Chiusi, Sabato 25 febbraio ore 17,00: Amori, passioni e p38. Gli anni di piombo attraverso due libri e due punti di vista

mercoledì 22nd, febbraio 2017 / 16:59
Chiusi, Sabato 25 febbraio ore 17,00: Amori, passioni e p38. Gli anni di piombo attraverso due libri e due punti di vista
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CHIUSI -Sabato prossimo, 25 febbraio, a Chiusi si torna a parlare della stagione cupa e al tempo stesso esaltante degli anni ’70. E di quelli che furono definiti “anni di piombo”, con il contorno di passioni forti, grandissima musica, odore di ciclostile, di fumo e di polvere da sparo, spaccature generazionali e di classe. Sarà una riflesisone a voce alta. Anzi a più voci su quel periodo bello e dannato. Come lo fu una intera generazione. Una generazione che in buona parte si perse in una sorta di malattia collettiva, finì per farsi risucchiare da un vortice inarrestabile di violenza e di annientamento, e in parte non cadde nel vortice, ma ci andò molto vicina. Anche in zone di provincia come la Valdichiana e dintorni, che si ritrovarono d’un tratto in mezzo al “casino generale”, lontano dalla linea del fuoco, ma non troppo. Anzi, spesso nelle immediate retrovie, con bombe che scoppiavano davvero, manifestazioni con le spranghe, notti passate in montagna per sfuggure a colpi di stato non solo ipotetici, covi brigatisti, cellule nere, spie di Gladio spedite a controllare i comunisti, studenti che decidevano di passare alla clandestinità o si innamoravano della compagna P38…

L’occasione per la riflessione è offerta dalla pubblicazione recente del libro “Patologia generale” che non è un trattato di medicina, ma un romanzo ambientato proprio in quegli anni, anzi nell’anno fatidico 1977 tra l’Università di Siena e Milano… L’autore è Vincenzo Medici Bologna, classe 1951, medico condotto a San Casciano Bagni, all’epoca studente in medicina, rampollo di  una famiglia di agrari in odore di nobiltà… Benestante, liberale, amico di tanti comuisti o estremisti di sinistra ma non uno di loro, testimone quasi causale e involontario di un momento cruciale della storia recente. Nonostante il punto di vista e di partenza diverso, il romanzo di Bologna rivela molti “intrecci” (anche per ragioni territoriali, ma non solo), molti punti di contatto con il libello “Il Vortice” scritto dal direttore di Primapagina Marco Lorenzoni nel 2014 (trasponendo su carta il testo di uno spettacolo teatrale intitolato Bianco rosso e nero). La “patologia generale” evocata da Bologna è in sostanza il “vortice” di cui parla Lorenzoni. E anche alcuni  personaggi dei due testi si somigliano, nel linguaggio, nel tipo di esperienze, nelle frequentazioni… Ma Lorenzoni racconta quegli anni dal punto di vista del giovane proletario, militante prima dell’area extraparlamentare, poi del Pci sia pure da “irregolare non allineato” e inquieto. Due angolazioni quindi diverse, ma convergenti sul medesimo obiettivo. Due quasi coetanei (5 anni di differenza) di diversa estrazione sociale e politica capitati per caso, per amore, per amicizia o per passione in mezzo alla bufera…

Dal confronto tra i due testi emerge una provincia meno provinciale di quanto potesse apparire, un ateneo senese certo più tranquillo di altri, ma non immune o esente da situazioni e presenze particolari di primissimo piano rispetto alla “patologia” del periodo… E un mondo che oggi non c’è più. E che è stato archiviato forse troppo frettolosamente.

Un romanzo e un racconto scritto per il teatro. Entrambi ampiamente autobiografici, ma non solo autobiografici. Entrambi con un pizzico di fiction per esigenze di scrittura o di copione, ma in larga misura specchio fedele della realtà vera, quotidiana, di quegli anni.

Con Vincenzo Medici Bologna e Marco Lorenzoni interverrà anche l’asessore al Comune di Chiusi Andrea Micheletti. E non solo per dovere di ospitalità, ma perché Micheletti si è laureato con una tesi di laurea sul ’77. A coordinare il tutto sarà la giornalista di Primapagina Elda Cannarsa. Ovviamente il pubblico potrà interloquire, con domande, riflessioni, ricordi…

Un’occasione, insomma, anche per i più giovani, per chi è nato e cresciuto dopo quella stagione irripetibile per conoscere come eravamo, come si discuteva, come si ragionava nelle scuole, all’università, nelle sezioni di partito, nei circoli studenteschi, ma e anche in casa. Tra genitori e figli. Tra vecchi e giovani.

Gli anni ’70, gli anni di piombo, hanno rappresentato uno spartiacque, anche dal punto di vista culturale e politico. E su molti aspetti di quel periodo anche questo territorio a cavallo tra Umbria e Toscana non ha fatto i conti fino in fondo. Come non ce li ha fatti la politica e in particolar modo la sinistra.  A distanza di 40 anni forse è il momento di farli, due conti…

L’apputamento è sabato 25 febbraio, a Chiusi Città, sala San Francesco, ore 17,00. L’iniziativa è promossa da Primapagina, con il patrocinio del Comune di Chiusi.

r.c.

 

 

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