COME STA L’ECONOMIA DEL TERRITORIO (5): LA CRISI VISTA DALLE BANCHE. PARLA PALMIRO GIOVAGNOLA, PRESIDENTE BCC UMBRIA

sabato 12th, novembre 2016 / 15:03
COME STA L’ECONOMIA DEL TERRITORIO (5): LA CRISI VISTA DALLE BANCHE. PARLA PALMIRO GIOVAGNOLA, PRESIDENTE BCC UMBRIA
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MOIANO – La ricognizione sullo stato dell’economia locale prosegue. Dopo 4 imprenditori-manager, tutti di Chiusi e con interessi aziendali soprattutto in Toscana, stavolta cambiamo punto di osservazione. E prospettiva. Stavolta guardiamo in particolare all’Umbria e lo facciamo scegliendo una watchtower che per motivi oggettivi ha il polso della situazione più di qualsiasi singolo operatore. Siamo andati a trovare Palmiro Giovagnola, già presidente di Crediumbria con un passato in politica da dirigente Pci-Pds-Ds, sindaco e vicepresidente della Provincia e adesso presidente di BCC Umbria, la nuova banca nata dalla fusione tra Crediumbria e Bcc di Mantignana, diventata di fatto la banca di credito cooperativo regionale, con presenza di filiali in tutta la regione, da Terni al Trasimeno, all’alto Tevere e anche in territori confinanti (Rieti)…

Anche con Giovagnola ci conosciamo da decenni e ci diamo del tu, sebbene  lui adesso faccia il… banchiere.

Il colloquio, comincia con la solita domanda rivolta a tutti i precedenti interlocutori.

Quale è il quadro attuale? Come sta l’economia del territorio?

Non sta bene. Il quadro è ancora quello di una stagnazione assoluta… L’Italia tutta è in questa situazione e la nostra area non fa eccezione…

Come se non bastasse è arrivato anche il terremoto…

Una ferita gravissima. Una catastrofe che ha messo ancora una volta in ginocchio una parte del centro Italia, anche parte del territorio di competenza della nostra Banca. Per l’Umbria è un colpo durissimo. E ci sarà da lavorare molto per ricostruire, ma anche sul piano della comunicazione, affinché non passi il messaggio che tutta la regione, tutte le città dell’Umbria e delle Marche sono state colpite e sono terremotate… Il turismo, che in Umbria è settore importante e decisivo potrebbe subire contraccolpi pesanti già nella prossima stagione… Per esempio, il fatto che alcune famiglie di sfollati siano ospitati nelle strutture turistiche del Trasimeno è un messaggio positivo. Vuol dire che il Trasimeno non è stato colpito, non ha subito danni, è zona tranquilla…

Poi ci sarà la ricostruzione… nel quadro di una tragedia, sarà comunque un’opportunità per tante imprese…

Beh, sì… dopo il terremoto del ’97, con i fondi per la ricostruzione l’Umbria è andata avanti 15 anni… Sono cresciute anche certe professionalità… Certo va fatta bene, bisogna fare attenzione alle infiltrazioni, alle “furbate”, ma può essere un’opportunità per le imprese, soprattutto quelle del territorio, e anche per i giovani che vogliano misurarsi con progetti e idee nuove… Noi come Bcc Umbria faremo la nostra parte per aiutare a ricostruzione, le imprese e le famiglie colpite…giova-6

Rimaniamo al nostro territorio, ovvero l’area a cavallo tra Umbria e Toscana.  Solo turismo o c’è ancora un tessuto produttivo?

Il tessuto produttivo artigianale e industriale era presente soprattutto in Valnestore. Ma anche lì, dopo la trasformazione della centrale Enel che è passata da 400 a 30 addetti, con la crisi di aziende come la Trafomec, c’è rimasto ben poco. Era un tessuto produttivo avanzato, con una aristocrazia operaia molto qualificata, adesso non esiste quasi più niente. Neanche dell’indotto. Resiste, per fortuna, la Vetreria Cooperativa Piegarese, che è una eccellenza e un’azienda leader a livello nazionale, una azienda robusta, ben gestita…  Il turismo nell’area del Lago tiene e rimane una fonte di reddito importante, ma non sostituisce la produzione…

Veniamo al settore che ti riguarda da vicino. La banca che dirigi è nata da una fusione recente. Di fatto esiste da due mesi, poco più… L’operazione è stata digerita bene da soci e clientela?

Diciamo che il processo è ancora in fase iniziale, è un lavoro in corso. Ma le frizioni registrate nella fase preparatoria sono ormai alle spalle, vedo invece una crescita delle attenzioni verso la banca, in tutto il territorio, sia dove era ed è più radicata, sia nelle aree meno forti…

Il quadro nazionale del sistema creditizio aiuta o al contrario frena?

Il quadro nazionale ed europeo (ormai si ragiona in termini continentali) non aiuta. Siamo in presenza di una inondazione di norme che ci sta uccidendo… Siamo costretti a lavorare su montagne di carte e adempimenti, con grande dispendio di risorse, senza che ciò crei reddito… Io dico sempre che senza regole non si può vivere, ma di troppe regole si può morire. E’ un problema serissimo… E la Riforma  del sistema del Credito Cooperativo varata nella primavera scorsa dal Governo in accordo con Federcasse non mi entusiasma affatto. Pensa che da qui al 2018 si dovrebbe arrivare alla creazione di un gruppo unitario delle Bcc con poteri centralizzati molto forti. Ciò può portare alla dispersione definitiva della caratteristica storica principale delle Bcc, ovvero la territorialità, il legame con le comunità locali, facendo venire meno anche quella filosofia della banca dal volto umano che faceva dire “la mia banca è differente”, per citare uno slogan pubblicitario in voga fino a pochi mesi fa…

Le direttive della riforma vanno in direzione di nuovi e ulteriori accorpamenti?

Beh certo, per poter avere voce in capitolo nel nuovo “gruppo unitario centralizzato” serviranno dimensioni che non sono quelle attuali delle nostre banche… Per di più si parla di arrivare a 120 BCC in tutta Italia sulle 350 attualmente operative. Ne rimarrebbe solo un terzo… Per sopravvivere, dunque, le dimensioni di una banca come la nostra, anche dopo la fusione recente, potrebbero non essere sufficienti…

Ti stai guardando intorno?

Per forza. Tutti dovremo farlo. sarà bene farci prendere vivi, come si suol dire. E quindi bisogna cercare soluzioni che salvino il salvabile della storia e della cultura di fondo delle Bcc…

La crisi del Monte dei Paschi e di Banca Etruria ha avuto un impatto negativo sulle altre banche, quindi anche su Bcc Umbria?

Indubbiamente sì. Le “popolari” (ma non solo) hanno subito un calo di reputazione, con contraccolpi su tutto il sistema… ma nello specifico c’è stato anche un costo diretto: la nostra banca per il salvataggio delle 4 popolari (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) ha dovuto sborsare 800 mila euro cash… un bel salasso. E adesso le banche salvate ce le ritroviamo come concorrenti sulla piazza…

Molte banche lamentano crediti incagliati, in sofferenza…

E’ il problema dei problemi del sistema bancario. Qualche soluzione è stata sperimentata in altri paesi, ma qui da noi non si vedono soluzioni all’orizzonte…

Come si esce dalla crisi?

I manuali di economia ci dicono che la ricetta più efficace è quella che fu sperimentata con il New Deal americano, quindi con un massiccio piano di investimenti e opere pubbliche… non c’è altra strada. La guerra la vorrei escludere…

Ma c’è il problema del patto di stabilità, la soglia del 3% tra debito pubblico e Pil che non si può oltrepassare…

E’ una stupidaggine… In periodi di crisi non si può contrarre la spesa. Le opere pubbliche sono una soluzione e ce n’è anche bisogno: penso ad un grande piano per la manutenzione stradale, che è una emergenza, per la messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici, che altrimenti crollano anche senza terremoto… Poi ci sono le infrastrutture necessarie per modernizzare il paese… Però come per le banche, anche nel caso delle opere pubbliche va aggredito il cancro della eccessiva burocrazia. Le norme sono troppe, spesso in contraddizione tra loro. Vanno limitate, io abolirei i Tar per esempio. A cosa servono? solo a gestire i ricorsi di chi arriva secondo nella gare di appalto o si sente escluso… Per importi fino aduna certa soglia i Comuni e gli enti superiori dovrebbero avere la possibilità di procedere a trattativa privata, invitando un congruo numero di imprese, possibilmente del territorio e tra quelle scegliere sulla base di criteri predefiniti…

Qui c’è il rischio delle malversazioni, della corruzione… nelle ultime settimane arresti per le grandi opere, per una gara di appalto sulla gestione dei rifiuti nell’Ato Toscana Sud… 

Sì, certo… le malversazioni vanno perseguite. Ma è facile trovarsi in mezzo ad inchieste del genere che spesso poi finiscono in bolle di sapone… Io credo che il problema sia in alcune scelte fatte a monte: le privatizzazioni per esempio, la fregola della rincorsa alle logiche di mercato. Secondo me certi settori strategici come i trasporti, il servizio idrico, l’energia, lo smaltimento dei rifiuti che sono servizi pubblici non possono sottostare a logiche di mercato e devono essere gestiti dal pubblico, secondo criteri di utilità, di “servizio”, non di profitto.

La riforma costituzionale su cui si voterà il 4 dicembre, secondo te va davvero verso una semplificazione della burocrazia, di una politica più decidente e della modernizzazione del paese?

Non mi pare proprio…

Quanto invece al clima culturale, agli eventi grandi e piccoli, che segnalano la vitalità di un territorio e fanno anche da richiamo turistico, dal tuo osservatorio vedi fermento, movimenti o…

Le crisi, soprattutto quando sono lunghe come quella attuale, portano sempre ad un imbarbarimento generale, all’esplosione degli individualismi, ad una regressione del senso critico, alla poca voglia di sperimentare… Poi se ci metti il drastico taglio alle risorse pubbliche destinate al settore (quando mancano i soldi per riparare le buche, per la mensa o la carta igienica nelle scuole, le prime cose che saltano sono i festival, le stagioni teatrali, i concerti…) ecco che calano gli eventi, qualcuno sparisce, altri vengono ridimensionati e perdono di attrattiva… i sodalizi più deboli chiudono. Succede anche nello sport. Molte società non si iscrivono ai campionati, smettono di investire nei settori giovanili. In Umbria abbiamo delle eccellenze (penso al volley in A1, penso a Umbria Jazz, ai festival di Spoleto e di Todi, a certe manifestazioni storiche come anche il palio di Città della Pieve…) ma  in generale il clima non è buono, tende al nuvoloso con pioggia e temperature piuttosto gelide…

Ha da passà ‘a nuttata insomma… e l’alba ancora non si vede.

Appunto.

Marco Lorenzoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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