RENZI PREMIER? C’E’ UN PD CHE SI RIBELLA E DICE NO

venerdì 14th, febbraio 2014 / 17:59
RENZI PREMIER? C’E’ UN PD CHE SI RIBELLA E DICE NO
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Su Facebook e Twitter è una valanga  di delusione, una raffica di commenti sarcastici o sconsolati del popolo del Pd, anche di parecchi che avevano sperato nel “vento” di novità di Renzi. Il vneto in faccia si è trasformato in un cazzotto nello stomaco, il nuovo che avanza nel più vecchio dei giochetti di palazzo. C’è naturalmente chi si ostina a dire che “non c’era altra strada” che quella intrapresa dal segretario del Pd, ma pochi, anche se lo dicono e lo scrivono sembrano crederci davvero. Solo i pasdaran, quelli che non si pongono il problema e tifano e basta, come si tifa la Juventus. L’impressione è che tutti siano spiazzati. Costretti a rimasticare anche le frasi fatte, gli slogan urlati per mesi alle Leopolde, Leopoldine e cacasenne varie…

Ma non c’è solo il popolo di facebook a interrogarsi, a incazzarsi, fare battute amare e sferzanti su Renzi e la sua scarsa propensione alla coerenza. C’è anche una parte del Pd vero, una parte di dirigenti e militanti del partito che ora dice chiaramente che la scelta di sfiduciare Letta (nel partito e non in parlamento) e lanciare Matteo a Palazzo Chigi senza passare dal voto è una cazzata pazzesca, come quella fatta da D’Alema con Prodi nel ’98…

Ecco, di seguito un documento diffuso oggi da un bel gruppo di dirigenti Pd del senese, capeggiati dal sindaco di Cetona Fabio Di Meo, giuà referente locale della corrente di Pippo Civati.

La decisione assunta dalla Direzione Nazionale di far nascere un nuovo Governo guidato dal Segretario Matteo Renzi è una scelta sbagliata e pericolosa per il nostro Partito Democratico, nonché inutile per il Paese, oltre che – come sempre accade, e come ci si era proposti non accadesse più – presa nella totale noncuranza della volontà di iscritti ed elettori del PD. Una decisione, si ricordi, assunta a larga maggioranza, anche dalla cosiddetta “minoranza interna” che fa riferimento a Gianni Cuperlo, non in solitudine dalla maggioranza renziana. >>>ANSA/ PD: RISULTATI FINALI DEI CIRCOLI TRA POLEMICHE E VELENI

Stupisce infatti come una delle poche voci, tanto chiara a differenza delle altre, quanto isolata, che si è alzata ad esprimere la propria contrarietà, sia stata quella di Giuseppe Civati e di coloro, attraverso il loro voto, che lo sostennero al congresso, presenti oggi in Direzione. Una quasi unanimità di scelta quella del gruppo dirigente (136 favorevoli, 16 contrari, 2 astenuti), che cozza non solo con la complessità della decisione che in quanto tale avrebbe dovuto provocare varietà di visioni, ma soprattutto con il sentire comune degli elettori del Partito Democratico.

L’errore politico che si sta compiendo sta intanto nell’assoluta incoerenza del messaggio politico che lanciamo ai cittadini. Una sorta di teatro dell’assurdo nel quale chi fino a qualche ora fa giurava “mai più larghe intese”, chi dichiarava l’accordo con il centrodestra uno “stato di necessità” e condannava, a ragione, la prassi di assumere il ruolo di Presidente del Consiglio senza passare per elezioni, si propone oggi per la guida di un governo con quelle stesse caratteristiche e trasformandolo in un esecutivo politico a tutti gli effetti; e chi dall’altra parte sosteneva a spada tratta il Governo Letta e usava toni da guerra civile contro Renzi, oggi decreta all’improvviso l’inadeguatezza e la conseguente fine del Governo e propone Renzi premier, senza spiegarci cosa c’è stato nel mezzo tra le due posizioni agli antipodi.

E sta poi nella presunzione di pensare di avere i numeri per aprire una fase di Governo nuova e utile al Paese a parità di condizioni politiche e parlamentari in campo. Non si può contare sulle sole presunte capacità personali di Renzi come Presidente del Consiglio e sul suo pur incontestabile consenso elettorale, per fare la scommessa sulla pelle dei cittadini che ciò che non è riuscito fino ad oggi – non per incapacità di Letta e dei suoi ministri, ma proprio per il non funzionamento dello schema – possa riuscire domani a schema invariato.

Molti di noi lo vanno ripetendo senza sosta fin dal momento in cui le elezioni del febbraio 2013 decretarono l’assenza di maggioranze parlamentari: occorre approvare subito una nuova legge elettorale e ridare la parola ai cittadini, e la moral suasion del Presidente della Repubblica dovrebbe esercitarsi in tal senso, non nel dichiarare “schiocchezze” l’ipotesi del ritorno al voto. Invece, in un sol colpo, senza comprendere bene il perché e contrariamente a quanto detto ai nostri elettori fino ad un attimo fa, quella che doveva essere un’esperienza di governo emergenzale di 18 mesi, si trasforma in una prospettiva di lunga durata insieme al centrodestra, di ben altri quattro anni, fino al 2018. E tutto nasce con una sorta di crisi indotta a livello “extra parlamentare” dentro una stanza di partito.

L’accelerazione che il nostro Segretario Matteo Renzi ha impresso al dibattito politico, soprattutto in tema di legge elettorale, è da considerarsi fattore positivo (al di là del merito sul testo della legge). Come positiva era stata la sollecitazione ad aprire un dibattito all’interno del partito e del Parlamento sul tema del lavoro, con il jobsact, o su quello dei dritti civili. Il tutto compiuto nel contesto di una fase nuova e potenzialmente foriera di un ruolo rinnovato per il PD. Con un Segretario che può contare su un forte consenso elettorale da poter spendere, tutti uniti, alla fine di un percorso che in pochi mesi può condurci al voto.

Per questo motivo la proposta di un Governo con il centrodestra e di legislatura guidato da Renzi è un grave errore, e ci auspichiamo che il nostro Segretario, in nome di quel principio democratico di cui può farsi portatore, decida di consultare gli iscritti, di riflettere ancora, di non condurci in un’avventura di governo sbagliata nei presupposti fondamentali.

Firmatodi meo
Fabio Di Meo, Filippo Lambardi, Paolo Giglioni, Emiliano Cencini, Marilena Periccioli, Valeria Agnelli, Leonardo Carta, Manuela Buccianti, Michela Contemori, Filippo Pacini, Fausto Bertoncini, Annalisa Tedeschi, Cesare Francini, Maurizio Grilli, Riccardo Guardabasso, Alessandra Fantozzi, Patrizia Sancasciani, Francesca Bianchi, Paolo Mazzini, Daniele Fusi, Laura Di Banella, Niccolò Minucci, Riccardo Pecciarini, Fiorenza Cipolli, Luca Vanni, Agnese Carletti, Simone Burgassi, Luciano Meloni, Elisa Catoni, Marco Macchietti, Cinzia Di Meo, Bianca Bartoli, Stefano Nardi, Andrea Francini, Sabrina Benenati, Manuel Menzocchi, Gabriele Giomi

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