ELEZIONI 4 MARZO: QUESTIONE DI LEADERSHIP . E DI QUALITA’ (CHE NON C’E’)

martedì 20th, febbraio 2018 / 17:55
ELEZIONI 4 MARZO: QUESTIONE DI LEADERSHIP . E DI QUALITA’ (CHE NON C’E’)
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Stavo pensando che quando i Partiti esistevano e si facevano proposte politiche, queste erano il frutto di una attenta analisi della realtà, dei processi, dei contesti, erano la sintesi di un pensiero , una elaborazione rigorosa. Dentro vi era storia, cultura, visione. Erano pensieri densi di sapere.
Gli uomini politici erano di qualità, prestigiosi, autorevoli. Chi andava in Parlamento esprimeva questo. Era una selezione severa, si sedeva lì dopo scelte approfondite, discusse e si cercava il meglio da sottoporre al vaglio e al giudizio dei cittadini con il voto.
Quando poi incontravi o ascoltavi uno di questi uomini o donne incutevano un certo timore, avevi in qualche modo un senso di inadeguatezza che ti spingeva comunque a migliorarti, a studiare, ad apprendere. Volevi essere come loro perché insegnavano e trasmettevano qualcosa di grande. 
Mi accorgo della distanza, della lontananza, della estraneità che provocano molti personaggi che oggi siedono in quel luogo, in quella Istituzione, e mi accorgo dei danni che costoro provocano nell’animo delle persone.  Gente incolta, inventata, incompetente, volgare, senza valori e senza storia…”
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Mi sono imbattuto oggi in questo post. L’ha scritto Pina Fasciani, che da quanto si legge sul suo profilo Facebook, è pescarese, ha fatto una breve esperienza da parlamentare Pd e ora è militante appassionata di Liberi & Uguali. Una comunista, o post comunista, magari dalemiana, che è rimasta delusa e “frantumata” dalla deriva imboccata dal Pd a guida renziana e adesso cerca una sponda più rassicurante, più vicina al suo pensiero, alla sua storia… Ma l’etichetta e l’appartenenza a questa o quella formazione politica (militanza) c’entra poco o nulla. La sua riflessione su partiti e personale politico è assolutamente centrata e vale a prescindere dalla collocazione di chi l’ha fatta. Personalmente mi trova perfettamente d’accordo. Il livello è sceso, nel corso degli ultimi 20 anni, e continua a scendere. Come una valanga… E questo non vale però solo per i “peones” (come venivano un tempo definiti i parlamentari di seconda, terza e quarta fila, quelli chiamati solo ad alzare la mano), vale anche per le prime file. La politica non è più “una questione di qualità” (la citazione del gruppo punk Csi, fine anni ’90 è puramente causale. Ma neanche tanto).

Una volta Togliatti disse ad un giovane compagno,  “tu vorresti fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve?”, il che voleva significare che per fare la rivoluzione bisogna essere informati su tutto, soprattutto sulle cose che smuovono le passioni e il popolo sente particolarmente. Ce lo vedete Renzi che dice una cosa del genere a… Bettollini? Al massimo gli dice che il fallo di Milenkovic domenica non era da rosso. O che il mani di Chiellini in Fiorentina-Juve era rigore per la viola, non che la Fiorentina è uno stato dell’anima, una vocazione al martirio, un’opera d’arte bellissima, con pennellate strepitose, ma perennemente incompiuta…

Renzi è un leader, indubbiamente e anche un buon comunicatore, ma lo è come lo sono certi venditori di pentole, che fanno a chi le spara più grosse… E come leader lo era di più 5-6 anni fa.. quando voleva rottamare il mondo intero. Ora si è capito che ha rottamato solo il suo partito, lo ha portato a una scissione dopo l’altra, e dal 40 % delle Europee al 20% che oggi i sondaggi attribuiscono al Pd. A forza di gridare “Fuori! Fuori!” ha spinto via tutta la componente ex Ds (c’è rimasto solo Cuperlo e francamente fa tenerezza, se non fosse biondo sembrerebbe Calimero) e ora come unica prospettiva per rimanere al governo ha quella di allearsi con Berlusconi, dopo ce per vent’anni è stato l’uomo nero, il capo dei capi di tutte le malefatte (e in effetti ne ha fatte di cotte e di crude). E infatti a Bologna si ritrova come candidato Casini, che si fa fotografare mentre parla in una sezione davanti alle fotografie di Gramsci, Di Vittorio e Berlinguer ma per 10 anni e passa ha retto il sacco al Cavaliere e a Fini.  Quindi Renzi oggi come oggi è un leader dimezzato, peggio del visconte di Calvino, con un esercito di fedelissimi, ma sempre più asfittico. Viene da chiedersi che cosa faranno i sindaci super renziani in caso di sconfitta rovinosa alle politiche? C’è già chi chiede che Renzi si faccia da parte… I vari Bettollini, Agnoletti, Scricciolo, Grazi, Landi… solo per rimanere nei nostri immediati paraggi, cercheranno di affrancarsi cercando “nuovi e più avanzati equilibri” in casa propria o seguiranno il capo nella discesa agli inferi? Vedremo.

Quella della leaderhip nella politica tutta immagine e spettacolo di oggi, non è una questione da poco. E non riguarda solo il Pd. Per esempio, a destra Salvini e la Meloni sono i leaders riconosciuti dei loro rispettivi partiti, ma il capo vero è sempre Berlusconi… Il che, visto il soggetto e i trascorsi, è tutto dire.

Luigi di Maio è stato “incoronato” capo politico dei 5 Stelle. Ma lo è davvero o è solo il “gagà napoletano” sempre in giacca e cravatta che prende ordini in auricolare da Grillo e Casaleggio? Cioè il meno autonomo e indipendente tra quelli che potevano assumere quel ruolo? per esempio Di Battista sembra più sciolto, meno ingessato (va in giro in bici, in maglietta o maniche di camicia… parla  a braccio, è meno ripetitivo), Roberto Fico anche, ma forse troppo di sinistra rispetto ad un movimento che fa della trasversalità il suo principale punto di forza… Insomma, così come il Pd con Renzi, anche i 5 Stelle con Di Maio, forse non hanno fatto la scelta migliore. Tra tutti è il più elegante, ma anche il più mellifluo, quello che sbaglia più congiuntivi, quello che più di tutti dà l’impressione di aggiustare i discorsi in base alla platea che ha di fronte. Per di più dice sempre le stesse cose come un disco incantato… Se i 5 Stelle potevano far paura all’establishment, con Di Maio leader ne fanno un po’ meno. 

Il problema della leadership è però decisamente più evidente alla sinistra del Pd. Grasso, di Liberi & Uguali è un uomo delle istituzioni, un magistrato prestato alla politica. Ma non da adesso. E’ una brava persona, “un uomo onesto, un uomo probo” per dirla con De André, ma non sembra avere la stoffa, il carisma,  le physique du role del capo di una formazione della sinistra radicale. Non è Corbyn. Nè ha il passato di Corbyn. E infatti Liberi & Uguali con la sinistra radicale c’entra poco o niente. E’ una costola del Pd che si è rotta e si è messa di traverso… Può far male al Pd. Ma quanto?  E per fare cosa? E’ comunque sinistra di governo, quella che governava ai tempi del Ds, prima di Renzi… Sembra, purtroppo, un’operazione fatta a tavolino e in fretta, per garantire visibilità e qualche seggio a personaggi come Bersani, Speranza, Fratoianni, Errani, Boldrini…… Figure come Anna Falcone sembrano il classico fiore all’occhiello, la rondine che non fa primavera. Peccato, poteva scapparci qualcosa di meglio.

Il Partito Comunista un leader ce l’ha. E’ Marco Rizzo, cossuttiano della prima ora, sopravvissuto del cossuttianesimo che sogna ancora l’Unione Sovietica. E a dirla tutta ci sono senz’altro sogni migliori.

Forse per scelta o forse no, una leadersip vera e propria non ce l’ha la lista Potere al Popolo che è la formazione più movimentista, più “sessantottesca” (a 50 anni dal fatidico ’68), quella che sta raccogliendo più endorsement: da Franco Maselli e Ken Loach, da Sabina Guzzanti a Moni Ovadia, dal francese Melenchon ai No Tav della Val di Susa… Il “capo politico” è Viola Carofalo, esponente dei centri sociali napoletani. Ma è una figura che non buca il video, anche perché nessuno la chiama in Tv… Pochi, anche tra gli elettori di sinistra potenzialmente interessati, ne conoscono l’esistenza.  O i trascorsi. Tra venti amici, collaboratori e frequentatori di Primapagina, tutta gente che ha sempre votato a sinistra,  solo un paio di persone han detto di sapere chi è Viola Carofalo, di averne percezione… Sondaggio empirico e senza troppe pretese, ma comunque indicativo, perché fatto su un campione particolare. Dove i potenziali elettori di Potere al Popolopotrebbero essere più della media. Ad un movimento del genere non serve un front man (o front woman)? E’ la rivincita del collettivo sulla personalizzazione? Dell’idea sull’immagine? Forse. Ma il 4 marzo a votare ci andranno le persone che per lo più si informano dalla Tv, che leggono poco o niente, che magari notano e apprezzano se uno è telegenico oppure no… Anche 40 anni fa c’era chi non era di destra, ma diceva “però Almirante parla bene”… Ecco, succede anche oggi, magari con Salvini o Renzi. Ma rispetto a 40 anni fa moltiplicate per 100…

Marco Lorenzoni

 

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