PERUGIA, IN 45 LASCIANO IL PD PER SEGUIRE D’ALEMA E BERSANI: TRA LORO L’EX SINDACO LOCCHI E L’EX SEGRETARIO REGIONALE BOTTINI

martedì 04th, aprile 2017 / 10:42
PERUGIA, IN 45 LASCIANO IL PD PER SEGUIRE D’ALEMA E BERSANI: TRA LORO L’EX SINDACO LOCCHI E L’EX SEGRETARIO REGIONALE BOTTINI
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PERUGIA – E’ una diaspora. Che la “fuga dal Pd” fosse cominciata, e da un pezzo, si era capito, ma adesso, appena finita la prima fase congressuale, con la conta nei circoli, in molti stanno uficializzando l’uscita dal partito per aderire ad Art.1 Mdp, il movimento “scissionista” di Bersani, Speranza, D’Alema, Rossi… In provi cia di Perugia in 45 hanno aspettato il fischio finale sulla “conta” forse per un atto estremo di lealtà (cioè per non influenzare la corsa), poi hanno scritto una lettera al segretario regionale Leonelli per annunciare l’abbandono. Non si tratta di 45 militanti qualsiasi, ma nell’elenco figurano anche figure di spicco, come l’ex sindaco di Perugia Renato Locchi, l’ex segretario regionale Lamberto Bottini, e poi Valerio Marinelli, Piero Mignini, l’ex sindaco di Città di Castello Adolfo Orsini, poi ancora Ornella Bellini, Alba Cavicchi, il consigliere regionale Attilio Solinas o Fabio Pontefice, già segretario di Tavernelle e dalemiano mai pentito e Dania Vitali di Piegaro…

Nella lettera i 45 “scissionisti” perugini contestano al Pd il mancato spostamento dell’asse delle scelte economiche, sociali e politiche in difesa delle fasce meno tutelate della società e alcune precise scelte come “il Jobs act, la Buona scuola e ovviamente la riforma costituzionale, sbagliata nel merito e nel metodo, bocciata il 4 dicembre scorso”… Provvedimenti che, secondo i 45, “non hanno fatto fare passi in avanti al paese e sui quali non c’è stata una vera e seria discussione, dato che le riunioni della Direzione nazionale sono state solo occasioni di ratifica di quanto proposto dal segretario del partito e, contemporaneamente, capo del governo”.VOLPI BOTTINI

“Il risultato del referendum – aggiungono i firmatari della lettera – ha sancito il divorzio tra il Pd e componenti significative di quello che avrebbe dovuto essere il suo insediamento sociale e la scarsissima capacità attrattiva del Pd stesso, tra le nuove generazioni. La nostra scelta, dunque, prende le mosse dalla volontà e dalla speranza di riuscire a recuperare una parte di quei nostri elettori, che ci hanno abbandonato estraniandosi o cercando altri approdi,e ad intercettare quei tanti giovani che hanno, compattamente, votato NO al referendum. Un’operazione tutt’altro che facile, ma che intendiamo avviare con il necessario entusiasmo per dare vita ad una nuova formazione che sappia mettere al centro i valori di una sinistra capace di interpretare le complessità dell’oggi e ne persegua il superamento».

Insomma una bocciatura senza appello del renzismo e del modo in cui Renzi e i suoi hanno condotto il partito. E dunque un “ritorno” alle origini da parte di dirigenti e amministratori locali e regionali che hanno alle spalle una lunga storia a sinistra. Qualcuno anche nel Pci, prima che cominciassero i cambi di nome, simboli e bandiere…

D’altra perte si è visto come in tutta l’Umbria le iniziative di Art.1 Mdp stiano facendo il pienone ovunque, raccogliendo consensi anche tra intellettuali, giuristi, docenti universitari che si erano spesi nella campagna referendaria a difesa della Costituzione contro la riforma Renzi-Boschi, come per esempio il professor Mauro Volpi (Foto a destra, con Bottini).

Quanto al Pd, in Umbria la conta nei circoli ha visto una netta vittoria dell’ex segretario ed ex premier Renzi che ha ottenuto 5.461 voti pari al 76%, mentre Orlando ne ha presi 1.601 (22,2%) e Emiliano si è fermato sotto al 2% con sole 137 preferenze. Nei 230 circoli della regione su un totale di 13.380 iscritti aventi diritto al voto, hanno votato 7.200 tesserati, il 54%. Poco più di uno su due. E anche questo è un dato che si può leggere come lo specchio di una certa disaffezione del corpo del partito. Un corpo già sfibrato e fortemente indebolito, sotto questo aspetto, rispetto ai tempi dei Ds, per non dire del Pci…

Il secondo round si disputerà il prossimo 30 aprile, con le “primarie” aperte non solo agli iscritti, ma a chiunque pagando due euro e sottoscrivendo una dichiarazione voglia partecipare. Se le primarie aperte potrebbero avere un senso per la scelta di un candidato premier di coalizione, è singolare che il segretario di un partito venga scelto anche da potenziali avversari o iscritti ed elettori di altri partiti… Ma questo è il Pd. E forse è anche per questo che sta facendo una brutta fine.

 

 

 

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