La sinistra, il renzismo e… la fine dell’illusione giovanilistica. La lezione di Melenchon

mercoledì 19th, aprile 2017 / 16:11
La sinistra, il renzismo e… la fine dell’illusione giovanilistica. La lezione di Melenchon
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I non amo particolarmente i francesi, perché ho sempre avuto l’impressione che loro non amino gli italiani. Se ti capita di andare in Francia e sentono che sei italiano te lo fanno pesare… In qualche modo te lo fanno pesare, sempre. Per loro siamo i cugini poveri, e anche un po’ stronzi. Questa cosa mi fa rabbia come mi fa rabbia il fatto che in Francia l’acqua minerale costi quasi come il vino… e da loro il vino è buono e costa caro. Hanno quattro rovine malandate e un’arena che è la metà di quella di Verona e sembra che abbiano 10 Colossei, 11 Terme di Caracalla, 14 Pompei e se gli parli degli Uffizi loro ti guardano come se stessi parlando degli scantinati del Louve. Vantano 100 tipi di formaggio e per questo si sentono i padroni della cucina mondiale. Mangiano rane e lumache come se fossero oracoli di Delfi…  Ma sono rane e lumache.

Però, d’altro canto, ho sempre pensato che i francesi fossero un passettino avanti a noi. Su molte cose almeno. Per un fatto semplice, anzi due: 1) i francesi hanno fatto la Rivoluzione. L’unica peraltro che abbia fuzionato… 2) perché loro, i frances, saranno un po’ spocchiosi, un po’ furbetti, ma non sono succubi della Chiesa e della Religione. Anzi, della religione se ne fregano alquanto. E questo me li rende meno antipatici. Poi, diciamolo: hanno anche un “senso dello Stato” e del “bene pubblico” più spiccato di noi. Forse per la storia della Rivoluzione, mica per altro…

E’ vero che ultimamente anche i francesi si son fatti prendere la mano dal… nulla, come noi. Prima Sarkozy, poi Hollande… e pure i loro servizi segreti un tempo tra i più efficieni e feroci del pianeta, non sono più quelli di una volta e i terroristi non li prendono neanche se lasciano i documenti sull’auto usata per fare una strage. Ed è vero che anche i francesi, quelli con il più alto senso dello Stato, rischiano di ritrovarsi al ballottagio una populista fascistella e un liberale destrorso e quindi sono caduti molto in basso pure loro…

Al di là di questo e al di là di tutto, antipatie comprese, io guardo comunque ai francesi e alla Francia sempre con un certo interesse… E francamente la campagna elettorale francese e ciò che si prospetta con il voto di domenica prossima mi sembra più interessante delle primarie del Pd, per le quali non avverto alcuna “pulsione” emotiva.

La corsa per l’Eliseo può in cambiare lo scenario europeo. E disegnare una Francia diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad ora. A 4 giorni dal voto si profila un testa e testa tra Marine Le Pen (la populista fascistella) e Emmanuel Macron (il ‘liberal’, ex ministro socialista ed ex banchiere per Rothschild, formazione alla Scuola di pubblica aministrazione, che punta a prendere i voti socialisti e della destra non fascista per fermare la Le Pen e anche il gollista Fillon). Sono dati entrambi al 24%…

Il socialista Hamon, il Bernie Sanders francese, è decisamente più indietro nei sondaggi e difficilmente ce la farà ad andare al ballottagio. Anche perché superato nelle ultime settimane da Jean Luc Melenchon, il candidato della sinistra radicale e più estrema, sostenuto anche dai post comunisti…

Con una campagna elettorale puntata molto sul “digitale” e sulla “rete”per aggirare i media mainstream e cercare il massimo livello di coinvolgimento e impegno possibile dei cittadini Melenchon è accreditato di un consenso vicino al 20%… Quello che sta facendo Melenchon e con lui anche una serie di soggetti dell’arcipelago della sinistra diffusa e dispersa è qualcosa di diverso dall’uso della rete che in Italia fanno i 5 Stelle… I sostenitori di Melenchon non fanno solo “primariette”, ma attraverso una serie di strumenti specifici on line e vari siti web stanno costruendo, emendando e condividendo il Programma elettorale, lo mettono a confronto con quello degli altri candidati. Stanno facendo sentire il popolo di sinistra di nuovo protagonista e non solo spettatore o massa di manovra per candidati moderati “meno peggio”…

Nella storia della Quinta Repubblica, quella nata nel ’58 con De Gaulle, non era mai successo che un candidato della sinistra non socialista arrivasse al primo turno delle elezioni accompagnato da un tale entusiasmo. Chissà che non ci scappi la sorpresa. Certo, servirebbero i voti di Hamon, dando per persi quelli della sinistra moderata e liberal che andranno a Macron, per fare l’exploit. Ma già quello che sta facendo il candidato della sinistra radicale e tutto ciò che gli sta girando intorno, è un bel segnale per la sinistra sparsa e dispersa degli altri paesi, Itralia compresa. Melenchon sta sperimentando forme nuove di partecipazione e coinvolgimento, che dalla rete sfociano anche nelle piazze, nelle assemblee pubbliche dove a gente si guarda in faccia, si ritrova… E se  Benoit Hamon, che pure ha idee condivisibili, è un esponente della nouvelle vague alla soglia dei 50 anni, Melenchon di anni ne ha 66. E’ uno della generazione di Geremy Corbyn (68), di Bernie Sanders (76).  Uno di quelli insomma che hanno visto il ’68, il 77, il Vietnam, il terrorismo in Europa e che non si sono formati con Harry Potter, il Signore degli Anelli o il manuale delle Giovani Marmotte.

Diciamolo: se da noi il renzismo è già imploso (al di là di come andranno le primarie del Pd), se mostra la corda e la rottamazione si è fermata è anche perché il manuale delle Giovani Marmotte non basta. E non basta essere under 40, per dominare il vento che tira…

Sarà per la storia della rivoluzione, ma la Francia spesso insegna… E allora cerchiamo di imparare, qualche volta.

Marco Lorenzoni

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