Una società di web design assume una donna al nono mese di gravidanza. Il giorno dopo l’indignazione di una ex dipendente

giovedì 09th, febbraio 2017 / 13:04
Una società di web design assume una donna al nono mese di gravidanza. Il giorno dopo l’indignazione di una ex dipendente
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In seguito alla notizia riportata, un’altra Martina rivela con un post su Facebook come i titolari della Creative Way non siano poi così politically correct.

Bene assumere una donna incinta, racconta Martina Cognolato all’Huffingotn Post, ma potrebbe essere una manovra di marketing. E fin qui, chapeau due volte a Schiavon e Serena, creativi fino in fondo. Ma l’indignazione della Cognolato va oltre e denuncia come alcuni dettagli siano stati omessi. Tra il 2014 e il 2016 quasi tutti i dipendenti avrebbero lasciato la Creative Way perchè stanchi di essere pagati a “singhiozzo” nonostante le eccellenti performance. I titolari, secondo il pubblico sfogo dell’altra Martina, avrebbero anche rimandato con “scuse futili e addirittura menzogne” la liquidazione del TFR.

 

I titolari di una società di web design del Veneto assumono una donna al nono mese di gravidanza e si ritrovano su tutti i giornali

Chapeau a Samuele Schiavon e Stefano Serena, titolari di The Creative Way, un’azienda di web design e sviluppo web, che hanno assunto  Martina Camuffo, 36 anni, “nonostante” fosse al nono mese di gravidanza. In un’Italia che è in lotta continua contro il merito quel “nonostante” diventa miracolo e catapulta i tre protagonisti su tutti i giornali e telegiornali.

Martina Camuffo

Martina Camuffo

Perché Lei è incinta di nove mesi e Loro, i futuri datori di lavoro, sono disposti ad aspettare i tempi della maternità pur di avere il suo talento e le sue provate capacità al servizio dell’azienda. Ma anche perché Loro, sono uomini.

Eppure non è un miracolo. Martina Camuffo non è stata assunta perché ha il pancione o per compassione verso quella pancia (la moglie di Samuele Schiavon ha perso il rinnovo del contratto a tempo determinato proprio perché incinta), e nemmeno perché è una donna, come suggerisce il titolo del Corriere Veneto. È stata assunta perché è brava. Una bravura che vale la pena aspettare qualche mese.

Samuele Schiavon e Stefano Serena sono semplicemente due managers in gamba. Individuare, riconoscere e sviluppare il talento di un dipendente (o futuro tale) è la qualità che distingue un datore di lavoro intelligente da uno mediocre. È evidente che i due titolari hanno puntato su una politica di investimenti, in questo caso di capitale umano, una delle componenti essenziali per una crescita a lungo termine.

Non si tratta di fantascienza ma di una logica molto semplice: chi taglia soccombe, chi investe va avanti.  Gli effetti sono ancora più elementari. Chi adotta la politica del taglio assume in base al costo di lavoro più contenuto creando una forza lavoro incompetente, sminuita e rancorosa. Chi investe punta sulle capacità del personale creando una forza lavoro competente, forte del riconoscimento e spronata a dare il meglio. È chiaro (o almeno dovrebbe esserlo) che ad un miglior rendimento dei dipendenti corrispondono un miglior servizio e una maggiore credibilità dell’azienda.  Ad una reputazione di serietà e professionalità segue una maggiore capacità competitiva e, di conseguenza, margini di successo più alti.

Ne è un chiaro esempio la premiata ditta Brunello Cucinelli, imprenditore umbro, che nonostante la crisi, nel 2015 ha aumentato il fatturato in tutte le aree geografiche in cui è presente e nel primo trimestre del 2016 ha dichiarato un aumento del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel Big Black Book 2015 pubblicato dalla rivista Esquire ogni anno, in una lunga intervista, Cucinelli esprime così la sua filosofia imprenditoriale: “Sogno una forma di capitalismo moderno con radici antiche forti, dove il profitto viene realizzato senza recare danno o offendere nessuno, e dove parte degli utili viene destinata a iniziative che fanno veramente la differenza nella vita delle persone: servizi, scuole, luoghi di preghiera e tradizione culturale” . Nel 2008, allo scoppio della crisi finanziaria, Cucinelli prese un impegno e l’ha mantenuto: non licenziare nessuno.

Mentre molti de-localizzano forsennatamente nei luoghi più remoti e peggio pagati del mondo, si affannano a tagliare costi e dipendenti, bloccano come la peste qualunque forma di investimento, tappano buchi di bilancio alla meno peggio, Cucinelli fa l’esatto contrario. E vince. Come vincono molti altri imprenditori lungimiranti e come sicuramente accadrà a The Creative Way dove Martina Camuffo, una volta in azienda, si impegnerà al massimo per ripagare la fiducia riposta in lei.

La sua assunzione non è un piccolo miracolo, come ha titolato il Secolo XIX, quanto piuttosto un piccolo segnale di progresso in un paese che insieme alla meritocrazia ha fatto della parola investimento il suo peggior nemico, sbagliando clamorosamente strada. Come rileva Riparte il Futuro, la comunità digitale apartitica che combatte la corruzione (sì, qualcuno lo fa):

“Minori investimenti comportano minori opportunità di fare impresa e creare nuovi posti di lavoro, specialmente per i più giovani: non a caso l’Italia ha un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 39% contro il 22% dell’Eurozona (Eurostat, febbraio 2016).

La scarsità di FDI (Foreign Direct Investment) comporta una perdita anche in termini di trasferimento internazionale di tecnologie e know-how, misurata dalla nostra bassa prestazione nellindice di progresso tecnico, come osserva L’OECD ((Organisation for Economic Co-operation and Development), che rappresenta un punto fondamentale della crescita a lungo termine. Inoltre la mancanza di competitività agisce negativamente sulla produttività, sull’innovazione, sulla capacità di fare impresa e sulla spesa pubblica.

Elda Cannarsa

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