L’ARROGANZA DEL POTERE: CITTA’ DELLA PIEVE, ANCHE LA REGIONE FA RICORSO CONTRO LA SENTENZA DEL TAR. E IL COMITATO SCRIVE ALL’ASSESSORE BARBERINI

venerdì 16th, marzo 2018 / 15:34
L’ARROGANZA DEL POTERE: CITTA’ DELLA PIEVE, ANCHE LA REGIONE FA RICORSO CONTRO LA SENTENZA DEL TAR. E IL COMITATO SCRIVE ALL’ASSESSORE BARBERINI
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Dopo la Asl Umbria 1, il 13 marzo scorso è arrivato anche il ricorso al Consiglio di Stato della Regione Umbria contro la sentenza del TAR che ordina la riapertura del Pronto Soccorso di Città della Pieve, nonostante le richieste da parte dell’amministrazione comunale e di alcuni circoli del PD a non procedere.

E nonostante anche le recenti interrogazioni a risposta immediata in Assemblea Legislativa firmate dai consiglieri regionali Valerio Mancini, Emanuele Fiorini, Maria Grazia Carbonari e Andrea Liberati, che hanno sollecitato la riapertura del presidio di pronto soccorso nel rispetto di una sentenza che ha rilevato l’irragionevolezza dell’applicazione della legge. 

Alle Interrogazioni l’Assessore Barberini ha risposto che i servizi di emergenza-urgenza e di assistenza sanitaria sono garantiti e che la sentenza del TAR non può essere attuata in quanto ordina la riapertura del pronto soccorso, ma non dell’ospedale. E qui cascherebbe l’asino, secondo l’assessore, perché un pronto soccorso senza ospedale non può esistere.

I consiglieri non si sono dichiarati soddisfatti della risposta, sottolineando che un ricorso al Consiglio di Stato è ingiusto e immotivato, un atto di irresponsabilità politica.

Sembra quasi una ritorsione, un atto di sfida, quello della Regione. Peggio ancora del ricorso da parte della Asl, che può avere un “risvolto tecnico”. In questo  caso si tratta di atto politico contro l’amministrazione locale e contro i cittadini, che hanno visto riconosciute dal Tar le le ragioni della loro protesta.  Evidentemente neanche le batoste elettorali “epocali” come quella del 4 marzo scorso hanno portato consiglio ai vertici regionali che insistono nella politica del Marchese Del Grillo (“io so’ io e voi nun siete un cazzo”), con la differenza che il marchese Del Grillo lo diceva a riprova dell’arroganza del potere di cui si prendeva scherno, mentre la Regione Umbria lo fa senza alcuna ironia, solo per far capire chi comanda.

Come se il vento del 4 marzo fosse un venticello e non uno tsunami che ha già ridotto il Pd umbro a forza residuale e non più maggioritaria. Non solo hanno ridotto la sinistra a uno straccio da buttare, lacero e inservibile, ma insistono pure Catiuscia Marini & C. nella pervicace azione di smantellamento della sanità pubblica. E lo strappo con il Comune di Città della Pieve è politicamente ancora più grave dello strappo rispetto al Comitato di cittadini, perché apre un conflitto istituzionale senza precedenti tra due amministrazioni pubbliche, per di più  dello stesso colore. L’impressione che si ricava da questa vicenda è quella che l’attuale Giunta Regionale voglia chiudere in… bruttezza, mettendosi contro comuni e cittadini, facendosi cacciare a furor di popolo quando si rivoterà, nel 2020. Le sconfitte elettorali (ma anche quelle sportive o militari), soprattutto se rovinose,  dovrebbero indurre alla cautela, al ripensamento delle strategie, all’autocritica… Siamo invece di fronte ad un arroccamento nel fortino assediato e ormai pieno di falle. Può sembrare la scelta estrema di una fine eroica, ma è il contrario. E’ la fotografia dell’arroganza di un potere che si spezza, ma non si piega e resiste contro tutto e tutti, contro anche la logica, il buon senso e le sentenze…

In merito alla questione, il Comitato per il Diritto alla Salute Art32 ha scritto ed inviato una lettera aperta all’Assessore Barberini che riportiamo di seguito:

Caro Assessore Barberini,

innanzitutto i nostri complimenti per la sua straordinaria coerenza. Nonostante le richieste dell’amministrazione comunale e dei circoli del suo stesso partito, lei, come qualcuno aveva previsto, ha deciso di procedere con il ricorso alla sentenza del TAR che riordinava la riapertura del Pronto Soccorso di Città della Pieve. Dopo le elezioni, però….

Diciamocelo caro Assessore, è chiaro che per lei le eventuali spese della causa non sono un problema. Mica le deve pagare lei in prima persona! Esiste un’avvocatura regionale, no? E forse, forse, quegli avvocati li paghiamo noi cittadini. Che intrigante paradosso,non trova? Per ottenere il riconoscimento di un diritto che l’amministrazione regionale e la Asl hanno negato (anche questo, spassosissimo: la Asl, garante del diritto alla salute che va contro il diritto alla salute), noi cittadini dobbiamo sobbarcarci anche l’onere di eventuali spese legali (cioè sborsare di persona,per capirci) mentre contribuiamo a pagare l’onorario di quegli stessi avvocati che porteranno avanti la causa contro il nostro diritto. A farci un film, non verrebbe mai così ben congegnato,vero?

Caro Barberini, lei ha sottolineato la contraddizione del TAR nell’ordinare la riapertura del Pronto Soccorso ma non dell’ospedale. Eppure quella sentenza dice molto altro che però lei si guarda bene dal ricordare. Il TAR parla di irragionevolezza nell’applicazione di una legge. Dice che l’organizzazione del Pronto Soccorso deve rispondere ad un nucleo irriducibile del diritto alla salute, affermato dalla Corte Costituzionale e per sua stessa natura insopprimibile, nonchè insuscettibile di essere ridotto in forza di qualunque altra esigenza politico-amministrativa e tantomeno di carattere finanziario.

E secondo le sue dichiarazioni, quell’insopprimibile diritto in questo territorio è garantito. Da un Punto di Primo Soccorso dove non si è in grado nemmeno di mettere un punto di sutura perchè manca il personale specializzato in emergenza-urgenza, come rilevato dallo stesso Dirigente della Asl 1 Pasquale Parise; da due medici (di cui uno solo sulla carta, cioè de iure ma non de facto), due infermieri, autisti in servizio e in reperibilitàche la Casa della Salute”avrà” H24 (cioè durante la notte non sparirà come nelle favole); da un elisoccorso di cui questo territorio “sarà” dotato.

Se lo lasci dire, assessore, qua ci stanno un po’ troppe forme verbali al futuro. Il tempo futuro indica un’azione che ancora si deve svolgere. Chiariamolo ai cittadini: tutto questo al momento non c’è e non c’è neanche la garanzia che sarà fatto. La fiducia è ai minimi storici grazie alle promesse fatte e non mantenute o ai progetti conclusi e mai realizzati, tipo, per dire, l’Ospedale Unico del Distretto del Trasimeno.

E diciamo anche che i servizi futuri di cui lei tanto parla sono meri servizi integrativi, ovvero complementari, ma NON sostitutivi di una vero e proprio presidio di pronto soccorso di cui un territorio disagiato dovrebbe disporre.

Lei che si appella tanto all’ineluttabilità dei destini prevista dalle leggi, ci spieghi come mai tanto rigore proprio in questo territorio. Perchè proprio qui siamo così futuristici, innovativi e inflessibili tanto da dispiegare le forze per contrastare una sentenza giuridica al grido di “Servizi di emergenza garantiti, giusto il ricorso al Consiglio di Stato”?

Chi lo stabilisce che il Ricorso avverso alla sentenza del Tar sia giusto. Lei? E chi stabilisce se questo territorio è stato abbandonato ed è a rischio di spopolamento o meno? Sempre lei, che in più occasioni ha dimostrato di non conoscerlo questo territorio? Quando, per esempio, ha ritenuto possibile che un’ambulanza potesse percorrere il tratto di strada che va da Castiglione del Lago alla Statale 71 di Monteleone in 16 minuti. O quando ha paragonato, con un leggero cattivo gusto ci lasci dire, questo territorio a tre anime che vivono sul Monte Bianco.Oppure quando il 25 febbraio scorso, in occasione dell’incontro da noi organizzato, ha pensato bene di non venire, nonostante un invito e un sollecito. Forse per le condizioni metereologiche avverse? Poteva essere una buona occasione per ascoltare, vedere e toccare con mano, ma lei forse ha deciso che non ne valeva la pena. Troppo freddo quel giorno. E le strade ghiacciate, la neve. Poteva essere pericoloso viaggiare. D’altra parte è quello che accade in un’area disagiata.

Vede, assessore, quando in un territorio nasce un comitato cittadino vuol dire che le amministrazioni pubbliche hanno fallito. E ostinarsi a non ascoltare le ragioni di quel territorio e di quei comitati è grave, gravissimo. È contro tutte le norme di buon governo e di democrazia. La funzione delle Regioni non è di eseguire pedissequamente le direttive del Ministero, mantra che spesso sentiamo ripetere dai rappresentanti amministrativi. No, il compito delle Regioni è anche politico (Conferenza Stato-Regioni) nella misura in cui quelle direttive devono essere applicate in base alla conformazione oro-geografica e distrettuale del territorio. Non ultimo, in base alle esigenze delle comunità che in quei territori vivono e a cui quei territori appartengono, e che confidano nelle amministrazioni affinchè li rappresentino al meglio. Esigenze che però andrebbero ascoltate. Non ignorate nè tantomeno congedate come fastidiosi intoppi di ingranaggi superiori.

Perchè vede, caro assessore, i conti non tornano.

Innanzitutto nel Piano Sanitario attuale della Regione Umbria si legge che : Nella nostra Regione le scelte compiute dall’amministrazione regionale d’intesa con quelle comunali ha fatto sì che non avvenissero chiusure indiscriminate di presidi ospedalieri senza che adeguati servizi territoriali potessero rispondere alle mutate esigenze sanitarie delle popolazioni locali.

E già su questo non ci siamo, visto che in questo territorio la chiusura indiscriminata è avvenuta eccome e i servizi territoriali, come detto e ridetto, non sono adeguati.

Insomma, non è affatto chiaro come mai l’ospedale di Città della Pieve, struttura ospedaliera ampia, con possibilità di ampliamento e con opportunità di parcheggio, sita in zona disagiata, e su cui erano stati investiti soldi, sia stata chiusa, mentre una struttura piccola, con possibilità limitate di ampliamento e un impiego di capitali sproporzionato rispetto alle sue potenzialità, abbia invece ottenuto la status di ospedale di territorio (anche se il DEA di riferimento è a Perugia) pur senza disporre dei reparti di ginecologia e ostetricia e pediatria.

Ma le contraddizioni non si fermano qui. Secondo la normativa del DM 70, non può esistere un ospedale in distretti con un numero di abitanti inferiore a 80.000. E allora caro Assessore, lei che è così ligio al dovere, dovrà disporre della chiusura immediata di tutti gli ospedali del territorio umbro fatta eccezione per Perugia, Terni e Foligno, gli unici distretti che superano gli 80.000 abitanti. Non si dimentichi, peraltro, dell’ospedale di Umbertide, unico ed ultimo ospedale comunale rimasto. Tristemente, per legge, dovrà anche ritirare il progetto di costruzione dell’ospedale di Narni-Amelia il cui distretto è di 52.332 abitanti. Confidiamo nella sua proverbiale fermezza nell’applicare la legge.

Volendo, però, una soluzione più elegante ci sarebbe. Una soluzione che non priverebbe il resto dell’Umbria dei servizi sanitari di cui giustamente dispone. In fondo su una cosa siamo d’accordo: che un pronto soccorso debba essere inquadrato in un ospedale. E coincidenza delle coincidenze, il progetto per l’ospedale del Trasimeno c’è. Attualmente risiede nel dimenticatoio regionale, ma pensi che è un progetto in fase esecutiva ultimata con un quadro di risorse disponibili per l’ammontare di 36 milioni di euro circa. Si figuri che in un sol colpo si risolverebbero sia la necessità di un valido pronto soccorso, sia la drammatica deficienza di posti letto nel nostro distretto e territorio che, come lei ben sa, conta con più di 60.000 abitanti, inclusi i comuni dell’altro orvietano e della bassa Valdichiana. Già, secondo il benemerito ed a lei ben noto DM 70, la deficienza ammonta a oltre 100 posti letto. In pratica, oltre metà del deficit complessivo di posti letto nella regione umbra.

Come mai l’unico degli accorpamenti previsti dal Piano sanitario Regionale -attualmente in vigore- a volatilizzarsi è stato quello del nostro distretto? Gli altri, perchè faccia mente locale, sono Branca, Pantalla e, appunto, Narni-Amelia, dal quale, per inciso, si raggiunge l’ospedale di Terni in 15 minuti.

 E a proposito, caro assessore, che fine hanno fatto i 36 milioni di euro destinati a questo territorio e stabiliti dal quadro delle risorse per l’ospedale unico?

Un amministratore pubblico, in separata sede, ci ha detto che siamo stati sfortunati, perché non abbiamo rappresentanti validi di questo territorio. Qualcun altro ci ha detto che la non apertura dell’ospedale unico è stata una scelta politica. Ma noi non ci crediamo. Noi, candidamente, confidiamo che un amministratore regionale sia super partes e che la tutela di un territorio debba essere imparziale, sennò dovremmo pensare che, dopo essere stati per decenni accusati di campanilismo, alla prova dei fatti siamo risultati più che altro vittime del campanilismo altrui.

Cordialmente

Il Comitato per il Diritto alla Salute Art32

 

 

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