CONGRESSO, PRIMARIE APERTE , MARTINA, ZINGARETTI, RICHETTI… MA PERCHE’ IL PD NON FA SEGRETARIO PIF?

martedì 09th, ottobre 2018 / 11:12
CONGRESSO, PRIMARIE APERTE , MARTINA, ZINGARETTI, RICHETTI…   MA PERCHE’ IL PD NON FA SEGRETARIO PIF?
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Domenica scorsa alla marcia della pace e della fraternità Perugia-Assisi (100 mila persone sotto la pioggia a dire “restiamo umani!” non è una cosa da poco) Maurizio Martina, Matteo Richetti e Nicola Zingaretti, ovvero l’attuale segretario del Pd e i due possibili competitors per la segreteria del partito  al congresso che verrà hanno sfilato insieme, uno a fianco all’altro. E dietro (o avanti) a loro anche tanti sindaci, assessori, consiglieri regionali del Pd. Buon segno, chissà che l’ambiente e il clima “francescano” della marcia che fu ideata da Aldo Capitini nel 1961, non abbia portato consiglio in casa Pd. Meno liti e distinguo e una chiara scelta di campo. E non pochi, commentando la foto dei tre esponenti citati, hanno chiesto al Pd di evitare nuove primarie fratricide e trovare una soluzione unitaria e condivisa.

E’ vero che negli ultimi anni Renzi ha dato il colpo di grazia ad un partito già di per sé smarrito e geneticamente modificato, un partito che ad un certo punto ha pensato che bastasse rottamare il pensiero di sinistra e allinearsi al pensiero unico, al libero mercato, piegarsi alla dittatura dell’alta finanza dicendo che la ‘globalizzazione e il mercato vanno guidati, non osteggiati”, per vincere le elezioni e diventare forza egemone. Errore clamoroso, tattico e strategico. La “rottamazione” renziana ha distrutto il fortino e ha consegnato  la leadership del più grande partito di centro sinistra all’ala neodemocristiana e regalato milioni di voti ai 5 Stelle e alla Lega, spianando la strada ad un governo populista, con tratti sovranisti e fascistoidi. E adesso il Pd arranca in un mare di… nulla. Cerca disperatamente di affrancarsi dal renzismo, con Renzi che invece  rimane lì abbarbicato alle ultime macerie, a tentare la difesa disperata, se non altro della propria immagine. E’ una questione di “ego” più che politica. Più di visibilità e protagonismo che di potere vero…

Il Pd si avvia ad un congresso senza sapere se ci arriverà, al congresso.  Domenica prossima per esempio, in Toscana si terranno le primarie aperte, per confermare o meno il voto dei circoli per l’elezione del segretario regionale.  Il “popolo di sinistra” (anche quello non iscritto al Pd e nemmeno elettore del Pd, ma attento e interessato al futuro della sinistra) potrebbe anche partecipare, e magari influenzare e indirizzare il voto verso il candidato non renziano Fabiani… Ma la logica sarebbe alla fine sempre la stessa. La guerra per bande. Senza una vera e propria sterzata culturale. E come sta avvenendo in Toscana con la sfida Fabiani-Bonafè, avviene anche a livello nazionale con la possibile  sfida Zingaretti-Richetti (ammesso che sia quella la contesa decisiva).

Io non sono un iscritto al Pd, non ho mai votato per il Pd. Neanche per sbaglio. Però ritengo che un partito di sinistra sia indispensabile in questo paese. Il Pd si è via via allontanato dal pensiero e dalla tradizione della sinistra italiana, ma è pensabile un “soggetto politico” di sinistra, minimamente competitivo con la destra, la Lega e  i 5 Stelle che possa prescindere dal Pd? In tutta franchezza penso di no.

E la fine ingloriosa di Liberi e Uguali o la “guerra” tra le fazioni di Potere al Popolo sullo statuto del movimento (peggio di quelle che si verificavano tra marxisti-leninisti e trozkisti eo filocinesi nei gruppetti degli anni ’60-70) sono lì a dimostrarlo.

Allora, mi chiedo come mai nel Pd non ci sia nessuno che provi al alzare l’asticella, che provi a ricominciare a proporre una sorta di “rivoluzione culturale” già dentro il partito. Gramsci negli anni ’20 e poi Togliatti e Berlinguer avevano chiaro e ci hanno spiegato il ruolo e il peso della cultura e degli “intellettuali” nella costruzione del partito e nella conquista dell’egemonia… Negli ultimi tempi, a dire il vero, non è che ci sia un gran fermento tra gli intellettuali di sinistra, ma… sfogliando i giornali e spiluccando qua e là sui social, si trovano per esempio posizioni interessanti che non sembrano lontanissime da quelle dei dirigenti Pd.. Per esempio è successo sulla vicenda del sindaco di Riace… Mi è capitato per esempio di vedere un video in cui Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, autore, regista e attore, parla di Salvini e lo fa con leggerezza, ma in modo molto più chiaro di tanti politici che magari alzano la voce, ma dicono poco…

E allora, perché il Pd invece di incartarsi nella disfida Zingaretti-Richetti (o Fabiani-Bonafè in Toscana) e invece di lanciare appelli del tipo “Venite e cambiateci!” (invito letto in un post a favore del candidato Fabiani in Toscana, che sembra fotografare il nulla cosmico e la speranza che sia il popolo a cambiare ciò che loro, i dirigenti non son o in grado di cambiare) non fa un passettino avanti, non va oltre e prova a saltare l’ostacolo chiamando a raccolta  personaggi come appunto Piefrancesco Diliberto, in arte Pif, come Roberto Saviano, come Maurizio De Giovanni, come Gianrico Carofiglio che è stato pure deputato del Pd? 

Nell’era della comunicazione e dei social è importante saper comunicare e chi fa lo scrittore, il regista o l’autore televisivo lo sa fare meglio di altri, Ma è ancora più importante ciò che si dice o si trasmette. E questi “personaggi” al di là del fatto di essere nomi e volti noti dicono cose importanti e spesso in modo più chiaro, diretto, comprensibile e più profondo, di quanto non facciano i politici professionali.

Ne ho citati alcuni, ma ce ne sono senz’altro anche altri, giovani e meno giovani. E non solo nell’area della cultura umanistica e dello spettacolo. C’è anche l’area tecnico-scientifica con tanti scienziati e studiosi o divulgatori, penso a Odifreddi, per dirne uno. E penso anche ad altre figure, persone che sono esempi viventi, icone di un certo pensiero e di una certa cultura: Gino Strada, Padre Zanotelli, Don Ciotti, Guccini… Oppure il magistrato Gratteri o Cottarelli.

Un partito che voglia riprendere in mano la bandiera e i valori della sinistra, che voglia fare argine alla deriva populista-sovranista-fascistoide, può fare a meno o tenere a distanza figure come Gino Strada o Zanotelli? Io penso di no. Come non può fare a meno di un rapporto serio, ma non conflittuale con il sindacato.

Lo stesso ragionamento vale – a mio avviso – anche a livello locale. Nei singoli comuni, circolo per circolo…

Attenzione, però: io non penso a fiori all’occhiello, a medagliette da esibire in appoggio a questo e o quel candidato o al partito in generale. Penso ad un coinvolgimento pieno. Ad un partito che torni ad avere e ad elaborare un pensiero di fondo. E siccome si è persa l’abitudine a tutto ciò, penso ad una chiamata alle armi dell’intelligenza. Per dare all’intelligenza le chiavi del partito della sinistra. E sarebbe bene averne uno solo, largo e plurale, aperto e radicato nei territori. Un po’ come sta tornando ad essere il Labour di Corbyn in Gran Bretagna.

Il Pd così com’è serve ormai a poco o niente, col rischio (per il Pd) che diventi pure un partito sempre più marginale e ininfluente e con le altre formazioni a sinistra del Pd ancora più marginali e ininfluenti. Con il rischio, abbastanza concreto di perdere gran parte se non tutti i comuni che governa, alle amministrative della primavera 2019…

Qualcuno potrebbe sorridere – e lo farà – all’idea di Pif segretario del Pd (che a lui magari neanche gli passa per la capa). Ma a questo proposito mi torna in mente il fatto che Pietro Ingrao e Mario Alicata, prima di diventare figure di primissimo piano nel Pci facevano gli aiuto registi e gli sceneggiatori con Visconti. E – per rimanere ancorato al territorio – mi viene in mente che la sezione del Pci a Chiusi Scalo era intitolata proprio a Mario Alicata, non a Pietro Secchia, per dire…

Marco Lorenzoni

 

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