OMICIDIO RAMINI: LA SOLUZIONE DEL GIALLO ERA GIA’ SCRITTA, MA…

venerdì 13th, settembre 2013 / 19:03
OMICIDIO RAMINI: LA SOLUZIONE DEL GIALLO ERA GIA’ SCRITTA, MA…
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CHIUSI – Se le prime troupe televisive e i primi cronisti di nera si son visti a Chiusi Scalo solo dopo la conferenza stampa dei carabinieri, con la quale è stato annunciato l’arresto di 4 giovanissimi per l’omicidio del pensionato Giulio Ramini, avvenuto il 1 agosto,  anche tra la gente la notizia degli arresti non ha poi fatto tanto scalpore. La “cortina” di silenzio che ha accompagnato e avvolto la vicenda dal primo giorno fino a mercoledì scorso ha forse contagiato tutti. O forse tutti già sapevano come sarebbe andata a finire. La “soluzione del giallo” era già scritta nelle primissime pagine. Almeno secondo l’opinione diffusa. Quel gruppo di ragazzi difficili, sbandati, fuori contesto, erano loro i primi indiziati, la gente ci avrebbe scommesso. Mentre gli inquirenti cercavano prove, riscontri, conferme i chiusini  avevano già emesso la sentenza.

Per questo, adesso la notizia sembra non fare né caldo né freddo. E si continua a non parlarne o a parlarne malvolentieri. Quei ragazzi erano “indiziati a furor di popolo” per il fatto, molto semplice, che conoscevano la vittima, perché si sapeva che il povero Giulio Ramini li aveva abituati a qualche regalino, spiccioli, certo. Ma abbastanza di frequente. Forse qualche volta sono stati loro, i due fratelli residenti a Chiusi, a presentarsi a riscuotere la paghetta…  Gli altri, i due di origine straniera, non li conosceva nessuno. Ma erano stati notati insieme agli altri. E questo li ha subito fatti etichettare tutti come un “branco”, magari finora non pericoloso, ma certo un po’ marginale. Ragazzi border line, insomma che non si sa dove trovassero i pochi soldi che spendevano. Ragazzi con qualche difficoltà ad esprimersi, a leggere, ma tutti con il telefonino ultimo grido, magari anche le snickers firmate e con il proprio profilo su Facebok. Con tanto di simboli fascisti (messi lì forse senza nemmeno sapere di che si tratta).

Ora, il fattaccio del 1 agosto, l’accusa di rapina aggravata e omicidio alza l’asticella. E getta ombre ancora più cupe sulla vita di quei ragazzi e sulla considerazione della vita che potevano avere…

Però, se da un lato la ricostruzione fornita dai Carabineri disegna un quadro di violenza e efferatezza (il fazzoletto in bocca, la minaccia con la pistola giocattolo, l’abbandono della vittima agonizzante, il telefono staccato…), l’epilogo del caso dice che  non esiste una gang di malviventi pronta a terrorizzare, derubare o ammazzare gli anziani soli.

Il delitto Ramini si può quasi considerare un “delitto in famiglia”, o comunque un delitto commesso all’interno di un ambiente circoscritto. I ragazzi che conoscevano la vittima e che hanno forse pensato di estorcergli qualcosa di più della solita ‘paghetta’ e per questo hanno architettato la rapina, insieme ad altri del branco…

Giulio Ramini non aveva riscosso la pensione quel giorno, forse ha cercato di dissuaderli, ha fatto resistenza e la cosa è finita male, chi ha agito ha pensato bene di non lasciare testimoni.

Pare che qualcuno abbia fatto solo da palo. Ma il concorso nel reato si configura ugualmente. E il rischio di beccare più di 20 anni ce l’hanno tutti. I tre maggiorenni almeno. Che tra l’altro pare abbiano pure ammesso il malfatto.

La gente, pur non parlando volentieri di questa storia, si chiede se non ci fosse anche qualcun altro (del solito branco) con loro. Ma c’è anche chi si domanda (lo abbiamo fatto anche noi) se la comunità chiusina, dalle istituzioni, alla scuola, alle associazioni, abbia fatto tutto il possibile per evitare a quei ragazzi complicati e border line, la deriva a cui sembravano destinati dalle proprie condizioni sociali.

Sarebbe interessante, per capire meglio anche ciò che è successo il 1 agosto, sapere chi ha confezionato loro la pagina facebook, chi gli ha consigliato i simboli del Partito Nazionale Fascista, chi, oltre al povero Ramini, elargiva loro dei soldi. E per quale motivo. Ramini li aveva visti crescere, abitavano nel suo stesso palazzo… Di altre persone non si sa nulla.

Un omicidio è un omicidio. E questo non sembra – secondo quanto riferito dai CC – nemmeno colposo, cioè avvenuto accidentalmente. Chi ha sbagliato è giusto che paghi. Ma noi restiamo dell’opinione che la comunità locale  non sia senza peccato, non solo per il silenzio di questi 40 giorni, ma anche per aver lasciato a sé stessi dei ragazzi difficili. Ma pur sempre ragazzi.

m.l.

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