IL PD NELLA POLVERE: RENZI ANNUNCIA LE DIMISSIONI DA SEGRETARIO. MA NON SUBITO…

lunedì 05th, marzo 2018 / 19:37
IL PD NELLA POLVERE: RENZI ANNUNCIA LE DIMISSIONI DA SEGRETARIO. MA NON SUBITO…
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Matteo Renzi, visibilmente scosso dal risultato elettorale, dopo una notte e quasi un giorno intero di silenzio ha rotto gli indugi e si è presentato il sala stampa al Nazareno a commentare il voto e la debacle del Partito Democratico. E come era nell’aria ha annunciato le dimissioni da segretario. Non subito però. Un po’ di tempo se l’è preso.

Anche se la minoranza dem, quella che fa capo a Cuperlo e Orlando riteneva le dimissioni un passo necessario e ormai ineluttabile.

Qualunque squadra, dopo una sconfitta di queste proporzioni, arrivata dopo un’altra di proporzioni simili (il referendum) minimo cambia l’allenatore. Il più delle volte cambia anche il Direttore Sportivo e metà della rosa giocatori.  Quindi da oggi, ufficialmente, il Pd di Renzi, quello del vento che non si ferma con le mani, non c’è più. Resta da capire se d’ora in avanti ci sarà ancora un Pd. E che tipo di Pd. Ma la stagione cominciata nel 2012 è finita. Il vento ha cambiato direzione, è diventato un uragano, ha scoperchiato il tetto e fatto saltare porte e finestre…

«Il simbolo di questa campagna è il contrasto nel collegio di Pesaro: il centrosinistra ha candidato un ministro che ha fatto un lavoro straordinario con il problema dei migranti, ovvero Marco Minniti. Eppure Cecconi, il candidato M5S impresentabile per definizione degli stessi 5Stelle, ha vinto. E’ ovvio che io lasci la segreteria Pd». Così ha detto, tra le altre cose, Matteo Renzi. E il succo della questione è tutto qui. Il Pd si è trovato controvento. E ha cappottato.

«Ora si riparte dal basso – continua Renzi -. Dal territorio. Non solo le periferie geografiche, ma anche quelle della quotidianità”.  Quindi enuncia 4 no: «No inciuci, no ai caminetti ristretti di chi immagina il Pd come luogo di confronto dei soli gruppi dirigenti, no a ogni forma di estremismo, no a governi con forze antisistema”.

Che cosa succederà adesso è tutto da vedere. Un Pd senza Renzi al timone può aprire un ragionamento coi 5 Stelle e magari con Liberi & Uguali per garantire un governo al Paese? I 5 Stelle potrebbero guardare ad un Pd senza Renzi con occhio diverso e più benevolo? E un Pd derenzizzato abbandonerà le suggestioni centriste e democristianizzanti per riaprire un dialogo a sinistra? Liberi & Uguali che ha raccolto poco, pochissimo, dalle urne ed esce scornata quanto il Pd, farà tesoro della lezione, chiederà un passo indietro alla vecchia nomenklatura bocciata su tutta la linea e sarà disponibile ad avviare una fase costituente con le altre formazioni residuali (Potere al Popolo, Socialisti, Verdi, Comunisti…) e con lo stesso Pd, per dare vita ad una sinistra finalmente riconoscibile, con valori precisi e marcati? L’antifascismo è uno di questi, per esempio. Qualche segnale in questo senso arriva, tra le pieghe dei commenti anche da parte di esponenti molto vicini a Renzi. Come il sindaco di Chiusi Juri Bettollini, del quale pubblichiamo una riflessione post voto in queste stesse pagine.

Vedremo, le urne sono ancora calde… il terremoto indubbiamente c’è stato. Da una parte si dovrà fare la conta dei danni e la stima dei costi della ricostruzione, dall’altra si dovrà mettere in campo una squadra e un pensiero capace di ridare speranza di futuro. La spallata da sola, per quanto possa essere considerata salutare, potrebbe non bastare.

 

 

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