MASSIMO BERNAZZI, IL PD SENESE CERCA IL SUO CORBYN?

venerdì 06th, ottobre 2017 / 12:51
MASSIMO BERNAZZI, IL PD SENESE CERCA IL SUO CORBYN?
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SIENA –  Nel Pd senese volano pure gli stracci. Dopo i veti incrociati, le ripicche, le vendette, le “pugnalate alle spalle” (termine usato da Stefano Scaramelli) fioccano anche i ricorsi sulla regolarità delle firme per le candidature. Uno spettacolo triste. Ai limiti della decenza. Uno può anche sperare che il Pd si incarti da solo, che imploda. Ma una faida tra ex amici come quella in atto tra i renziani senesi all’interno del partito di maggioranza nel territorio e questa conta infinita tra candidati improbabili è una deriva deprimente e preoccupante per tutti, perché segnala una discesa pericolosa della politica e dei presìdi democratici, quali dovrebbero essere i partiti. Detto questo e prima di sapere come andrà a finire la conta, registriamo, con un pizzico di sollievo, qualche piccolo segnale di controtendenza. Un piccolo squarcio di luce in un quadro in cui domina il grigio. Ci riferiamo all’intervista rilasciata ieri all’agenzia Impress, da Massimo Bernazzi, uno dei 4 candidati alla segreteria del Pd senese che si sfideranno al congresso. Quello che sulla carta è il papabile numero uno. Il più anziano e più esperto dei 4.

Bernazzi è il candidato sostenuto da Scaramelli. E’ un renziano doc, della prima ora. Ma con le cose che dice e pure con il suo profilo anagrafico e politico, smonta pezzo per pezzo o quantomeno rimette in discussione buona parte del castello di carta costruito dal renzismo. E anche dallo scaramellismo, se il termine ci è consentito. Anche il linguaggio che usa è totalmente diverso.

Partiamo dal profilo anagrafico: Bernazzi non è un giovane leone renziano. Nè una giovane marmotta che pensa di essere un giovane leone (il Pd ne è pieno). E’ un pensionato sessantenne. Con un passato di dirigente e amministratore locale e di militante del Pci. Non è un estremista (mai stato, neanche ai tempi del Pci),  dice di avere un’idea di partito che è quella “di una forza politica tranquilla, solida, affidabile che fa tesoro della diversità di opinioni, cerca tenacemente di portarle a sintesi, fa crescere nuovi gruppi dirigenti e concretizza progetti”. Ma come approccio e pedigree è più simile a Corbyn che a Renzi. Corbyn forse era più barricadero in gioventù. Ma a Siena anche il Pci più che sulle barricate è cresciuto prima nella campagne, poi all’ombra del Monte dei Paschi.

Un pensionato sessantenne alla guida della Federazione provinciale senese sarebbe la sconfessione del mantra della rottamazione su cui Renzi e il renzismo hanno costruito le proprie fortune. E anche del mantra che una volta passati i 40 non si ha più nulla da dire. Il segnale positivo in tutto questo è che forse qualcuno si è accorto dell’errore iniziale e ha capito che dell’esperienza, della “scuola” politica precedente, quando i partiti erano partiti veri, non se ne può fare a meno.  Neanche ai tempi di Renzi.

Il linguaggio: Bernazzi parla semplice, ma non semplifica. Non parla per slogan e frasi fatte come un “correttore automatico”. Articola. E soprattutto non sembra affetto da manìe di onnipotenza, da vocazioni maggioritarie e assolutiste (che si è visto quanti danni hanno provocato). Parla non solo ai suoi (cioè a chi lo sostiene, alla “corrente”) ma a tutto il partito e anche oltre, guardando al di là del partito. 

E qui veniamo alle cose che dice, che sembrano abbastanza interessanti anche quelle. E per nulla scontate, neanche per un sessantenne ex Pci. Anche la segretaria uscente Silvana Micheli, soprannominata a suo tempo “la signora in rosso” ha fatto il sindaco prima che nascesse il Pd, anche lei viene dal Pci ed ha più o meno la stessa età, ma certi riferimenti non glieli abbiamo sentiti fare in questi ultimi anni in cui ha retto il Pd senese.

In riferimento alle imminenti elezioni amministrative di Siena, ma non solo, Bernazzi apre infatti a sinistra: “Il Pd in città e non solo in città deve allargarsi ed aprirsi verso le forze della sinistra e democratiche, la società organizzata, i diversi soggetti che si manifesteranno disponibili a costruire il futuro dei prossimi cinque anni”. Apre a sinistra e smonta un altro tassello del pensiero del suo sostenitore principale Scaramelli: “Non sono innamorato della categoria ‘forze civiche’ e mal sopporto il tartufismo”,  dice intendendo per “tartufismo” probabilmente l’ipocrisia e il bigottismo piuttosto in voga ormai anche nella politica locale. L’idea di una lista civica, senza il simbolo Pd, fatta balenare a più riprese da Scaramelli evidentemente non gli piace. Né pensa che il Pd, anche con lui segretario, possa bastare a sé stesso e alla comunità: “Una comunità ha portatori di interessi positivi in tanti luoghi e punti, penso che non dobbiamo in nessun modo esser, come si dice? “autoreferenziali”, nessuno è autosufficiente, non siamo una monade, aiutare la città a ridefinire se stessa significa non trascurare nessuna volontà e nessuna energia“. Il ragionamento di Bernazzi nello specifico è riferito a Siena, ma crediamo possa valere per tutti i territori.

Quanto al programma politico si annusa anche lì il senso dello stare da una parte e non necessariamente nel mezzo: “priorità al lavoro e precedenza assoluta alle nuove generazioni che troppo hanno patito e patiscono la crisi, rimuovere gli ostacoli burocratici e fiscali che frenano la crescita, la più elevata attenzione ai disagi sociali, al livello, alla qualità e all’efficienza dell’offerta sanitaria, alla riorganizzazione anche territoriale degli enti locali ma senza nessuna forzatura, su base consensuale e con logica razionale, eppoi infrastrutture stradali e ferroviarie, ambiente con la regimazione delle acque per mettere in sicurezza le nostre popolazioni più esposte al rischio, valorizzazione dei nostri pregiati prodotti agricoli”.

Insomma Bernazzi è sostenuto da Scaramelli, ma ci sembra alquanto diverso da Scaramelli, come approccio alle questioni, quantomeno. Non è chiaro se il riferimento alla sinistra sia un richiamo, una mano tesa al candidato della componente di minoranza Andrea Valenti. Di sicuro nell’ala orlandiana del Pd fatta per lo più dagli ex Pci-Pds, Bernazzi gode di una certa stima e simpatia e nella conta congressuale potrebbe rappresentare una soluzione accettabile, un compromesso sostenibile… Forse Bernazzi è un “compromesso” una sorta di ultima ratio, per non soccombere, anche della componente scaramelliana, perché indubbiamente è un profilo atipico per l’ambiente.

Dai commenti apparsi sui social, sembra che Bernazzi piaccia molto a Bettollini il quale pur rimanendo un fedelissimo del suo predecessore al Comune di Chiusi, in più occasioni ne ha preso di fatto le distanze, con dichiarazioni, atti amministrativi e politici. Al congresso lo sosterrà. Anche il sindaco di Sinalunga Agnoletti sostiene Bernazzi. Il sindaco di Montepulciano Rossi e quello di Torrita Grazi sosterranno invece Michele Cortonicchi, anche per questioni legate alla fusione dei due comuni (che Bernazzi non benedice, anzi la ritiene una forzatura se fatta in presenza di divisioni nella popolazione) Il sindaco di Cetona Eva Barbanera è dalla parte di Valenti. Vedremo come andrà a finire.

Vale magari la pena ricordare che in Europa soffiano venti cattivi e avanzano le destre peggiori (vedi i neonazi in Germania), ma ci sono anche forze di sinistra che vincono, che aumentano consensi e recuperano milioni di persone al voto e alla pratica democratica.  Il quasi 10% della Linke e il 9 dei Verdi in Germania, la solidità di Podemos in Spagna, il successo del Labour di Corbyn in Gran Bretagna, ci dicono che la gente torna a votare a sinistra se la sinistra non si presenta per fare ciò che vorrebbe fare la destra…

Il Pd in Italia sembra ormai perduto come forza di sinistra, appare sempre più come una cosa diversa. E un Bernazzi non fa primavera (e non è Corbyn). Però è un segnale che, partendo da Siena, potrebbe aprire scenari un po’ diversi. Noi lo registriamo. E attendiamo la conta.

m.l.

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