Donald Trump sblocca due mega oleodotti e riapre la guerra con gli indiani. I Sioux sul sentiero di guerra

mercoledì 25th, gennaio 2017 / 19:51
Donald Trump sblocca due mega oleodotti e riapre la guerra con gli indiani. I Sioux sul sentiero di guerra
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Che Donald Trump rimettesse in discussione alcune delle (poche) cose fatte da Obama era scontato, che scompaginasse la politica internazionale degli Usa e sul fronte interno puntasse sui “muri” anti migrant pure… Che rimettesse in disussione i trattati commerciali e cambiasse del tutto strategia verso il vecchio nemico numero uno (la Russia) non era invece scontato. Potrebbe essere alla fine il presidente americano che mette fine alla guerra fredda, e questa non sarebbe certo cosa da poco. Ma che riaprisse la guerra con gli indiani, no. Questo non era stato messo nel conto. E invece apena eletto ha subito firmato un ordine esecutivo che sblocca due grandi oleodotti che Obama aveva fermato. Uno è il Dakota Access (Dapl), l’altro è il Keystone XL, un mega condotto porgettato per trasportare 800 mila barili di petrolio al giorno dal Canada fino al Texas e alla Louisiana, attraversando tutta l’America. Il primo, il Dakota Access è stato bloccato da Obama nel dicembre scorso in seguito alle manifestazioni e alle proteste dei nativi americani, che si sono mobilitati in massa per contrastare il progetto. Il motivo sta nel fatto che l’oleodotto – che costerà quasi 4 miliardi di dollari ed è progettato dalla Energy Transfer Partners di cui Trump è azionista – dovrebbe attraversare la Riserva di Standing Rock, violando terre sacre per i Sioux. Ma i pellerossa sono di nuovo sul sentiero di guerra non solo per questo. Temono infatti che l’oleodotto possa contaminare il fiume Mississippi e le falde acquifere da cui viene prelevata l’acqua potabile…

Trump ha annunciato un ordine esecutivo sulla Dapl; non solo viola la legge, ma viola i trattati tribali. Nulla ci dissuaderà dalla nostra lotta per l’acqua pulita. Prenderemo le opportune azioni legali, e continueremo a batterci senza sosta. Vi esortiamo a lottare e supportarci con tutti i mezzi nella nostra lotta contro il gasdotto che pone rischi ambientali gravi. Vi chiediamo inoltre di contattare i vostri rappresentanti al Congresso e far loro sapere che le persone non accettano la decisione. Stiamo uniti e non cadremo”. Questo l’appello dei Sioux agli ambientalisti e a quanti si oppongono al progetto, ma anche a Trump.

Dopo la prima “battaglia” del dicembre scorso, quando la polizia ha cercato di disperdere le manifestazioni usando proiettili di gomma, cani e idranti, gli indiani si preparano a nuovi scontri. Stanno difendendo con fierezza i loro territori, come i loro avi resistettero al generale Custer 140 anni fa…

Quello perpetrato prima dai conquistadores, poi dagli inglesi e dai coloni, infine dal governo degli Stati Uniti nei confronti degli indiani fu un vero e proprio genocidio. Si calcola che dal 1494 al 1890 siano stati sterminati più di 100 milioni di nativi americani. Oggi gli indiani non sono più di un milione e mezzo, per lo più residenti in 300 riserve federali e 21 riserve statali. Ecco, la battaglia contro i due oleodotti che Trump vuole realizzare, infischiandosene dei rischi ambientali e dei trattati con le tribù indiane, non vede impegnati solo i Sioux, ma anche altre tribù che sono arrivate a dar man forte ai fieri eredi di Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo.

La storia li ha già sconfitti una volta, proprio in nome del “progresso”. Ma poi si è visto come è andata a finire e la battaglia degli indiani è una battaglia non solo identitaria, ma anche e soprattutto di difesa della terra, dell’acqua, dell’aria, cioè di beni comuni inalienabili, non negoziabili, dai rischi dell’inquinamento e della distruzione ancora una volta in nome della crescita economica, del solito progresso, del mercato…

Secondo noi hanno ragione i Sioux.  Avevano ragione 150 anni fa e hanno ragione adesso.

 

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