E dopo Corbyn e Sanders ecco Hamon: anche in Francia c’è chi dice cose di sinistra. Renzi invece…

martedì 31st, gennaio 2017 / 12:45
E dopo Corbyn e Sanders ecco Hamon: anche in Francia c’è chi dice cose di sinistra. Renzi invece…
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Reddito di cittadinanza, 32 ore di lavoro settimanali, investimenti nella scuola pubblica, meno tasse ai lavoratori e più tasse alle aziende che usano i robot, no al nucleare. Con queste parole d’ordine e con questo “programma” Benoît Hamon  ha battuto Manuel Valls. Sarà lui il candidato dei socialisti francesi. Un Sanders e non un… Renzi. In Francia dove tira forte il vento lepenista e dove Holland ha collezionato figuracce, più o meno quanto il Matteo di Rignano, la gauche rialza la testa e sceglie un leader che dice e propone “cose di sinistra”. La Francia non è un paese qualunque, la Francia la rivoluzione l’ha fatta davvero e la vittoria alle primarie del Partito Socialista del progressista Hamon è un segnale decisamente opposto rispetto a quelli che Renzi sta mandando di fare in Italia.

Anche l’intervista del sindaco di Chiusi Bettollini a sostegno delle tesi dell’ex premier e contro l’antagonista interno Rossi conferma la voglia della componente renziana di chiudere la partita con D’Alema, Bersani e la minoranza del partito che non si rassegna alla deriva neocentrista.

Non solo, ma mentre in Francia Hamon rilancia parole d’ordine classiche della sinistra e rimette al centro del tavolo il tema del lavoro, in Italia Renzi che fa? rilancia l’abolizione dell’Irpef, come Berlusconi con l’Imu, ricordate? Ormai Matteo, bocciato su tutti i fronti, non sa più che inventarsi e insegue il suo modello anche nelle cazzate, invece di abbandonare la politica degli slogan e delle riforme a suo uso e consumo, per imboccare quella delle proposte concrete che ridiano senso e identità ad un partito come il Pd, prosegue imperterrito nella sua guerra personale contro coloro che voleva rottamare fin dall’inizio della scalata, ma non ha rottamato. Adesso ha messo nel mirino pure Gentiloni, ma rischia di spaccare e frantumare la sua stessa base politica, parlamentare ed elettorale.

E’ rimasto indietro Matteo Renzi, è rimasto a Tony Blair, a Clinton… o peggio ancora al sogno berlusconiano di fare un partito di plastica, ma maggoritario, utile solo a portare voti e per govrnare senza intoppi. Forse pensa, il buon Matteo di sostituire i dalemiani e la minoranza dem (anche in termini voti) con Verdini, Alfano e compagnia facendo del Pd una cosa diversa, molto diversa da quella pensata e voluta da Veltroni del 2007.

Negli Usa e in Europa, dalla Francia alla Gran Bretagna, la sinistra dopo tentennamenti, ubriacature e sconfitte a non finire si sta riposizionando su posizioni più consone, più in linea con la storia, la tradizione, la cultura proprie della sinistra. E alle proposte di Sanders negli Usa o di Corbyn in Gran Bretagna guardano con attezione anche osservatori non certo tacciabili di filocomunismo come il Financial Times. Perché sono, in tempi di crisi come questi, una risposta possibile, più credibile e praticabile di altre. E sono al temppo stesso una risposta concreta al populismo dilagante, ai venti di destra e di estrema destra che soffiano. Basta guardare ciò che sta succedendo negli Stati Uniti dopo l’elezione di Trump… Sembra che si sia risvegliato un universo che era rimasto per anni in silenzio, magari abbagliato dalla prsenza di Obama, che però non è bastata…

Insomma mentre tutto sembrava delineare un’uscita a destra, Sanders, Corbyn e adesso anche Hamon stanno rimettendo i puntini sulle i, stanno riportando in campo una visione delle cose che è il contrario dell’antipolitica, che riporta il lavoro, la cultura, la scuola pubblica al centro del dibattito.

Da noi si continua a dire che destra e sinistra non esistono, che non esistono più gli operai, che “ha fatto più Marchionne che i sindacati”…  Da noi, in Italia anche il dibattito è indietro di 15-20 anni. E ci vorrà ben qualcuno che anche qui cominci a dire e proporre ciò che Bernie Sanders, Geremy Corbyn e Benoit Hamon stanno dicendo nei loro paesi.

Renzi non lo farà – questo lo abbiamo capito – e D’Alema non sarebbe molto credibile, Bersani neanche… Ma qualcuno lo dovrà fare? Chi? intanto sarebbe interessante lo facessero i movimenti, i rassemblement, le liste locali che si richiamano alla sinistra. Partendo dai territori e costringendo lo stesso Pd (ma non solo il Pd) ad un confronto su questi temi.

Purtroppo ancora una volta l’Italia non è in prima fila, non tira la volata, ma arranca nelle retrovie del gruppo, con la lingua di fuori e le gambe sempre più molli. In Italia la sinistra è vacante. In compenso ci sono i 5 Stelle, c’è chi sostiene che siano loro l’unica alternativa possibile, ma anche chi si chiede se i 5 Stelle siano più simili ad Hamon o alla Le Pen.

m.l.

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