CHIUSI: QUELLA MORTE SOSPETTA ANCORA SENZA RISPOSTE. MA E’ NORMALE?

lunedì 02nd, settembre 2013 / 13:50
CHIUSI: QUELLA MORTE SOSPETTA ANCORA SENZA RISPOSTE. MA E’ NORMALE?
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ESATTAMENTE UN MESE FA IL PENSIONATO GIULIO RAMINI FU TROVATO SENZA VITA. LA CASA SOTTOSOPRA… AD OGGI NESSUN INDAGATO. SI ATTENDE L’ESITO DELL’AUTOPSIA…

 

CHIUSI SCALO – “E’ risultato svitato il tubo della caldaia dell’ufficio dell’azienda di Gambara (Brescia) in cui è stata trovata morta Marilia Rodrigues Silva Martins, 29 anni, brasiliana. Accanto al corpo, a quanto si è saputo, vi era alche una bottiglia di acido. Aspetti questi che sono al vaglio di inquirenti e carabinieri per chiarire la tragedia e capire se la donna sia stata uccisa, si sia trattato di un incidente oppure si sia suicidata. Se la donna abbia ingerito l’acido sarà uno dei quesiti dell’autopsia che si svolgerà domani”.

Così l’agenzia Ansa riportava ieri la notizia della morte sospetta di una giovane brasiliana, nel bresciano. E la notizia ha fatto il giro di tutti i Tg nazionali e locali. Come tutte le notizia su morti tragiche, violente o quantomeno sospette.

Tutte meno una. Quella del povero Giulio Ramini, pensionato quasi 90enne trovato senza vita la sera del 1 agosto a Chiusi Scalo. Esattamente un mese fa. Anche quella di Giulio Ramini è una morte “sospetta”. Perché l’uomo è stato trovato a terra, in casa, in una pozza di sangue. E perché chi ha trovato il corpo ha trovato anche la casa sottosopra: cassetti e armadi aperti, rovistati, oggetti fuori posto. E poi perché non sarebbe stato ritrovato il telefono cellulare dell’uomo. Un modello vecchio di valore commerciale zero, ma forse custode di tracce che era meglio far sparire.

Ad un mese di distanza dal fatto, della morte di Giulio Ramini si è parlato poco, pochissimo.  Tra i quotidiani solo La Nazione ne ha dato notizia, tenendo però sempre un profilo piuttosto basso ( incidente domestico, malore, forse indotto dalla scoperta della presenza di ladri in casa…). Solo Primapagina ha usato la parola “omicidio” fin dal primo momento. Almeno come una delle possibili ipotesi.  Poi silenzio quasi assoluto. E anche noi, che pure, su questo sito, abbiamo continuato a parlarne, abbiamo parlato più che altro del silenzio. Un silenzio insolito, assolutamente, rispetto ad altri casi simili che hanno trovato e trovano spazio su giornali e notiziari tv. Giornali e Tg che di solito si gettano armi e bagagli, con inviati e troupe al seguito, quando si verifica un fatto del genere.  A Chiusi Scalo non si è visto nessuno. Nemmeno un collaboratore saltuario e sottopagato a fare domande, con taccuino o microfono in mano… Gli stessi siti web locali di informazione e commento, tranne appunto Primapagina, poco o nulla hanno scritto.

E il silenzio sembra aver contagiato anche i cittadini, che non ne parlano volentieri… Chiusi sembra essere diventata davvero un porto delle nebbie e una cittadina dove i muri sono di gomma… Tutto si ovatta e rimbalza, sfugge, sfuma…

Ma perché tanto silenzio, tanta indifferenza? Eppure la gente e in particolare gli anziani soli, dopo la morte sospetta di Giulio Ramini, uno di loro, si sentono meno sicuri, meno protetti, più soli, più esposti al rischio di trovarsi qualcuno in casa, di subire rapine e furti. C’è preoccupazione insomma. Ma nessuno parla. Chi parla lo fa a mezza bocca, come se anche i sospetti o le illazioni, che in questi casi si sprecano e tengono banco nelle discussioni in piazza, al bar, ai giardinetti, fossero argomento tabù. Da non affrontare.

“Chiusi, un paese dove le pietre raccontano un sacco di cose, ma dove la gente non parla più…” scrissi qualche anno fa nella presentazione del romanzo “Non è stato nessuno”  che è in parte ambiento proprio a Chiusi e che fa partire la storia e l’intreccio proprio dalla morte violenta, ma apparentemente senza motivo, di un anziano, quasi novantenne, di cui nessuno vuole parlare…  Quando scrissi quel romanzetto non pensavo che un fatto del genere si sarebbe verificato davvero. E proprio a Chiusi…  E di certo non ho doti divinatorie o di veggenza…

Succede, quando c’è di mezzo un novantenne, solo, e non per esempio una bella ragazza, come la brasiliana trovata morta nel bresciano. Questa è l’Italia di oggi. Spesso indifferente ai fatti che riguardano figure poco mediatiche. Gli anziani, in questo Paese, sono figure poco mediatiche.

Qualche risposta sul caso Ramini – dicono – arriverà con i risultati dell’autopsia (ci vogliono di solito circa 60 giorni), almeno sulle cause del decesso. Che non è considerato un decesso normale anche dagli inquirenti, visto che ad indagare è il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Siena… Se si muovono quelli del Nucleo Investigativo, qualche sospetto vuol dire che sussiste.

Sappiamo che sono state sentite molte persone, non solo a Chiusi, alcune sono state “attenzionate” (come si dice in gergo) e poste sotto osservazione.  Di sicuro saranno stati verificati anche eventuali alibi e saranno stati fatti riscontri incrociati sulle testimonianze e sui tabulati telefonici (compreso quello del telefono scomparso del povero Ramini).   Come è di prassi. E come si vede nei telefilm.

Però, ad oggi, ad un mese esatto dal “fattaccio”, nulla di concreto è emerso alla luce del sole. E questo strano e insolito “assoluto riserbo” non può non lasciare perplessi.  Che in un mese non sia emerso niente, nemmeno il nome o l’identikit di un possibile sospettato o più di uno, che nemmeno tra la gente circolino voci e “sospetti” è quantomeno inusuale. Il romanziere ci può ricamare sopra, può ragionare sul perché, può trovarne la motivazione nei cambiamenti sociali e culturali, nella mutazione genetica della popolazione;  il cronista che osserva e registra no, non può fare tante congetture, deve fare due più due… e in questo caso la somma non torna.  E il silenzio è assordante.

Sotto le finestre dell’appartamento di Giulio Ramini, in queste sere si canta e si mangia. C’è uno stand dei Ruzzi della Conca, la festa del paese. Il “fattaccio” sembra già archiviato. Dimenticato. Rimosso.

Eppure, da cronista, non da romanziere, ho l’impressione che qualcosa verrà fuori. Che la storia non sia finita qui. In ogni caso qualche chiarimento in più sarà necessario. Aspettiamo.

Marco Lorenzoni

 

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