ANCORA SPARI E PESTAGGI DEI NERI, COME IN ALABAMA NEGLI ANNI ’50… LO VOGLIAMO DIRE CHE I FASCIO-RAZZISTI DEVONO FINIRLA?

lunedì 30th, luglio 2018 / 17:09
ANCORA SPARI E PESTAGGI DEI NERI, COME IN ALABAMA NEGLI ANNI ’50… LO VOGLIAMO DIRE CHE I FASCIO-RAZZISTI  DEVONO FINIRLA?
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Sembra di essere entrati in un film americano, di quelli tipo “Mississippi Burning” o  “Il momento di uccidere”, che è stato dato proprio ieri in tv alle 14,00… Odio razziale, omicidi e pestaggi di neri e amici dei neri…  Ma non siamo in America. Siamo in Italia. Qui, dopo la guerra e la fine del fascismo che aveva promulgato le leggi razziali nel ’38, non c’è stato più bisogno di marce e discorsi come quelli di Malcom X e Martin Luther King, entrambi ammazzati, o di atleti di grande spessore che per affermare il diritto all’uguaglianza hanno dovuto alzare un pugno nero guantato, durante una premiazione alle Olimpiadi come fecero Tommy Smith e John Carlos nel ’68…  L’Italia, nel dopoguerra, ha visto sì  l’ostracismo dei benpensanti del nord  verso i meridionali che arrivavano a frotte a Torino, a Milano, a Brescia, ma raramente episodi di odio razziale come quello contro i neri negli Usa…

Eppure oggi, a 50 anni dal ’68, l’orologio sembra essere tornato indietro di decenni.  E mentre al governo c’è una generazione di giovani (Giuseppe Conte 53 anni, Matteo Salvini 43, Luigi Di Maio, 32…) che ha mandato a casa la cosiddetta e vituperata vecchia politica, l’Italia si ritrova con gente che spara con la carabina sulle persone per strada o agli operai sulle impalcature di un cantiere. Un pensionato del Senato ha colpito con un piombino sparato con una carabina ad aria compressa una bambina di un anno, che era in braccio alla madre. E la bambina adesso rischia grosso. Guarda caso erano di etnia rom sia la madre che la bambina.

Un altro italiano ha colpito, ancora con un piombino da arma ad aria compressa un operaio di colore che lavorava su una impalcatura. “Volevo sparare ad un piccione”, ha detto lo sparatore. Come se fosse normale e lecito sparare ai piccioni in mezzo alle case… Due mesi fa un immigrato africano fu colpito e ucciso mentre cercava di prendere un pezzo di lamiera in sito industriale abbandonato, in Calabria. Era un “sindacalista” degli schiavi che raccolgono i pomodori per 2 euro l’ora (se va bene) e vivono in baraccopoli che neanche a Rio de Janeiro…

Ieri un altro immigrato è stato inseguito e pestato a morte ad Aprilia, vicino Roma, da due uomini del posto, che forse stavano facendo una ronda notturna e pensavano fosse un ladro. Anche se fosse stato un ladro, bastava chiamare il 112…

Un Senegalese è stato insultato e pestato a Partinico, in Sicilia, mentre lo pestavano gli gridavano “Vattene via sporco negro!” come in Alabama nel ’55…

Non è finita: lo stillicidio di notizie è un rosario infinito. Una giovane atleta italiana, nazionale azzurra di atletica leggera (lancio del disco e del peso), ma di colore, è stata colpita al volto, più precisamente ad un occhio da un uovo lanciato a tutta forza da una macchina in corsa. Dovrà essere operata per rimuovere un frammento di guscio che ha lesionato la cornea… E’ successo a Moncalieri, in Piemonte, dove la ragazza vive da anni…

Tutti episodi di chiaro stampo razzista (perché sono sempre persone di colore le vittime) e anche, diciamolo, di chiaro stampo fascista. Perché l’intolleranza, la xenofobia, l’odio razziale sono ingredienti fondanti della cultura fascista. Cultura si fa per dire.

E se il ministro Salvini dice che il razzismo è una invenzione della sinistra e i suoi sodali a 5 Stelle al massimo stanno zitti e acconsentono, noi diciamo invece che questi episodi sono talmente tanti e talmente continua che è giunto il momento di dire forte e chiaro “anche basta!”. E che i fascio-razzisti che si sentono sdoganati dalle sparate del ministro della paura e quindi pensano di poter sparare ai neri per strada, hanno proprio rotto il cazzo! Espressione poco elegante, certo. Potremmo dire gli zebedei, o “i cabbasisi” come direbbe  il commissario Montalbano, ma siccome quelli che sparano sembrano persone poco avvezze alle letture (di Camilleri, ma anche di altri) e siamo sicuri che quando c’è Montalbano in Tv   cambiano canale, preferendo Maria De Filippi, allora parliamo chiaro, usando un termine che tutti comprendono.

E’ anche l’ora, forse, di dirlo forte e chiaro, ma non solo sui social da una comoda tastiera. E’ l’ora di dirlo forte e chiaro in piazza. In tutte le piazze, nelle grandi città e nei piccoli paesi. Due anni fa, quando Casapound organizzò il suo raduno nazionale a Chianciano, nella zona ci furono alcune manifestazioni antifasciste. Una imponente nel paese termale e altre iniziative, via via, in altri centri. Ci fu, anche allora, chi sentenziò che parlare di fascismo e antifascismo era ed è un esercizio sterile, ormai fuori tempo, anacronistico e fuorviante, anche stupido alla fine…  Ecco la situazione è simile, con una differenza:  che adesso ci sono anche morti e feriti. E una spirale di odio che cresce e rischia di diventare un incendio che sarà sempre più difficile spegnere se non si interviene subito. E allora, se non ora quando? Che ci vuole che succeda ancora per farci tornare in piazza a dire che se c’è qualcuno in questo Paese che non ha diritto di cittadinanza sono solo i fascisti e i razzisti? Che non si può sparer alle persone? e che nessuno deve essere pestato né per strada, né in carcere, né in una caserma, né altrove?

Marco Lorenzoni

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