ad andarmene da quel partito. Invece scattano i conati di vomito e nel contempo la volontà sbandierata nei media del partito che dice che così facendo è uno spazio aperto per tutti e si assommi il concetto di unione nella diversità che è diventato da qualche anno uno slogan.Chiedetegli per fare cosa.Senza nessuna vergogna perchè non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi ma questo PD si potrebbe chiamare la nuova DC o no ? E’ proprio questo PD siffatto che rischia di far ritornare l’Italia nelle mano di Berlusconi.Anche solo per il fatto che politicamente abbia accettato che le riforme le facesse insieme.Sono uguali e non è qualunquismo, l’uno permette all’altro di esistere e la cosa è reversibile.Lo abbiamo visto con in fondo la poca differenza delle votazioni sulle preferenze dopo che tutto il partito aveva detto precedentemente che fosse necessario ripristinarle.In quei voti c’è il segno di quanto sia latente l’opportunismo politico, specialmente di tutti coloro che si affannano a dire che questa di Renzi sia l’ultima chanche.