NASORRI: “ECCO COME NACQUE LA SCELTA DEL NUOVO STADIO A CHIUSI”

Dal consigliere provinciale Marco Nasorri, ex segretario del Pd (e Ds) di Chiusi riceviamo e pubblichiamo:
La costruzione del nuovo stadio di Chiusi sembra che nasca dal nulla, da una scelta improvvisata, dettata da sconsiderate manie. In realtà, fu dibattuta in diversi incontri pubblici, oggetto di discussioni in commissioni consiliari, inserita nei programmi amministrativi, trovando un ampio consenso. La proposta maturò per ragioni oggettive: l’attuale impianto sportivo non rispondeva più ai cambiamenti normativi, soprattutto, riguardanti la sicurezza. La struttura è stata costruita negli anni sessanta e non tutte le sue parti avevano avuto i relativi collaudi. Per un periodo si poteva giocare solo con ordinanza del sindaco. Inoltre, era ed è tuttora un impianto senza parcheggi. Gli unici disponibili sono lungo la carreggiata di Via Mazzini, dove dovrebbe essere realizzato il marciapiede e nelle strade limitrofe, in spazi che sono di pertinenza dei palazzi e delle abitazioni circostanti. Inoltre, erano anni in cui la Polispostiva otteneva discreti successi e l’attenzione della città era certamente appassionata.
Nella valutazione di costruire un nuovo impianto sportivo, si inserì anche la prospettiva di realizzare un’area attrezzata polifunzionale. Oltre, al campo di calcio potevano essere creati alcuni spazi e servizi per ospitare eventi, feste o semplicemente permettere la presenza a Chiusi di un circo. Ancora oggi l’unico luogo disponibile è un parcheggio a ridosso di un incrocio o l’utilizzo dei giardini pubblici.
Fu avviato un confronto con le associazioni e le contrade per verificare l’interesse per costruire un minimo di strutture fisse. C’era la consapevolezza dei disagi causati per l’utilizzo dei giardini e delle difficoltà sempre più insostenibili nell’allestire, in luoghi non idonei. E’ discutibile che si chiuda, per quasi un mese, un parcheggio come quello di via Mazzini o modificata la viabilità di piazza Dante, penalizzando molte attività e la stazione ferroviaria.
Con l’eventuale spostamento dell’attuale campo sportivo, nell’area lasciata libera, prese piede la proposta di realizzare insediamenti abitativi a canone agevolato. (Le polemiche e le maggiori contrarietà iniziarono con questa proposta). Una tipologia di costruzione che non avrà sicuramente calmierato il mercato, ma almeno dato una risposta a una fascia di popolazione che difficilmente potrà costruirsi una casa nelle condizioni attuali di mercato. Un Intervento, che non avrebbe consumato altro suolo: il nuovo stadio costruito in una cava dismessa e le abitazioni in una zona già urbanizzata.
Una prospettiva di questo genere, probabilmente, contrasta con le previsioni contenute nel Piano Strutturale. Le zone di espansione urbanistica sono aumentate e dislocate in altre direzioni. Sono previste altre “riqualificazioni” e ricuciture del territorio. In tempi di crisi, un progetto di edilizia agevolata potrebbe ostacolare altri interventi ben più redditizi.
Si può discutere se lo stadio nuovo fosse una priorità, se le motivazioni giustificavano un impegno finanziario oneroso. Si può ragionare di come è stato progettato: forse poteva essere realizzato con strutture più leggere e componibili. Possiamo domandarci dell’utilità di una pista di atletica, del perché gli spazi per un’area attrezzata non ci sono, favorendo solo le attese riguardanti il campo di calcio. Tuttavia, è innegabile che la scelta del campo sportivo sia stata largamente condivisa e basata su motivazioni ed esigenze che rimarrebbero comunque senza risposta.
Il Patto di stabilità rischia, come per migliaia di interventi in tutto il paese, di bloccare un’opera che effettivamente potrebbe restare incompiuta. A tal proposito c’è da rilevare che con prossimo bilancio 2014 il comune di Chiusi avrà un alleggerimento del Patto, quindi minori impedimenti nella spesa, poiché aderisce alle nuove norme di redazione del Bilancio, in armonia con le disposizioni europee. In questo caso potrebbero rimanere le difficoltà derivanti dalle Fondazione MPS che non garantisce più il finanziamento delle rate del mutuo. In tale eventualità bisognerà attrezzarsi per andare oltre Siena. Non si può pensare di rinunciare a fare investimenti, perché non c’è più la disponibilità della Fondazione. Una consapevolezza che evidentemente, pare non abbiano né il PD, né il comune.
Coloro che hanno sempre criticato la scelta, oggi sono pienamente legittimati a protestare e ovviamente trovano altre ragioni per rafforzare la loro contrarietà. Tuttavia, percorrere soluzioni improvvisate e irrealistiche, può comportare il rischio di prestarsi a speculazioni o sprecare altre risorse in cose inutili.
Destano sconcerto le dichiarazioni rilasciate ai giornali sull’inutilità del nuovo stadio, quando alcuni anni fa gli stessi, rilasciavano interviste per chiederne con forza la realizzazione. Le opere fin qui realizzate non sono come i mattoncini delle Lego che si smontano e rimontano a piacimento.
Coloro che hanno condiviso da sempre la scelta fatta devono essere coerenti, assumersi le responsabilità e trovare le migliori soluzioni, dotando la città degli spazi di cui è carente. Provino a riannodare i fili di un ragionamento, proponendo un progetto di respiro, che guarda avanti e alle necessità future della città. La partecipazione è sempre positiva, a patto che non nasconda un vuoto di idee e non sia volta ad aprire la strada a proposte fantasiose , assecondate per la paura di compromettere qualche consenso.
Stupisce che tutta questa partecipazione non sia stata attivata prima di approvare il Piano Strutturale, per decidere di affittare il Palazzo delle Logge, mentre, è stata sollecitata per lo stadio finito su Striscia la Notizia.
Marco Nasorri