NASSIRIYA. DIECI ANNI DOPO.

Oggi ricorre il decimo anniversario della strage in Iraq. Riflessioni e ricordi.
SIENA – Fu una notizia shock l’attentato di Nassiriya. Erano i tempi del Governo Berlusconi e l’Italia era in missione in Iraq. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 12 Novembre 2003. E ancora oggi, forse con meno ardore di dieci anni fa, si continua a discutere delle missioni di pace come le chiamano comunemente.
” Erano le 10:40 ora locale di dieci anni fa, – scrive stamani Panorama.it- le 08:40 in Italia, quando un camion cisterna kamikaze imbottito di 300 chili di esplosivo scoppia davanti la base Msu (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri. Si lancia a folle velocità contro la base, forza il cancello d’entrata e prosegue la sua corsa impazzita e disumana sino alla palazzina di tre piani che ospitava il dipartimento logistico italiano. Un impatto violentissimo che fa crollare gran parte dell’edificio, danneggia un secondo palazzo dove ha sede il comando. I vetri delle finestre del complesso vanno in frantumi. Nel cortile davanti alla alla base molti mezzi militari prendono fuoco. In fiamme anche la santabarbara, deposito delle munizioni della base. Le forti esplosioni provocano una carneficina di colpi impazziti in qualunque direzione. Morirono 28 persone, diciannove italiani tra militari e civili, nove iracheni e cinquantotto feriti. I primi soccorsi furono prestati dai carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Per la deflagrazione vengono distrutti anche gli uffici di un edificio dove aveva sede una ong americana, la International Medical Corps. Scoppi e esplosioni dappertutto. Fumo e morte. Un’ecatombe. Una carneficina di resti umani sparsi dappertutto. Una colonna di fumo nera e acre nel cielo. Vite amputate, sogni di vita spezzati, bambini rimasti orfani. Dolore e strazio”.
Un’ondata di emozione, di sdegno e di polemiche feroci presero il Paese Italia. Sull’onda di quello shock alcuni italiani per solidarietà all’Arma dei Carabinieri esposero la bandiera italiana alle finestre. Di rimando molti contrari alla guerra in Iraq risposero con le bandiere della pace. Specchio di un Paese che, forse, oggi, non c’è più, dilaniato da ben altri problemi.
Cosa è rimasto oggi? Dieci anni fa c’era una grande attenzione dell’opinione pubblica verso le missioni di pace. Ma oggi? E’ sempre così? L’Italia e forse anche l’opinione pubblica sono molto cambiate rispetto a dieci anni fa.
Molti si ricorderanno, per esempio, gli slogan crudeli in voga negli stadi e nei cortei: «Dieci, cento, mille Nassiriya». Mille polemiche si susseguirono in un Paese come il nostro dove la maggioranza dei cittadini sembrava contrario all’intervento in Iraq.
Dopo quella strage, purtroppo in questi dieci anni, abbiamo visto scene di dolore di famiglie distrutte per la perdita di un loro caro in Iraq, in Afghanistan o altrove. La lista si è tragicamente allungata.
Oggi, l’Italia è un Paese profondamente diverso e distratto? C’è ancora spazio per un pò di memoria collettiva? Nassiriya è già caduta nel dimenticatoio?
David Busato
Nassiriya dieci anni dopo
No, Nassirya non è caduta nel dimenticatoio affatto.A quella strage se ne sono aggiunte tante altre e quasi si è perso il conto dei caduti ed oggi purtroppo agli occhi della gente sembrano cose scontate, tragiche conseguenze e senz’altro lo sono.Persone perlopiù giovani come militari dell’esercito, lagunari, carabinieri hanno lasciato la loro vita per obbedire alle direttive di uno Stato che nel comune
svolgimento delle amministrazion dei Governi che si sono succeduti ha sottoscritto alleanze, molte delle quali personalmente le ritengo contrarie all’interesse di una collettività. Si è detto ”Missioni di Pace” mentre si sà che spesso questo termine non è veritiero e nasconda nelle logiche militari anche interventi come quelli che di portar pace non hanno un bel nulla.Tutto è compreso nella logica interventista in zone del mondo sensibili e strategiche dove passano rifornimenti energetici utili all’Occdente, e lo stesso Occdente crea le condizioni per essere presente militarmente ed inviarci i suoi cittadini sotto l’etica di ”portatori di pace”.Vogliamo fare il conto dei morti prodotti dalle incursioni della Nato ed Onu relativi a cittadini di quei paesi e confrontarli con i caduti occidentali ? Credo che il problema nemmeno si ponga.Nella ipocrita finzione americana ,ma che è divenuta patrimonio di tutti gli alleati si è coniato il termine”Danni Collaterali” per significare l’uccisione di uomini, donne, vecchi e bambini fatte nelle incursioni dove spesso si è creduto di scorgere guerriglierii in mezzo alla popolazione.Quale eco hanno avuto nel nostro paese queste tragedie ? La notizia che il giorno dopo non è più riapparsa nei giornali o nelle televisioni. ”La Guerra è guerra” si dirà , certo, ed ”in guerra si sà si muore”. Ciò che produce il risentimento
è anche la propaganda da parte di uno Stato che non esiste più nelle sue accezioni socio-politico e giuridiche (vedere per questo la nostra Costituzione)che arriva a speculare sul trattamento economico dei suoi cittadini per invogliarli ad andare in quei paesi,facendone quasi dei mercenari e se muoiono li chiama ”Eroi”.A casa mia un ”Eroe” è da definirsi colui il quale dona la propria vita con abnegazione per degli ideali affinche tali ideali possano diventare anche quelli di altri uomini.Quello è un eroe! Non senz’altro coloro che davanti ad uno schermo inviano i droni aerei per far scattare ‘le prevenzioni” uccidendo gente che vedono su di uno schermo e che scambiano per terroristi.La vita è vita per tutti in ogni parte del mondo ed anche la presenza della crisi quì da noi è bene che faccia riflettere sull’ingiustizia ipocritamente usata dai governi anche italiani al fine di farla divenire una luce per tutti.Ma si à, l’obbedienza alle ragioni economiche non guarda in faccia a nessuno.Credo sia bene che ncominci anche n Italia da parte della stragrande maggioranza della gente un movimento di sollevazone e di protesta forte contro tali impostazioni che sono comuni a tutti i maggiori partiti.E’ un fatto di civiltà.!