IL GIORNO DOPO IL REFERENDUM. LA COERENZA PRIMA DI TUTTO

lunedì 05th, dicembre 2016 / 15:58
IL GIORNO DOPO IL REFERENDUM. LA COERENZA PRIMA DI TUTTO
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Ha prevalso il No. Il giorno dopo il Referendum Renzi annuncia le dimissioni per coerenza, le opposizioni esultano. I titoli dei giornali annunciano a caratteri cubitali la grande sconfitta del Sì o il grande trionfo del No. Come previsto, nei Social, Quelli del Sì responsabilizzano Quelli del No per aver aperto la strada a Brunetta, Salvini, Grillo, Berlusconi. Qualcuno riesuma De Mita. Quelli del No, per contro, festeggiano la “sconfitta” di Renzi, celebrandone le dimissioni, dovute per coerenza. Il Referendum era il suo, ci ha messo la faccia, che vada a casa come ha promesso. I 47 articoli della Costituzione non c’entrano.

Più che l’esito di un referendum, sembra il risultato di una battaglia navale. E a perdere non è il Sì ma gli Italiani. Un voto biecamente strumentalizzato malgrado le intenzioni, caricato di una responsabilità che nulla aveva e ha a che vedere con la Riforma. Il giorno dopo, quello che fa più rabbia è che il mio voto (mio come di chiunque), misurato e maturato sulla validità o meno della Riforma , sia stato usato per altri scopi. Per abbattere o rinsaldare Matteo Renzi.

Smettiamola di sbandierare trionfi. I cittadini italiani per la prima volta da anni hanno votato in massa o quasi. Forse perché per la prima volta da anni si sono sentiti coinvolti. Sì ad un cambiamento che forse è la volta buona, No ad una riforma che in questo momento non è urgente e nemmeno tanto chiara. In entrambi i casi traspare il desiderio di sanare con urgenza il rapporto tra Governo e cittadini, (ri)costruire una politica credibile che prenda  atto della crisi senza incantare con dubbie crescite o improbabili riprese.

La realtà è fatta di una serie desolata di Vendesi e Affittasi in un mercato che non compra e non affitta, piccoli imprenditori e commercianti che chiudono i battenti, famiglie sull’orlo del lastrico, pensionati ridotti alla fame, gente indebitata fino al collo, tasse senza servizi adeguati in cambio, un oscuro sistema burocratico che rema contro i cittadini; quaranta-cinquantenni senza lavoro, giovani a cui si offrono 600 euro al mese e a tempo determinato, per gradire; la Caritas che conta sempre più italiani nelle file per un pasto o un alloggio.

Ma le esigenze reali sono andate in secondo piano insieme alle strategie per far fronte al declino. La partita si è giocata sul primato: nessuno era mai riuscito a far approvare una Riforma Costituzionale. Io l’ho fatto. Sono il primo. Vedi che bravo? E l’epilogo: ho perso il gioco. Me ne vado. Adesso facciano le loro proposte gli oppositori. Sottotitolo: vediamo se sanno fare meglio di me.

Insomma, va bene rispettare i patti, figurati, sarà anche la prima volta che un politico dice che si dimette e poi lo fa veramente. Ma le medaglie hanno sempre due facce. Oltre la coerenza, c’è il grave atto di irresponsabilità  di un Primo Ministro che, colpito e affondato, molla tutto e se ne va perché “lo aveva detto”. S’è fatta nà certa. Grazie della partecipazione. Saluti e baci. Come se il paese che tanto coerentemente molla non fosse lo stesso per cui grande passione, devozione e fede ha espresso a parole nei mille giorni del suo Governo.

Sarà per questo che il Presidente Mattarella ha chiesto di congelare le dimissioni fino a Finanziaria approvata. Per coerenza, chissà.

 

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