MONTEPULCIANO E TORRITA: DOPO IL REFERENDUM LA DESTRA PRESENTA IL CONTO E LANCIA L’ASSALTO AI DUE COMUNI

mercoledì 14th, novembre 2018 / 10:22
MONTEPULCIANO E TORRITA: DOPO IL REFERENDUM LA DESTRA PRESENTA IL CONTO E LANCIA L’ASSALTO AI DUE COMUNI
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MONTEPULCIANO – Era prevedibile (e previsto). Adesso, dopo la mancata approvazione popolare al progetto di fusione dei due comuni, con la schiacciante vittoria del NO a Torrita di Siena e l’alta astensione a Montepulciano, è la destra la prima a presentare il conto e a chiedere dimissioni e passi indietro a sindaci e dirigenti Pd e anche a quegli esponenti delle opposizioni che si cono accodati alla cordata fusionista.

In una nota congiunta, i dirigenti di Fratelli d’Italia Gianfranco Maccarone ed Emanuele Andreucci dichiarano:
“Dopo la tornata referendaria di domenica e lunedì, le due comunità di Montepulciano e Torrita di Siena hanno certificato l’inconsistenza della proposta di fusione fra i due comuni. Un risultato, quello delle urne, che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni: il PD ha perso il consenso della stragrande maggioranza della cittadinanza. Le percentuali dei voti a favore del Sì sono meno della metà dei voti presi dal Partito Democratico alle elezioni amministrative che hanno visto diventare sindaco Grazi, per questo crediamo che il primo cittadino di Torrita e per dovrebbe, perciò, rassegnare le dimissioni. A Montepulciano, dove l’astensionismo l’ha fatta da padrone, a riprova della mancanza di interesse per la proposta di fusione in sè considerata, il distacco è stato meno ampio ma comunque il NO ha prevalso, specialmente nel capoluogo. Anche i poliziani, evidentemente, non seguono più la maggioranza che ha proposto questo scellerato progetto. Che Rossi e Grazi si assumano le proprie responsabilità politiche e si dimettano. Non meno meritevoli di lasciare gli scranni del consiglio comunale, sono le cosiddette “opposizioni” che hanno da sempre appoggiato questo progetto, nello specifico: Daniele Chiezzi, Giorgio Masina e Valerio Coltellini che, a nostro avviso, dovrebbero fare un passo indietro. Per questi consiglieri l’aver tradito l’elettorato, in particolar modo quello di centrodestra, che li ha portati in consiglio comunale non ha pagato e vogliamo sperare che nessuno di loro tenterà di ‘riciclarsi’ alle prossime elezioni amministrative! Per adesso, come i primi cittadini, dovrebbero togliere l’imbarazzo e dimettersi, così come dovrebbe fare chiunque abbia sostenuto questo infelice progetto, che dopo aver diviso entrambe le comunità, è stato nettamente rifiutato dalla cittadinanza”.

Non solo Fratelli d’Italia, ma anche la Lega canta vittoria. La senatrice Tiziana Nisini, da poco nominata portavoce provinciale su indicazione della fedelissima di Matteo Salvini, il sindaco di Cascina e Commissario nazionale Susanna Ceccardi, scrive: “Ringrazio a nome di tutta la Lega i nostri militanti che negli ultimi mesi hanno messo in campo tutti loro stessi per informare le cittadinanze sui rischi di questi progetti. Sono risultati importanti che confermano un’inversione di tendenza politica chiara e netta rispetto al passato anche in un territorio difficile come il nostro. Sulle fusioni abbiamo saputo ascoltare i cittadini interpretandone nel modo corretto il pensiero. Anche i cittadini ci hanno ascoltato ed hanno capito la bontà della nostra posizione contraria e il disinteresse diretto nel portarla avanti. Adesso il prossimo obiettivo sarà quello di vincere i comuni alle prossime elezioni. Il progetto che fino a pochi mesi fa era stato scelto come cavallo di battaglia per la politica territoriale del PD è definitivamente naufragato, confermando una spaccatura profonda tra cittadini ed il partito che fu egemone in terra Toscana”.

Il Consigliere regionale Marco Casucci parla di “severa lezione a quei Primi Cittadini che li hanno fortemente promossi” (i progetti di fusione, ndr).

Anche il responsabile dell’Alta Valdichiana della Lega nonché consigliere comunale di Torrita Lorenzo Vestri esprime la propria soddisfazione per il risultato del referendum: “è evidente che la popolazione di entrambi i comuni ha rifiutato l’offerta referendaria del PD, non piegandosi ai diktat del partito da sempre egemone sui due territori, ma ragionando con la propria testa ed il proprio cuore, forte anche della martellante informazione ricevuta in questi lunghi anni sia dalla Lega che dalle altre forze politiche schieratesi apertamente per il NO, oltre che dal Comitato NO FUSIONE di Torrita di Siena. Oltre che alla schiacciante percentuale di voti contrari fatta registrare a Torrita, un dato significativo su cui riflettere è la bassissima partecipazione al voto dei cittadini di Montepulciano, un disinteresse che certifica il fallimento del PD nell’interpretare i bisogni dei suoi cittadini”.

Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche i 5 Stelle. Sulla pagina Facebook del Movimento di Montepulciano si legge: “Un doveroso ringraziamento a tutte le persone che nel corso di questa campagna referendaria hanno contribuito a questo risultato: semplici cittadini che, insieme a rappresentanti di vari schieramenti politici, hanno dimostrato di voler partecipare attivamente alle iniziative che coinvolgono le proprie comunità, informandosi, raccogliendo ed elaborando dati, presentandoli e condividendoli, nelle varie serate, con tutti i cittadini che hanno sentito l’obbligo morale e civico di comprendere meglio i cambiamenti proposti. Questa è stata la vera vittoria di tutte le vicende legate alla fusione e al referendum appena conclusosi. Un grazie particolare va all’agguerrito e superorganizzato Comitato del No Fusione di Torrita di Siena e ai portavoce ed attivisti del Movimento 5 Stelle di Montepulciano e Torrita di Siena che hanno seguito assiduamente tutte le vicissitudini nei rispettivi consigli comunali, nelle commissioni speciali e nei dibattiti politici e tematici.
Si ringraziano, altresì, tutte le altre forze politiche (Lega, Forza Italia, Comunisti Italiani) che hanno vigilato nei seggi e contribuito alla riuscita referendaria”.

Naturalmente nel fronte del NO non c’erano solo la destra e i 5 Stelle (anzi i 5 Stelle a dire il vero dopo l’iniziale appoggio al comitato sono rimasti abbastanza sottotraccia, senza spendersi troppo nella campagna contro la fusione). C’era anche una parte di sinistra, con qualche “dissidente Pd”, il Partito Comunista (che non è quello dei Comunisti Italiani, che non esiste più) e alcune figure storiche dell’area a sinistra del Pd come Piero Cappelli, Mauro Paolucci, Alessandro Angiolini i quali, anche loro festeggiano, ma da una sponda diversa “e ben distinta”, tengono pure a precisare.

Se la fusone avrebbe aperto scenari nuovi anche in vista delle elezioni amministrative, l’esito del referendum ha sicuramente aperto la campagna elettorale. Con la destra (Lega in testa) pronta a lanciare l’assalto al Palazzo d’Inverno e a conquistare i due comuni, magari sull’onda del “tutti contro il Pd”. In effetti il Pd appare abbastanza isolato, avendo dalla sua solo la pattuglia socialista. Non è detto che gli ex Forza Italia (come Masina o Camastra) che hanno appoggiato il Sì alla fusione appoggino il Pd anche alle elezioni. Il nodo è rappresentato dai 5 Stelle.

E se i 5 Stelle dovessero fare come a Siena nella primavera scorsa, cioè togliersi di mezzo da soli, l’operazione della destra potrebbe anche riuscire. E nei 5 Stelle non tira una bella aria. Proprio in questi giorni sui social è esplosa una polemica furibonda tra l’ex capogruppo senese Michele Pinassi e la consigliera comunale chiusina Bonella Martinozzi, con quest’ultima che in veste di “guardiana della rivoluzione” ha espresso giudizi feroci sulla credibilità politica di Pinassi, accusandolo di cercare nuove sponde politiche. Pinassi, dopo la citata vicenda senese che ha privato i pentastellati della possibilità di correre alle comunali, è ormai piuttosto critico con il movimento anche per la deriva fascio-leghista che ha imboccato, come tanti altri del resto in varie parti d’Italia, mentre Bonella Martinozzi è una fedelissima alla linea, una di quelle della “guardia speciale”, sempre pronta a rintuzzare ogni attacco e a rilanciare il verbo dei vertici del movimento. E in questo somiglia sempre più a quei grigi funzionari della federazione Pci che venivano nelle sezioni a richiamare alla disciplina e a processare i dissidenti, i non allineati e gli irregolari. O a quei “craxiani di ferro” neofiti del socialismo da bere che accusavano uomini come Riccardo Lombardi di essere vecchi e stantii e succubi dei comunisti…

Niente di nuovo, quindi, roba già vista e rivista. Attaccano pure la stampa, come gli stalinisti, come i craxiani, come Berlusconi. Fanno la lista dei buoni e cattivi, come all’asilo.  Il problema è che i 5 Stelle dicono di essere il nuovo. Di essere diversi. E invece sono “antichi” pure loro e hanno tutti i vizi della peggiore politica del passato. Altro che nuovo!

M.L.

Nella foto, gli esponenti di Fratelli d’Italia Andreucci e Maccarone (foto Centritalia news)

 

 

 

 

 

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