Fondazione Orizzonti: Bettollini sconfessa Scaramelli, ma il cumulo di cariche non a tutti piace…

venerdì 13th, gennaio 2017 / 11:54
Fondazione Orizzonti: Bettollini sconfessa Scaramelli, ma il cumulo di cariche non a tutti piace…
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CHIUSI – Come era prevedibile la dichiarazione di resa di Silva Pompili con l’annuncio della sua uscita dalla Fondazione Orizzonti, non per scadenza di mandato, ma per ragioni diciamo così politiche (la bocciatura alle elezioni vissuta come il venir meno di un clima di fiducia sulla sua figura), ha subito suscitato reazioni. Non tanto sulla scelta di Silva Pompili, che essendo scelta personale è poco sindacabile, quanto piuttosto sul rovescio della medaglia.  Cioè sulla acquisizione della presidenza dell’ente culturale da parte del sindaco in prima persona. E’ stata la stessa presidente uscente, nel colloquiio da cui è poi scaturito l’articolo di Primapagina di 2 giorni fa, a dare per certo l’avvicendamento e il ritorno del Comune ad un ruolo diretto, al massimo livello, nella direzione della Fondazione. Al momento questo passaggio di consegne non potrebbe avvenire, in quanto per statuto il sindaco è incompatibile con cariche dirigenziali nella Fondazione, ma lo Statuto è già in via di modifica, proprio per consentire il nuovo scenario. Da qui all’approvazione del bilancio e quindi alle dimissioni ufficiali di Silva Pompili, presumibilmente metà febbraio, l’operazione sarà fattibile. Però non a tutti piace. Come non piace il cumulo di cariche nelle mani del sindaco. Nel caso specifico di Juri Bettollini.

Per esempio, Giorgio Cioncoloni, già capogruppo e leader della Primavera nella scorsa legislatura scrive: “Ormai tutto è diventato routine. Non c’è più la capacità di ragionare in maniera critica sui fatti perché l’assuefazione ha preso il sopravvento. Parafrasando Ende, il “Nulla” si sta impossessando della nostra società. In questa vicenda, nel suo passato, nel suo presente e nel suo futuro, vi sembra che tutto sia normale?  Ma le varie incompatibilità valevano solo per Berlusconi? Si può essere insieme controllato e controllore? Si può chiedere contributi e contemporaneamente concederseli? Chi concede lavoro può andare a chiedere contributi a coloro che lo ricevono? Un popolo che perde la capacità di indignarsi è un popolo senza speranza!”. Dal che si deduce che Cioncoloni sia piuttosto indignato.

I 5 Stelle ricordano che la Fondazione si avvia al quarto cambio di presidenza in 4 anni, e che con questa vicenda “si vuol riconoscere che il Sindaco, quale soggetto poliedrico, può assumere qualsiasi funzione: deus ex machina, nel significato teatrale più antico, e comunque soggetto transitante dalla battuta al cinghiale alla battuta teatrale“…  Non è chiaro per la verità se ai 5 Stelle la Fondazione va bene oppure no, se avrebbero preferito che  Silva Pompili rimanesse al suo posto, né quali orizzonti hanno in mente loro per le attività culturali. Ma di sicuro non vedono di buon occhio la presa del timone da parte del sindaco. Questo sembra molto chiaro.

I Podemos non hanno preso posizione, ma nel loro programma elettorale scrivevano: “Ritorno dell’ente comunale come unico gestore e promotore delle attività culturali (assessorato alla cultura con collaborazione di commissione comunale)”. Il che, tradotto, voleva dire superamento della Fondazione e riassunzione di un ruolo più forte di indirizzo e gestione da parte del Comune.

Ora è evidente che la modifica allo statuto e l’assunzione della presidenza da parte del sindaco sono un passo indietro rispetto all’impostazione che inzialmente Scaramelli volle dare alla Fondazione. Torno sui miei passi, direbbe Celentano. E Bettolini sta, di fatto, sconfessando o quantomeno superando la linea precedente, quella della delega totale alla Fondazione circa la promozione e la gestione delle attività culturali.

Non è il superamento o l’abbandono definitivo della Fondazione, ma un ridimensionamento sì. Questo sembra evidente. E sembra anche un primo passo verso il suo superamento e un ritorno alla “gestione diretta” del teatro, dei festival e di tutto il resto da parte del Comune. Qualche motivo di soddisfazione i podemos potrebbero trovarcelo. Ma potebbe anche prevalere il timore per l’uomo solo al comando. Difficile che battano le mani.

Poi, che l’accentramento anche di questa carica nelle mani del sindaco possa apparire inappropriato, o eccessivo, ci può stare. Che la cosa possa generare qualche pasticcio, qualche confusione di ruoli, o conflitti di competenze non si può escludere. Il Comune attualmente figura come fondatore della Fondazione.  E’ il sindaco che nomina i membri del Consiglio di indirizzo, il quale a sua volta nomina il presidente. Chiaro che nella situazione attuale Bettollini si troverebbe nominato da consiglieri che ha appena nominato lui… Un pasticcio, appunto. Ci sarebbe da indignarsi, come dice Cioncoloni.

Dovranno dunque stare attenti il Comune e il Consiglio della Fondazione nell’apportare modifiche allo Statuto. I pasticci o la troppa disinvoltura possono fare brutti scherzi e non servono a nessuno. Lo abbiamo già scritto: al momento gli orizzonti non sono del tutto chiari, ma sarà bene che lo siano, perché la Fondazione ha in mano un settore strategico per la città e spende una discreta fetta del bilancio comunale. Soldi di tutti.

E’ vero che molte fondazioni culturali hanno il sindaco della città come presidente. Ma discutere sulla opportunità o meno che a Chiusi sia proprio il sindaco ad assumere la presidenza non è reato, è legittimo e giusto farlo. C’è anche chi si preoccupa per il povero Bettollini, domandandosi dove potrà trovare il tempo per fare tutto (“è uno stakanovista, ma la giornata è fatta di 24 ore…” ha scritto un lettore).

Diciamolo: se le dimissioni di Silva Pompili sono un segnale di resa, la ratifica di una sconfitta, anche il fatto che sia il sindaco in prima persona a prendere in mano le redini dell’ente non è un segnale di forza e di sicurezza. Al contrario è un sintomo di una Amministrazione Comunale preoccupata di riprendere il controllo, una amministrazione che evidentemente intende riportare la politica, la supremazia della politica, anche in quelle stanze da cui l’aveva estromessa, quindi anche nella gestione delle attività e delle strutture culturali.

Per le stesse opposizioni- rimaste sempre fuori dalla Fondazione –  sarà più semplice affrontare questi argomenti, nel bene e nel male, con il sindaco-presidente, che non con un presidente del tutto sganciato e autonomo. Chissà se nel nuovo statuto è previsto anche un maggiore spazio anche per loro. Se direzione politica deve essere, non sarebbe male se fosse la più rappresentativa possibile.

m.l.

 

 

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