CETONA: SE LA POLITICA INSEGUE LA TV. L’ANALISI IMPIETOSA DI CARLO FRECCERO

CETONA – Sabato pomeriggio, sala Santissima Annunziata, Cetona. Il pubblico non è quello che si dice “da grandi occasioni”: una quarantina di persone. Ma l’occasione è ghiotta. Si parla di televisione. E di un libro sul tema. Con l’autore naturalmente, che di televisione è un dei massimi esperti. Uno che ne ha fatta tanta, non solo uno che la studia e la racconta. Uno che spesso passa anche in tv a dire la sua, sulla tivù, certo, ma anche sulla politica, il linguaggio, le tendenze. Insomma Carlo Freccero, ligure, classe 1947, già direttore di Rai 2 (ai tempi dell’editto bulgaro di Berlusconi con cui furono epurato Biagi e Luttazzi) e poi di Rai 4, autore, consulente per la Tv francese…
E a Cetona Freccero, ha parlato della tv di oggi in confronto a quella del passato, ha parlato dei nuovi media che stanno cambiando il modo di scrivere, di raccontare e di informarsi… Ha parlato, naturalmente anche di politica, del rapporto tra politica e tv (tra politica e media in genere), del nuovo che avanza e del vecchio che cede il passo, non senza fare qualche resistenza. E il quadro dipinto da Carlo Freccero è un quadro a tinte fosche, dove il colore dominante è tendente al grigio scuro… Un grigio che uniforma, confonde, omogeneizza tutto i una marmellata informe e appiccicosa…
Un quadro in cui tutto è semplificato, livellato verso il basso, sia nelle argomentazioni che nel linguaggio, con i media ridotti a grancassa dei vincitori (o presunti tali), tutti pronti a cambiare barca appena cambia un po’ il vento. Un quadro in cui la politica si adegua ai tempi, ai modi, ai riti della tv che detta l’agenda. E non viceversa. Un quadro in cui è scomparso il “pensiero critico” a favore del pensiero unico, della banalità contrabbandata per lessico popolare e attenzione al sentire del popolo…
“Non scrivete domani che stasera qui a Cetona è nato un comitato anti internet…” Ha detto ad un certo punto Freccero rivolto alla platea, ma non c’è andato troppo lontano perché, pur evidenziando le novità, la potenza e l’utilità della rete, ha sottolineato con lucidità e precisione come la rete, internet, i social network, non sono la soluzione. Anzi spesso sono essi stessi strumento e veicolo della banalità di cui sopra. Oltre che strumento raffinato di controllo sulle persone e sulle libertà individuali e collettive, strumento utilissimo per far conoscere idee, iniziative, opinioni, ma anche per dare precise indicazioni agli strateghi del marketing sia politico che commerciale. Ha anche messo in guardia, la platea, Freccero, sull’uso che la politica fa dei metodi televisivi: l’uso dello slogan ad effetto, della parola chiave come nella pubblicità dei cioccolatini, l’affabulazione, l’attenzione al look ‘casual’ per mascherare il vuoto pneumatico di proposte… Tutte cose che abbiamo visto con Berlusconi, ma anche con Obama e ora con Renzi e anche Grillo, quello che sa meglio di tutti come si fa ad usare la tv e internet…
Ha messo in guardia la platea l’ex direttore di Rai 2, sulla deriva populista indotta anche dalla semplificazione dei linguaggi, dalla rimozione della “complessità” dal dibattito politico a favore di atteggiamenti tipici del tifo da stadio… Atteggiamenti che – ha ricordato – se esasperati portano dritti al fascismo (e qui ha fatto riferimento con preoccupazione e incredulità i sondaggi che danno la Le Pen in testa in Francia; “se scivola verso il fascismo la Francia, figuriamoci noi…”).
Il dibattito ha contributi ad approfondire alcuni dei temi specifici e non è stato per nulla banale. Una seratina interessante, insomma. Istruttiva. Peccato che di politici ce ne fossero pochi e quasi tutti dell’era precedente. Di operatori dei media anche meno… Peccato davvero.
Eh, se non c’è la tivvù, non c’è ragione per i politici contemporanei e gli addetti ai lavori sezione Media di partecipare…
….ed allora se tanto mi dà tanto, sono da considerarsi obsolete le teorie di esimi studiosi economisti ed antropologi ma soprattutto quelle marxiane quando dicono che il ”modo di produzione faccia anche il modo di pensare ?”.Non vuole essere una verità assoluta ma me lo chiedo e credo che sia una delle cose che occorrerebbe tener presente nelle critiche odierne,invece di stare ad osservare lo squallore che ci circonda ed farne derivare tante sterili banalità che servono solo a far perdurare ed incrancrenire questo sistema, che si considera fondamentalmente liberale ma che liberale non lo è affatto poichè i suoi effetti sulle persone le vediamo intorno a noi, non solo dentro il nostro paese.
nei ns paesi, ma anche in Italia e in Europa si produce poco. Dunque si “pensa”anche poco. Gli intellettuali che un tempo arricchivano giornali, cinema, tv, oggi hanno abbandonato il campo. Il senso critico è scomparso dalla scena. A chi comanda -a destra e a sinistra – fa più comodo il tifo da stadio che un popolo che pensa, ragiona, critica, argomenta… perchè un poplo che pensa, ragiona, argomenta, magari si incazza pure… cosi invece, al massimo mugugna..
L’omologazione è la morte dell’anima.E questi sono campioni perchè guidati da forze che l’omologazione l’hanno sempre cercata, è nella loro cultura, è nei loro atti politici ed economici, nel loro dna, e se per caso dove questo non corrispondesse sanno bene che se il loro nemico non può essere battuto,con lui ci si deve alleare, e questo hanno fatto. Renzi non è che un piccolo personaggio che percorre questa strada.Lui stesso non lo nasconde.Di fronte ai suoi elettori che è merce composita che va da sinistra a destra passando per il centro, si presenta come il risolutore,l’ultima speranza per rimettere a posto le cose.Avete sentito cosa ha detto del confronto sul lavoro ? ”E’ ora di smetterla di andare avanti con le ideologie…” per la verità non ne ha fatto mai mistero della sua posizione ed è stato sempre chiaro, anche i suoi seguaci nostrani che dai palchi tuonavano tale verità. Chissà le annebbiate dichiarazioni di programma di come affrontare il nodo centrale dell’occupazione come le immagina che debbano essere condotte.Gli si sono accodati la CISL ed UIL subito annusando subito il cavallo più forte come al solito, ed altri a destra ,almeno per adesso, mentre la CGIL è rimasta fuori del corteo argomentando le sue posizioni. Chissà se Renzi non la giudica ”Ideologia” la sua ? Mi piacerebbe saperlo come possa sfuggire a tale giudizio e quali sarebbero gli argomenti che sfuggano all’ideologia.No perchè se è così si vede che considera l’ideologia da una parte sola che lui identifica sia quella della CGIL e più propriamente della FIOM.Chissà quella della Confindustria cosa è per lui, forse la identifica come un processo non ideologico e ” normale” visto che il mondo funziona tutto in quel senso e che secondo lui non produca ciò che produce e che vediamo intorno a noi. …E’ strana la visione della vita nella mente delle persone talvolta, l’dea ricorrente è che sia colpa in massima parte delle idee di sinistra che vogliono cambiare il mondo.Chissa chi lo segue cosa pensa di fronte a questo dilemma ? Forse per loro non è un dilemma, anzi non è nulla di tutto questo, e per questo si credono più avanti, ma forse più avanti di ”colui che rimase addietro….”.E’ che fa tanto piacere specialmente nei piccoli paesi vedere gli ex-comunisti salire sul carro del vincitore(poi vincitore di cosa, vincitore di quest’andazzo in effetti… ), non solo a Chiusi ma anche nei paesi circonvicini, i paesi dell’Umbria, Moiano ecc.ecc. A Napoli la chiamano ”frittura” la parte più di scarto del pescato e Napoli si sà, è stata sempre una scuola di vita……