IL LAGO DI CHIUSI, LA CACCIA E I PROBLEMI AMBIENTALI. COME EVITARE CONFLITTUALITA’ E DANNI IRREPARABILI

di Marco Nasorri
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare del lago di Chiusi. L’attenzione si è concentrata sulle questioni concernenti l’attività venatoria. In realtà, lo specchio lacustre è interessato da problematiche molto più complesse e annose. Riguardano, soprattutto, l’inquinamento, l’interramento, la presenza di specie non autoctone, l’eutrofizzazione delle acque, la scomparsa della vegetazione spondale. In sintesi, la compatibilità di attività umane che mettono a dura prova i delicati equilibri naturali.
Da alcuni anni il lago è un Sito di importanza comunitaria (Sic) e zona di protezione speciale (zps). E’, infatti, presente una delle maggiori garzaie dell’Italia centrale. I Sic fanno parte della rete Natura 2000, creata dall’Unione europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati dell’Unione europea. I siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono considerati di grande valore. Far parte di questa rete è il riconoscimento che il Chiaro ha un interesse naturalistico che va ben oltre i confini locali. Ricordo questa cosa perché noi stessi tendiamo a sottovalutarne l’importanza.
Il Piano Faunistico Venatorio, appena approvato dal Consiglio provinciale, prevede per il lago di Chiusi la riconferma della Zona di protezione, con la possibilità di ampliarne i confini, fino a ricomprendere l’area d’interesse comunitario (circa 800 ettari).
L’estensione della zps – sic, pur ponendosi in continuità con le scelte avviate negli anni passati, tendenti a migliorare la tutela e la valorizzazione ambientale del nostro territorio, rappresenta una decisione che deve essere discussa, coinvolgendo i cittadini e il tessuto associativo locale.
Il Tavolo di confronto che la Provincia dovrà attivare sulla questione, dovrebbe essere l’occasione per aprire una discussione complessiva sul futuro del lago. Sarebbe, infatti, limitativo fermarsi a una disputa su quanto territorio rendere libero o vietare alla caccia.
Le condizioni naturali del lago, in costante peggioramento, rendono urgenti azioni di conservazione, progetti di miglioramento ambientale e di sviluppo ecocompatibile.
L’ambito di riferimento di questo ragionamento dovrebbe essere l’intero bacino lacustre che include la zona umida del lago di Montepulciano. Un’area vasta in grave sofferenza ambientale, ma che possiede notevoli potenzialità naturalistiche e turistiche, in larga parte ancora inespresse.
Un percorso non facile da perseguire, anche per uno spirito locale, che porta ciascuno a difendere il proprio interesse particolare. Simili atteggiamenti sono miopi e non più sopportabili, per almeno tre ragioni. Primo, le condizioni del lago e dell’ambiente circostante, come detto, continuano a peggiorare. Secondo, muta velocemente la sensibilità culturale dei cittadini verso temi riguardanti la natura e di conseguenza cresce la giusta pretesa che siano definite soluzioni concrete. Terzo, sappiamo che i luoghi delle decisioni si allontanano sempre più dai territori. Le scelte vengono molto spesso determinate in ambiti regionali nazionali ed europei. Le realtà locali per non essere marginalizzate devono rendersi protagoniste di una solida programmazione. Farlo oggi è più difficile che in passato, perché abbiamo ridottissime risorse; (maggiori possibilità possono derivare dai Fondi europei); siamo una realtà di confine con altre amministrazioni, il cui confronto non è mai stato agevole; la stessa provincia, ente intermedio con cui poter dialogare e porre le nostre rivendicazioni è destinata a scomparire o avere ridotte funzioni.
Se, non vogliamo essere tagliati fuori e subire decisioni dall’alto, diventa essenziale, da subito riprendere l’iniziativa e dotarsi di una nostra visione unitaria di governo del territorio. Senza perdersi in inutili polemiche.
L’idea fondamentale da cui partire deve essere, senza ambiguità la conservazione e la valorizzazione di un ambiente vitale nell’interesse generale della collettività e nella consapevolezza che le tante attività possano continuare a svolgersi in condizioni di sostenibilità. In questo senso, occorre impegnarsi per ricercare intese condivise, ma anche avere la determinazione nel definire scelte e obiettivi chiari.
Sarebbe meritorio, in tale prospettiva, riprendere lo spirito che animò alcuni anni fa un confronto che riuscì a mettere insieme un variegato mondo di interessi e sensibilità diverse. Un’esperienza nata dalla politica, dall’associazionismo e semplici cittadini che determinò una spinta decisiva per portare ai livelli più alti i problemi del lago e ottenere importanti finanziamenti. Quella spinta negli anni si è interrotta. Oggi, va ripresa con maggiore forza e convinzione.
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