I SINDACI RENZIANI E NON DI FRONTE ALLA POSSIBILE SCISSIONE DEL PD: CHE SUCCEDE NEI COMUNI?

venerdì 17th, febbraio 2017 / 12:12
I SINDACI RENZIANI E NON DI FRONTE ALLA POSSIBILE SCISSIONE DEL PD: CHE SUCCEDE NEI COMUNI?
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Molti dei sindaci attualmente in carica, anche il Valdichiana, nel Trasimeno, neLl’Orvietano e dintorni, sono espressione del renzismo, più o meno spinto. Sono stati candidati ed eletti sull’onda di quel vento che non si ferma con le mani e che dal 2012 in poi ha soffiato forte. Fino a 4 dicembre scorso. Quando il voto al referendum sulla riforma costituzionale, cioè sull’impalcatura del renzismo, inteso come pensiero e come azione di governo, ha riportato tutti con i piedi per terra, ha fatto franare rovinosamente quell’impalcatura ed ha scoperchiato una pentola piena di vento e poco altro. Figure come quelle di Juri Bettollini di Chiusi, Riccardo Agnoletti di Sinalunga, Giacomo Grazi di Torrita, sono le punte avanzate, ma anche Fausto Scricciolo di Città della Pieve pur essendo meno organico ai “comitati Renzi” nel 2014 vinse le primarie e poi le elezioni grazie alla voglia di rottamazione delle vecchie nomenklature. Francesco Landi di Sarteano e Andrea Rossi di Montepulciano si sono allineati strada facendo al nuovo pensiero dominante. Maurizio Terzino di Fabro idem…

Pochi i sindaci dichiaratamente non renziani: Eva Barbanera, di Cetona e Valentino Filippetti di Parrano. Sergio Batino, sindaco di Castiglione del Lago è partito da altre posizioni. Più bersaniane, diciamo. E’ uno della vecchia guardia ex Pci-Pds-Ds… Ma non si è mai messo troppo di traverso rispetto al famoso vento di cui sopra e visto che il vento soffiava forte anche in riva al lago, anche lui piano piano ha cominciato a galleggiare senza schierarsi troppo, né da una parte né dall’altra.

Adesso però, con la battaglia congressuale nel Pd e la scissione che sembra quasi ineluttabile, sia che la faccia la minoranza, sia che la faccia lo stesso Renzi, il quadro a livello locale potrebbe complicarsi non poco. Già adesso alcuni sindaci possono vantare un consenso forte, ma un partito scarso alle spalle. Scarso nei numeri, nella forza organizzata e soprattutto nella proposta politica. Se il partito si dividerà, sarà ancora più debole. Certo, scindere il nulla, è operazione ardua, difficile anche per il più bravo dei matematici o degli alchimisti. Ma al Pd, dopo la fusione a freddo, potrebbe riuscire anche la scissione dell’antimateria…

E’ vero che finora l‘apporto politico del Pd ai suoi sindaci è stato pressoché irrisorio, che alcuni sindaci hanno ottenuto un consenso trasversale, pescando anche nell’ex elettorato della destra berlusconiniana a cui il renzismo tutto sommato non dispiace… ma se il Pd si divide (e i divorzi, anche quelli consensuali portano sempre strasichi dolorosi), salta anche l’ultimo palo dell’impalcatura cotruita negli ultimi 10 anni. I sindaci renziani o super renziani, che alle elezioni s sono presentati comunque come alfieri di una sinistra più moderna, più fattiva e più avanzata si ritroveranno di colpo sindaci centristi, post democristiani, alternativi alla sinistra. Digeriranno a cuor leggero una cosa del genere i Bettollini, i Grazi, gli Agnoletti o Fausto Scricciolo?

Per gli altri, quelli che se ne andranno dal Pd, se usciranno, non sarà facile dopo aver sostenuto e teorizzato la deriva politica e la mutazione genetica del Pd da partito di sinistra a partito delle banche e di Marchionne, andare a dire che adesso bisogna cambare strada, che bisogna tornare a parlare di lavoro e di socialismo (come dice Enrico Rossi). Non saranno molto credibili, dopo i disastri che hanno fatto a sinistra. Se Renzi ha scalato il Pd e se n’è impossessato, è perchè i Bersani, i Cuperlo, i D’Alema, i Veltroni & C. avevano esaurito tutto il credito. Che adesso tornino alla carica cercando di ridarsi una verniciatina di rosso, è quasi patetico. Anche se di un po’ di rosso ci sarebbe bisogno. E le posizioni di Corbyn in Gran Bretagna, di Hamon in Francia, di Sanders negli Usa, di Iglesias in Spagna sono lì a dimostrarlo. Se la predica però arriva dal pulpito sbagliato…

Detto questo, il problema per gli amministratori renziani rimane. E’ indubbio che per i giovani amministratori “del fare”, per i sostenitori di Matteo che governano i comuni del territorio, ritrovarsi democristiani, senza più nemmeno la scusa di doversi dichiarare di sinistra e con la prospettiva di alleanze con ciò che resta del berlusconismo, sarà un bel cambio di passo. Spiegarlo al popolo che li ha votati perchè prima votava Pci, sarà piuttosto complicato, anche se quel popolo ha dato a vedere che esso stesso ha cambiato pelle e “sentire”, come hanno fatto i dirigenti…

Il simbolo Pd sulla scheda elettorale conta poco dal punto di vista degli indirizzi politici, conta molto invece come richiamo elettorale. Finire la legislatura (per alcuni appena iniziata) con un partito alle spalle che non è più il Pd, ma una specie di Margherita dimezzata, senza più l’ala sinistra, non sarà, oggettivamente, la stessa cosa. E parliamo dei sindaci, ma anche degli assessori, dei consiglieri comunali… A Sarteano, per esempio Landi è a scadenza, si voterà a breve,  in questo 2017: le fibrillazioni del Pd sullo sfondo potrebbero complicare il quadro. Per dire. Alla Regione Toscana, con Rossi in guerra con Renzi, la scissione potrebbe avere effetti dirompenti e inusitati. Non esclusa la fine anticipata della legislatura cominciata nel 2015…

Intanto notiamo che, a differenza del referendum costituziale, nel quale tutti si sono spesi nella campagna per il Sì, stavolta, sulla campagna congresuale e sulla possibile scissione stanno tutti più abbottonati. Anche Bettollini, che finora ha giocato da centravanti di sfondamento, dopo la polemica con il Governatore Rossi e l’invito a D’Alema “se vuoi andare vai” di qualche settimana fa, adesso non prende cappello e se ne sta cauto nel suo cantone, in attesa degli eventi. E l’impresione è che lui e i sui colleghi osservino quasi increduli ciò che sta succedendo nel Pd, che sentano franare ora dopo ora i sogni di egemonia del renzismo, che stiano insomma vivendo una situazione da fine stagione rovinosa. Come una squadra che ha sperato di vincere il campionato e si ritrova all’improvviso contestata dai tifosi, con lo spogliatoio lacerato, l’allenatore in odore di esonerato e con l’incubo della retrocessione davanti…

m.l.

 

 

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