HO VISTO UN FILM: I SOVVERSIVI DEL ’64 E LA CRISI DELLA SINISTRA DI OGGI

lunedì 23rd, aprile 2018 / 17:23
HO VISTO UN FILM: I SOVVERSIVI DEL ’64 E LA CRISI DELLA SINISTRA DI OGGI
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Sabato sera, in seconda (o terza) serata su Rai Movie, ho rivisto un film di 50 anni fa. Anzi 51. Un film che conoscevo, ma avevo un po’ dimenticato. Lo vidi per la prima volta negli anni ’70, lo facemmo proiettare io e altri alla Festa de l’Unità. Perché quel film aveva a che fare e non poco con il Pci. Si tratta de “I sovversivi”. Che già dal titolo a quei tempi non poteva non piacerci. Ma I sovversivi è anche un bel film. Molto avanti. E per di più è il primo film girato in proprio dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Rai Movie lo mandato in onda due giorni fa dopo Cesare deve morire e Padre padrone, per ricordare Vittorio Taviani, scomparso il 15 aprile.

Ecco, oggi, mentre a quasi 50 giorni dalle elezioni del 4 marzo ancora proseguono le consultazioni per formazione del governo con i partiti vincenti che non cavano un ragno dal buco e i perdenti che sembrano scomparsi dalla scena immersi in una crisi di identità senza precedenti, mentre si assiste ad una politica che parla anche con i più “nuovi” un linguaggio che alla gente non fa né caldo né freddo e sembra una lingua astrusa, quel film ci riporta ad un’altra crisi di identità, individuale e collettiva di una certa parte politica. Di un certo tipo di persone. Che poi sono la stessa parte politica e in buona misura anche le stesse persone, certamente invecchiate, e i loro figli, alle prese, allora con i primi dubbi, oggi con il disfacimento di ideali e delle speranze di allora. Con il tramonto inesorabile del sol dell’avvenir e con l’assenza di una alternativa minimamente credibile e praticabile per qualcosa di più solido di una spallata al sistema…

I Sovversivi ci mostra un’Italia che chi ha più o meno la mia età – intorno ai 60 – certamente si ricorderà. Con i palazzi in costruzione, le strade piene di 500 e 600, un modo di vestire che ancora non aveva scoperto i blue jeans. Ma ci mostra anche il tormento ideale, politico, esistenziale di una generazione, e di un partito in un momento particolare, doloroso. Un partito che all’improvviso si ritrova orfano dell’amato segretario, morto di emorragia cerebrale in Russia. Ma il malessere è anche politico e non dipende solo dalla morte di Togliatti. Siamo infatti nell’agosto del 1964 e il film si svolge a Roma dove i vari protagonisti, tutti militanti comunisti, arrivano per assistere ai funerali del segretario. Tutti soffrono per la perdita e il senso di vuoto che la scomparsa di Togliatti lasciava, ma tutto ciò si intreccia con i problemi e le crisi individuali, familiari di ognuno. Il personale è politico, come recitava uno slogan del ’68. E i fratelli Taviani girarono I Sovversivi nel ’67.  Tre anni dopo la morte di Togliatti, un anno prima della grande rivolta. E’ anche un film coraggioso I Sovversivi, perché affronta temi scomodi all’epoca, anche a sinistra, come il tema dell’omosessualità, in questo caso femminile (ancora più coraggioso), come il divorzio,  o come la rottura degli schemi di una vita normale, con il rifiuto della carriera e del posto fisso, o la decisione  di uno dei protagonisti, profugo politico sudamericano, di lasciare un esilio tutto sommato tranquillo e incanalato in una politica sì di sinistra, ma sempre più istituzionale, per tornare in patria a fare la lotta rivoluzionaria contro il regime militare del suo paese… C’è dunque già qualcosa del ’68 che sta per arrivare, del guevarismo, e c’è sullo sfondo il Pci e il suo popolo, un popolo che piange per la morte del segretario, ma comincia a interrogarsi su quale sia la strada da seguire…

Il bianco e nero in cui si muovono, discutono, pensano Sebastiano, Ettore, Muzio, Ermanno, Giulia Ludovico, Giovanna, Ettore tra l’altro aiuta. Perché di quell’Italia lì tutti abbiamo un ricordo in bianco e nero… Gli attori sono Ferruccio De Ceresa, Pier Paolo Capponi, Giorgio Arlorio, Giulio Brogi, Marija Tocinowsky e un sorprendente Lucio Dalla, pelosissimo e irrequieto…

Consiglierei di rivedere I sovversivi a chi in questi giorni si affanna sui social a spiegare le difficoltà e le ragioni di Di Maio e Salvini… C’è stato un tempo in cui la politica faceva piangere, litigare e appassionare. Da quel ’64, per 20 anni le speranze della sinistra – e di vedere un mondo migliore – andarono crescendo. E anche molte questioni esistenziali trovarono in quei 20 anni risposte importanti, si pensi alla legge sul divorzio, a quella sull’aborto, al nuovo diritto di famiglia, allo Statuto dei lavoratori, finché, 20 anni dopo Togliatti, il Pci perse improvvisamente un altro segretario ancora più amato, forse, di Togliatti: Enrico Berlinguer, anche lui colto da emorragia cerebrale. Accadde a Padova durante un comizio elettorale. E se dopo Togliatti, prima Longo poi Berlinguer diedero al popolo della sinistra nuove prospettive, rompendo di fatto con l’Unione Sovietica e con quella cultura stalinista che aleggiava anche nelle sezioni del Pci, dopo Berlinguer nulla è stato più come prima ed è iniziato il declino. Renzi ha solo raschiato il fondo del barile.

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