CHIUSI: ARRIVANO I COMUNISTI? ACEA ‘STRACCIA’ IL JOBS ACT NEL CONTRATTO AZIENDALE. IL COLOSSO HA IL VOLTO UMANO

venerdì 09th, febbraio 2018 / 12:32
CHIUSI: ARRIVANO I COMUNISTI? ACEA ‘STRACCIA’ IL JOBS ACT NEL CONTRATTO AZIENDALE. IL COLOSSO HA IL VOLTO UMANO
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CHIUSI – Una delle preoccupazioni maggiori riguardo al progetto Acea per un impianto di trattamento dei fanghi di depurazione a Chiusi, è quella che “essendo Acea un colosso a livello nazionale, non sarà facile per un Comune come quello di Chiusi imporre prescrizioni e paletti da rispettare”. In sostanza, il timore è che Acea, una volta insediato l’impianto possa poi fare quello che vuole. E se qualcuno cercherà di tenere fermi quei “paletti” l’azienda mobiliterà schiere di tecnici e avvocati e sarà impossibile tenerle testa”. Questa tesi è stata sostenuta in Consiglio Comunale dal capogruppo dei Podemos Luca Scaramelli ed è stata ripresa in altri interventi anche all’assemblea pubblica promossa da Paolo Scattoni alla sala Eden. Anche tra i 5 Stelle qualcuno ha pigiato su questo tasto, oltre quello della necessità di “pareri tecnici preventivi”  e di una maggiore informazione dei cittadini. Quindi oltre ai possibili rischi legati alle possibili emissioni dell’impianto, magari dovute al trattamento di sostanze diverse da quelle dichiarate o ad ampliamenti della gamma di materiali da trattare, secondo le opposizioni chiusine ci sarebbe anche il rischio di uno scarso potere contrattuale dell’Amministrazione locale nei confronti di un “colosso”come Acea, di fatto incontrollabile. Visto come vanno le cose in Italia non sono preoccupazione del tutto campate in aria. Vedi Ilva, vedi Terni ecc…

I 5 Stelle non sembrano rassicurati più di tanto dal fatto che Acea è una multiutility controllata dal Comune di Roma (che ne è l’azionista principale) e il Comune di Roma è in mano a Virginia Raggi e al Movimento grillino. Nè dal fatto che nel programma nazionale 5 Stelle un posto rilevante ce l’abbia l’economia da riciclo dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare. Che è ciò che almeno nelle enunciazioni propone Acea a Chiusi. Però è di questi giorni una notizia che potrebbe incrinare le posizioni – e i dubbi – delle due minoranze chiusine, sulla questione.

La notizia è che Acea, pur aderendo a Confindustria, ha firmato u contratto aziendale con i sindacati, che di fatto “cancella” il Jobs Act, derogando alle tre grandi novità introdotte dalla riforma del Governo Renzi: licenziamento per giusta causa, demansionamento e controllo a distanza dei lavoratori. L’intesa, che prevede premi di risultato e norme sul welfare aziendale stabilisce “per tutto il personale e per coloro che saranno assunti in futuro, le tutele previste dall’articolo 18 della legge 300, così come modificato dallalegge Fornero del 2012”. Significa che potranno essere reintegrati dal giudice in caso di licenziamento illegittimo (il Jobs act concede solo un indennizzo). Affida poi le decisioni su eventuali demansionamenti dei lavoratori a un accordo che l’azienda dovrà trovare con i sindacati. Stesso discorso per “l’introduzione di sistemi di controllo della prestazione a distanza” per i quali invece il Jobs act (se considerati strumenti di lavoro) ha eliminato l’obbligo di intesa con i sindacati. Per Confindustria si tratta di un “tradimento che coglie di sorpresa gli industriali, non informati dai vertici dell’azienda nominati ad aprile 2017 dalla giunta 5 Stelle. Anzi proprio per la natura pubblica di Acea, Confindustria vi intravede anche una ingerenza della politica (cioè da parte del Comune di Roma). 

L’accordo aziendale sottoscritto da Acea non è il primo del genere: già la Ducati e la Lamborghini e altre aziende metalmeccaniche hanno firmato contratti che ripristinano di fatto l’art. 18 e derogano al Jobs Act. E’ una linea, questa, che la Cgil, tenta da tempo di attuare almeno nei contratti aziendali…

A livello locale sia 5 Stelle che Possiamo si sono sempre dichiarati contrari al Jobs Act, quindi questa “sortita” di Acea potrebbe in qualche misura farli ricredere, se non altro riguardo al giudizio dato finora dell’azienda.  Da “colosso incontrollabile” a “colosso dal volto umano”, almeno con i propri dipendenti.

Noi, da queste colonne, abbiamo sempre sostenuto che è naturalmente necessario e opportuno fare tutte le verifiche del caso, che quando si parla di depuratori o impianti di trattamento di rifiuti, fanghi, liquami la cautela non è mai troppa e i dubbi sono legittimi. Ma abbiamo anche sempre detto che le cose vanno valutate senza farsi prendere la mano dalle paure e dai pregiudizi, e abbiamo anche detto che, proprio il controllo pubblico di un Comune (in questo caso il Comune di Roma) sull’azienda è di per sé una garanzia in più rispetto alle aziende esclusivamente private. Anche quelle che sembrano le più moderne e avanzate.  Detto tra noi, ci fidiamo più di un’azienda come Acea che di un Cucinelli o un Della Valle che finanziano restauri di monumenti, teatri e antichi borghi, ma i sindacati in fabbrica non ce li vogliono…

Questa notizia sul contratto aziendale di Acea ci sembra insomma una buona notizia, che in qualche modo conferma quanto abbiamo fin qui sostenuto. Non è la garanzia assoluta che l’impianto di Chiusi non presenterà rischi e criticità, ma intanto ci dice che Acea lavora in un certo modo e con i lavoratori intende impostare rapporti più corretti e più umani.

I Podemos che in più di una circostanza si sono trovati a fianco della Cgil e della Fiom potrebbero trovare in tutto ciò un motivo per tirare quantomeno un sospiro di sollievo. Stai a vedere che insieme al carbonizzatore arrivano anche i comunisti… O sono quelli dei 5 Stelle?

m.l.

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