CHIUSI. DOMANI PER LIBRIAMOCI IL LIBRO DI MARIA PACE OTTIERI

Domani alle 17. Per l’occasione riproponiamo l’intervista fatta da Primapagina, qualche mese fa, alla scrittrice.
Chiusi – Domani Libriamoci torna con gli appuntamenti dedicati ai più grandi. Alle ore 17 presso la sala conferenze San Francesco sarà presentato, alla presenza anche dell’autrice, il libro “Promettimi di non morire” un appassionante viaggio nel tempo Maria Pace Ottieri ha scritto in seguito al ritrovamento di un pacco di lettere, prova di una grande corrispondenza ed amicizia tra la madre Silvana e Carol Gaiser; letture a cura di Claudia Morganti. Per l’occasione riproponiamo un’intervista fatta qualche mese fa proprio alla scrittrice sul libro e sul suo rapporto con Chiusi.
Il mio ultimo libro racconta una storia vera, quella di una giovanissima americana che viene a Roma nel 1962 con una borsa di studio Fulbright, piena di aspettative, è cresciuta con la sola madre, impiegata, modesta, è stata una brillante studentessa a Yale e a Roma per caso incontra Alberto Moravia alla libreria Einaudi. Lo scrittore la corteggia, “diventano più che amici e meno che amanti”, come lei stessa dice e attraverso di lui entra nella società letteraria romana, conosce tra gli altri Pasolini e attraverso di lui Silvana Mauri che è mia madre. DIvampa una grande amicizia, nonostante il divario d’età, mia madre ha 40 anni che durerà fino alla morte di mia madre, più di quarant’anni. Io scopro, dopo la sua morte, un pacco di lettere, espressive, spiritose, intelligenti, sincere, che raccontano la sua vita progressivamente svuotata dall’impossibilità di realizzare le illusioni che il fortunato soggiorno romano le aveva dato. L’impietosa competizione americana la schiaccia, non riesce a diventare né la giornalista che prometteva di essere quando inviava i suoi reportage su Roma, né una poetessa affermata, nonostante continui a scrivere poesie per tutta la vita, di tanto pubblicate da giornali e riviste importanti, ma mai in modo regolare e soddisfacente, Povera, ormai tagliata fuori, vive di poco o niente, sostenuta dal fulgido ricordo degli anni romani e appesa al conforto dell’amicizia con mia madre. Dopo i sessant’anni, sola, sua madre è morta, incontra l’amore nella persona di un nero ubriacone, ma affettuoso e pieno di senso dell’umorismo. Il libro racconta l’altra faccia del sogno americano, quell’America emarginata, isolata, ma tenacemente e poeticamente illusa che, come in un film di Franz Capra, la vita valga sempre la pena di essere vissuta. La storia è triste ma piena di umorismo e di intelligenza, che sono quelli di Carol, la ragazza ormai vecchia, è costruito su un tessuto narrativo inframmezzato, o impastato delle sue lettere e dei suoi articoli, fino all’incontro finale, dal vivo, con me, nella sua minuscola casa del Queens, tre anni fa. Ha avuto bellissime recensioni di Raffaele La Capria, Elisabetta Rasy e altri.
2) Mi parli del suo rapporto con Chiusi
Il mio rapporto con Chiusi l’ho raccontato in un libro nato dal titolo “Chiusi dentro”, il mio accanimento nel tener viva una casa di famiglia ( Il palazzo in Via Porsenna al civico 64, ndr), che risale a molti secoli fa, a sprofondare nelle sue viscere e a poco a poco, da un punto di osservazione peculiare ed estraneo, anche in quelle del paese, che rappresenta quella provincia italiana poco nota, destinata a esser dimenticata, a languire in un progressivo e lento abbandono che in Italia è una delle garanzie di preservare la bellezza, pagando un prezzo molto caro, quello dell’isolamento. Così in questo viaggio chiusa dentro, scopro storie di famiglia, ma anche i catecumeni, il fondatore del Cavallino Bianco, la natura gaudente degli Etruschi, e tante altre cose che chi ha voglia può scoprire a sua volta leggendolo.
3) Il rapporto di Ottiero Ottieri con Chiusi
Il rapporto di mio padre era complicato, ha scritto un libro Il palazzo e il pazzo, un poemetto, tutto dedicato a questo e il suo primo libro, quello d’esordio, Memorie dell’incoscienza era ambientato a Chiusi, durante la guerra e poi in un altro libro Storia del Psi nel centenario della nascita, c’è un poemetto intitolato Il padre dove racconta il suo rapporto con la campagna, con il padre, con Chiusi.
4) Come vede la letteratura italiana oggi in Italia specie nelle scuole?
Certo che la scuola è importante, fondamentale nell’avviare alla lettura. All’ultimo Salone del libro di Torino, Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro, ha detto che con un investimento di 20 milioni di euro all’anno per quindici anni, ricominciando dalle scuole elementari, si potrebbe crescere una generazione di lettori. Voglio sperare che possa avere ragione anche se un governo che investa questa cifra in un simile programma non si vede nemmeno all’orizzonte, ma credo che le sue previsioni siano alquanto ottimiste. Siamo in un momento di passaggio in cui avanzano i nativi digitali per i quali la lettura è altra cosa, leggono magari, ma cose diverse dai libri, i blog, le news, gli sfoghi o i testi multiformi postati sui social networks. Difficile far previsioni, forse si leggeranno più e books e meno libri di carta, poco male sarebbe, forse tutti pubblicheranno i propri libri e le case editrici scompariranno, vanificando la selezione, forse diventeranno tutti scienziati e gli studi umanistici sbiadiranno, certo convincere chi non ha mai preso in mano un libro, che leggere è un grande piacere, è arduo e anche la scuola che può fare di fronte ai trilli dei cellulari?
David Busato