CHIUSI, LA CONFERENZA IN PIAZZA SULLA DROGA: “SIGNORI, ABBIAMO UN PROBLEMA, AFFRONTIAMOLO INSIEME!”

mercoledì 25th, luglio 2018 / 19:12
CHIUSI, LA CONFERENZA IN PIAZZA SULLA DROGA: “SIGNORI, ABBIAMO UN PROBLEMA, AFFRONTIAMOLO INSIEME!”
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CHIUSI – E’ stata senza dubbio una iniziativa positiva e utile quella di ieri sulla droga. Non è mai facile mettere in piazza un problema. E quello della droga è un problema che si è riaffacciato prepotentemente dopo che per anni sembrava se non scomparso ridotto comunque a fenomeno marginale, fisiologico. Quelle due morti a distanza di poche settimane l’una dall’altra, un 31 enne e un 18enne stroncati nello stesso identico modo da una overdose, hanno riacceso i riflettori. Hanno fatto tornare la preoccupazione e la paura, perché la Polizia ha detto che in giro potrebbe esserci una partita di eroina tagliata male, quindi ancora più pericolosa, letale.

Da qui l’allarme, che non è allarmismo, ma presa di coscienza, realismo, consapevolezza del problema e dei rischi ad esso connessi. Il sindaco Bettollini e l’Amministrazione Comunale hanno voluto lavare i panni in piazza, nella piazza più bella, più centrale. Nel salotto buono della città. Hanno voluto dire ai cittadini “signori, abbiamo un problema; affrontiamolo insieme, cerchiamo insieme le risposte”. Nella sua introduzione il sindaco ha elogiato e applaudito le forze dell’ordine per il lavoro che svolgono quotidianamente e perché in pochi giorni hanno individuato e arrestato il pusher che probabilmente ha venduto la dose di eroina letale al giovanissimo Ruben, il 18enne rumeno morto in via Oslavia il 29 giugno. Ha chiesto una giustizia rapida e certezza della pena se le accuse verranno confermate. Ha annunciato e illustrato le misure di sicurezza messe in campo, anche dal Comune, come le telecamere per la videosorveglianza, ma non ha trattato la questione come un semplice fatto di ordine pubblico. Né come un fatto devianza giovanile. E  per spiegare i contorni di un fenomeno che ha molte facce ha chiamato degli esperti, operatori della Asl, che si occupano quotidianamente di dipendenze, non solo quelle da droga.

E gli esperti hanno fornito dati, informazioni, consigli e “accorgimenti”, ma hanno anche fatto capire benissimo e con estrema chiarezza come il fenomeno droga e più in generale quello delle dipendenze (da alcol, da fumo, da gioco d’azzardo) siano fenomeni molto complessi e nessuno ha la ricetta in tasca per risolverli. Ma si può, tutti, ognuno per la propria parte, per la propria competenza o ambito di azione, fare qualcosa per ridurne i rischi.

Hanno spiegato tutti con estrema chiarezza come quello della droga non sia un problema solo giovanile, ma riguardi anche altre fasce di età. Che il problema non è solo quello dei “tossici conclamati”, che ci sono, ma sono pochi, quanto piuttosto dei consumatori occasionali, quelli del sabato sera, per esempio, che invece sono parecchi. Numeri inimmaginabili. E in quanto occasionali sono anche i più inesperti e quindi i più a rischio. Giovani e non.

Hanno fatto capire altrettanto chiaramente che chi fa uso di droghe (o comunque cerca lo sballo in qualche modo) non è riconducibile solo a fasce marginali, a figure “escluse” dai circuiti virtuosi, gente che non va a scuola, non studia, magari non lavora, non fa sport, non partecipa alla vita associativa… No, non è così. C’è anche quello, ma non solo quello. I due ragazzi morti a Chiusi scalo per esempio, non erano tossici conclamati, il più giovane era forse alla sua primissima esperienza con la droga, entrambi avevano un loro giro di amicizie, entrambi facevano parte di una contrada (la stessa peraltro). Poi certo il disagio può essere e spesso è anche interiore, non si vede dall’esterno. Ma la droga o l’alcol non sono solo una risposta al disagio, sono spesso una ricerca del “di più”, un modo sentirsi invincibili, immortali, sempre in tiro…

Tutti gli operatori del Servizio Dipendenze della Asl (Serd) hanno anche spiegato come chi fa uso di sostanze illegali o nocive difficilmente si rivolge a loro spontaneamente. Per vari motivi: 1) perché se hai un problema non è che vai a raccontarlo in giro, neanche agli psicologi del Consultorio o del Serd; 2) perché chi fa uso di droga o altro, non vive tale circostanza come un problema, ma come una cosa che ti fa star bene… I più giovani poi non si pongono proprio il problema della possibilità di star male o di morire, non hanno la percezione del rischio.

Quindi è più facile che al Serd si rivolga una madre, un fratello, una moglie, per segnalare il problema del congiunto…  E qui tutti hanno sottolineato l’importanza di non aver paura di farlo, di non vergognarsi a farlo. Hanno invitato i genitori, ma anche i docenti delle scuole, i dirigenti e tecnici della società sportive, i volontari delle associazioni a prestare attenzione a certe cose, a farsi carico di certe situazioni senza nascondere il capo sotto la sabbia. O peggio, cercando di fare muro a difesa magari di ragazzi che si rendono responsabili di azioni ed episodi di devianza (vedi gli atti vandalici). Molti tendono, anche nelle famiglie, a giustificare, a pensare che i propri figli mai e poi mai farebbero una cosa del genere. Errato. Tutti possono fare cose del genere. E così gli adulti che fanno uso di sostanze pericolose tendono a pensare che sia facile uscirne. “Smetto quando voglio” è una frase o un pensiero ricorrente, ma è la cosa più complicata del mondo e non perché ce lo hanno detto Edoardo Leo, Stefano Fresi, Giampaolo Morelli & Co. nei due film della serie, piuttosto educativi da questo punto di vista.

La platea ha risposto segnalando disponibilità ad avviare un percorso, che partendo dall’assemblea di ieri, possa continuare, per aiutare a comprendere il problema, ad affrontarlo con più cognizione di causa. E in platea c’erano molte associazioni volontaristiche, società sportive, docenti delle scuole superiori e di quella dell’obbligo, sindacalisti, medici. Un parterre che non era scontato, in un martedì di luglio, e invece ha ascoltato con grande attenzione ciò che gli oratori raccontavano, parlando anche delle loro esperienze personali sul campo.

Si è capito che, per quanto riguarda la droga, il rischio principale viene dall’eroina certo, ma anche dalla cocaina, che scorre a fiumi e non tra i giovanissimi, quanto anche e soprattutto nelle fasce sociali più elevate, tra professionisti, uomini d’affari. E viene dalle pasticche di droga sintetica, forse più pericolosa dell’eroina stessa, soprattutto se usata in mix con altre sostanze o di più pasticche di diversa natura… Se una pasticca dà effetto 10 e un’altra pasticca dà effetto 20, se le prendi insieme in un coctail, il risultato non è la somma algebrica, cioè un effetto 30, ma l’effetto sarà molto maggiore, addirittura 60! E qui scatta il rischio overdose…  Ci hanno spiegato anche questo gli operatori del Serd della Asl Toscana Sud Est. Ed è bene che si sappia. Che lo sappiano i ragazzi, e anche gli adulti.

Altra cosa che è emersa dalla discussione è che il mercato delle droghe ha molti punti vendita. Ovviamente si spaccia anche a Chiusi (il sindaco ha letto un messaggio telefonico in cui una persona gliene segnalava alcuni), ma molti del territorio vanno a rifornirsi a Perugia, ad Arezzo e altrove… A questo proposito è stato fatto notare che così come è più a rischio il consumatore occasionale e “sprovveduto”, allo stesso modo è più rischioso rifornirsi da pushers occasionali, non conosciuti. Per una ragione semplice. Lo spacciatore abituale, cioè non occasionale non ha interesse a venderti robaccia pericolosa o letale, perché se muoi poi non gli comprerai più nessuna dose… Ci rimetterebbe. Il pericolo è altissimo invece se si incontrano domanda e offerta entrambe occasionali.

Una iniziativa buona e giusta insomma, utile quella di ieri in Piazza Duomo.  Non propagandistica. C’era anche buona parte del Consiglio Comunale, sia sul versante della maggioranza che dell’opposizione. E c’erano anche tutte le forze dell”ordine che, come è nel loro costume, non sono intervenute nella discussione. Ma anche solo con la presenza hanno fatto capire che loro sono al pezzo e lavorano per individuare quella partita di eroina tagliata male ed evitare che faccia altre vittime, per rimanere al problema più stringente. Ma sono al pezzo costantemente per controllare il territorio e garantire la massima sicurezza possibile. Proprio negli ultimi giorni, mentre partiva il battage per l’iniziativa di ieri pomeriggio, a Chiusi Scalo sono cosparse qua e là delle scritte sui muri tutte con la medesima frase. C’è chi sostiene che sia un “segnale” per indicare luoghi di spaccio o che è arrivata roba nuova… Il lupo perde il pelo, ma mica il vizio e quando il gioco si fa duro, con i riflettori che si accendono, allora sì che la sfida diventa avvincente, più adrenalinica. Di sicuro c’è anche chi gioca a sfidare la polizia o il potere costituito in questo modo. Un gioco pericoloso.

Marco Lorenzoni

 

 

 

 

 

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