VICENDA “CENERI” IN VALNESTORE, AVVISO DI GARANZIA A 9 PERSONE. TRA GLI INDAGATI ANCHE I DIRIGENTI ENEL

venerdì 05th, ottobre 2018 / 12:56
VICENDA “CENERI” IN VALNESTORE, AVVISO DI GARANZIA A 9 PERSONE. TRA GLI INDAGATI ANCHE I DIRIGENTI ENEL
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PERUGIA – La Valnestore non sarà la “valle dei fuochi” dell’Umbria, ma di sicuro qualcosa è successo e quella che era una delle aree industriali più rilevanti della regione ha subito danni ambientali. Ne è convinta la Procura di perugia che ha notificato la conclusione delle indagini preliminari e ha iscritto nel registro degli indagati 9 persone per “omessa bonifica e inquinamento ambientale”. Gli indagati sono gli amministratori di Enel Produzioni e gli amministratori della Valnestore Sviluppo Srl. Per la precisione si tratta dei  responsabili di Enel Distribuzione Giuseppe Molina e Luca Camillocci Solfaroli, dell’imprenditore Paolo Riccioni, proprietario di alcuni terreni interessati, degli ex amministratori della società Valnestore sviluppo Enzo Patalocco e Ferruccio Bufaloni, e con loro i responsabili delegati in materia ambientale dell’unità produttiva di Enel Produzione Spa comprendente la centrale di Pietrafitta susseguitisi dal 2015 in poi, ovvero Romolo Bravetti, Claudio Altieri, Stefano Riotta e Claudia Chiulli.

Nello specifico la Procura contesta ai primi cinque di «non aver provveduto alla bonifica, al ripristino e al recupero dello stato di aree estese nel Comune di Piegaro interessate dallo sversamento di un ingentissimo quantitativo di rifiuti consistenti in ceneri prodotte dal funzionamento della centrale termoelettrica Enel a combustione di lignite di carbone di Pietrafitta, oltre che dalle centrali Enel di La Spezia e Vado Ligure».

Quindi la contestazione si riferisce alla famosa (o famigerata) vicenda delle “ceneri” che tra la metà degli anni ’80 e i primi ’90 arrivarono a fiumi nella zona, con carovane di Tir, per poi essere utilizzate come rilevato per strade, campi sportivi, aree artigianali. L’Enel pagava a peso d’oro i comuni e le aziende che ne garantivano lo smaltimento. All’epoca si sosteneva sia da parte di Enel che di tutti coloro che erano coinvolti nell’operazione (ditte di autotrasporto, comuni, aziende private) che si trattasse di materiali inerti e che la posa in opera avveniva secondo precise modalità e precauzioni. Ma c’è sempre stato il sospetto che quelle ceneri (e forse anche qualcos’altro) non fossero del tutto inerti e potessero causare problemi di inquinamento e quindi pregiudizi alla salute dell’ambiente e delle persone.

Gli atti giudiziari dell’inchiesta, portata avanti dal NOE dei Carabinieri, parlano di oltre 350 mila metri quadrati nei quali «si registra, tra l’altro, una contaminazione delle acque sotterranee da solfati».

Le stesse indagini  hanno accertato che la quantità di ceneri da centrali a carbone “sversata” in quell’area della Valnestore  è risultata pari a 216 mila tonnellate, praticamente 240 mila mc.  Un’altra area non bonificata si trova sempre nel comune di Piegaro dove è stata riscontrata una «contaminazione delle acque sotterranee da solfati e boro» . Qui la quantità di ceneri sarebbe stata di 110 mila tonnellate pari a 122 mila mc.  Per i due amministratori di Enel Molina e Camillocci anche l’accusa di mancata bonifica del terreno (a Pietrafitta) risultato inquinato da policlorobifenili (Pcb) a causa della presenza di macchine da escavazione e da miniera mai rimosse, nonostante l’obbligo di farlo, contenuto e prescritto dal contratto con Valnestore Sviluppo, fin dal 2003. Così facendo, Enel – secondo la Procura – avrebbe causato un danno e ottenuto un vantaggio economico, risparmiando sulle spese…

Enel che però, dal canto suo sostiene di «aver sempre agito nel miglior interesse del territorio e dell’ambiente. Eventuali responsabilità per i reati contestati non sono imputabili a Enel Produzione. In linea con la propria politica ambientale, Enel Produzione ha, peraltro, già svolto da tempo interventi paesaggistici in quelle aree e si è impegnata ad effettuare ulteriori attività di natura ambientale anche laddove di responsabilità di soggetti terzi». Enel poi confida “che le indagini possano accertare l’estraneità delle persone coinvolte e sottolinea che continuerà a collaborare con le autorità amministrative e con la magistratura per chiarire ogni aspetto, al fine di favorire il ripristino ambientale delle zone indicate nel provvedimento, riservandosi ogni diritto di rivalsa sui soggetti eventualmente responsabili”.

La vicenda ceneri era nota e conosciuta. Non si è trattato di uno sversamento occulto, tutto avveniva alla luce del sole e con grande evidenza. Centinaia di Tir non passano inosservati. Come non passarono inosservati i numerosi lavori eseguiti utilizzando anche le ceneri. Buona parte delle zone artigianali-industriali di Tavernelle-Pietrafitta furono costruite su terreno livellato con le ceneri, il centro sportivo di Tavernelle pure. Molte aziende di trasporto, movimento terra e non solo, crebbero a dismisura con il business delle ceneri, che interessò anche altri comuni come Città della Pieve e Fabro. A Fabro ne arrivarono ache di più, si parlò all’epoca di un affare da oltre 45 miliardi di lire.  

Adesso emerge se mai, che quelle ceneri hanno causato un inquinamento ambientale. Cosa che si temeva anche allora. Non è chiaro – e dalle indagini non sembra emergere – se insieme alle ceneri sia stato “interrata” anche qualche altra cosa.

Un paio di anni fa venne fuori la notizia che insieme alla ceneri nella zona di Tavernelle-Pietafitta furono interrate anche svariate tonnellate di rifiuti urbani. Durante i rilievi riaffiorarono residui di plastica, metallo e altri materiali inquinanti. In tanti tra i cittadini, i comitati che a più riprese si sono costituiti, le forze politiche di opposizione, hanno messo ceneri e rifiuti in relazione con un presunto tasso di malattie e tumori più alto in Valnestore che in altre zone dell’Umbria e d’Italia. Ma anche su questo aspetto però non sono emerse certezze o connessioni plausibili e appurate.

Sui social la notizia della conclusione delle indagini e dell’avviso di garanzia ai 9 referenti di Enel e Valnestore Sviluppo Srl ha scatenato subito reazioni, con molti commenti che parlano  di “scandalo”, come se si scoprisse adesso un “altarino”, quando invece si tratta di una vicenda nota e dibattuta da 30 anni su cui forse si comincia a fare luce.

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