20 GIUGNO: LA RIVOLTA DI PERUGIA E LA REPRESSIONE DELL’ULTIMO PAPA RE

martedì 19th, giugno 2018 / 19:46
20 GIUGNO: LA RIVOLTA DI PERUGIA E LA REPRESSIONE DELL’ULTIMO PAPA RE
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PERUGIA – Questa sera e domani i perugini si ritroveranno, tutti con un fiore in mano, in Borgo XX Giugno, davanti al monumento ai caduti. La strada è quella che porta ai giardini del Frontone. Il 20 giugno a Perugia è festa.  E’ la festa dell’orgoglio perugino. Perché ricorda un’insurrezione, quella del 1859, contro le truppe del governo papalino. All’epoca Perugia era sotto lo Stato Pontificio.  Lo stato unitario sarebbe nato solo un anno dopo. Ma già in città c’era fermento e c’era chi reclamava l’annessione all’Italia dei piemontesi… Il 14 giugno, ci fu una manifestazione, guidata da Francesco Guardabassi. Tra i promotori anche altri cittadini i cui nomi oggi sono quelli di vie famose del capoluogo umbro: Giuseppe e Nicola Danzetta, Annibale Vecchi, Zeffirino Faina…  Tutti di casata nobile o della ricca borghesia ormai infatuata del pensiero liberale. La manifestazione ebbe un carattere piuttosto deciso, sembrava ci dovesse scappare la “rivoluzione” e allora il delegato pontificio che governava la città in nome e per conto del Papa Pio IX, per evitare guai peggiori (o per paura di finire in mano ai rivoltosi) cedette il passo e consegnò la città a Guardabassi. Si formò immediatamente un governo provvisorio e fu inviato un delegato a Torino per chiedere direttamente a Cavour di intervenire a sostegno dei perugini e del nuovo governo cittadino.

Ma Cavour, forse per la solita “ragion di Stato” promise appoggio, ma non intervenne, lasciando così al Papa il tempo di organizzare la controffensiva. Che affidò ad un corpo di mercenari svizzeri e tedeschi. Le truppe inviate da Pio IX il 20 giugno entrarono in Perugia, proprio salendo da Ponte San Giovannni verso la zona del Frontone. I cittadini del quartiere, visti i movimenti di truppe a valle, avevano eretto delle barricate per opporre resistenza.  I mercenari sanno essere spietati e l’entrata in città fu violentissima. In poche ore fecero breccia nelle barricate e cominciarono la “pulizia etnica”. Sfondarono le porte, uccisero gli uomini casa per casa e violentarono le donne. Violenza cieca e saccheggio, come al tempo dei lanzichenecchi.

Alcuni perugini resistenti si salvarono trovando rifugio nel convento dei frati benedettini di San Pietro. I capi della rivolta scapparono dalla città, cercando scampo oltre confine, in Toscana. Ventisette cittadini perugini rimasero uccisi sul terreno. Tra questi 4 donne. Alcuni caddero combattendo, altri furono barbaramente trucidati a sangue freddo, anche dentro le chiese. Anche una famiglia americana, i Perkins, che stava facendo il grand tour in Italia, ed era alloggiata in un albergo, fu testimone e vittima essa stessa delle violenze della soldataglia svizzero-tedesca, se la cavò e appena rientrata nel proprio Paese rese nota la notizia, che fu pubblicata dal New York Times e fece il giro del mondo.

“Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini” Così scrisse il giornale statunitense.

Il Papa, l’ultimo “Papa Re”,  aveva riconquistato Perugia, ma a carissimo prezzo. E il fatto che avesse dato non solo l’ordine di sparare, ma anche la facoltà di saccheggio come “bonus” ai mercenari fu considerato dall’opinione pubblica e dalla stampa “liberal” un fatto gravissimo, segno di oscurantismo e bieca brama di potere.

L’11 Settembre del 1860 altre truppe entrarono a Perugia. Stavolta dalle parti del Borgo Sant’Antonio. Erano i piemontesi, che liberarono la città dal “giogo papalino”, mal sopportato fin dalla famosa guerra del sale contro Paolo III il Farnese, nel ‘500 (è da allora che in Umbria si mangia pane sciapo). Nel novembre del 1860, due mesi dopo, l’arrivo dei bersaglieri, un plebiscito, sancì l’annessione al nascente Regno d’Italia.

Anche la liberazione di Perugia dall’occupazione nazifascista, nel 1944, avvenne il 20 giugno, allora fu l’VIII armata britannica ad entrare in città insieme a partigiani. La storia regala spesso straordinarie coincidenze.

m.l.

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