IL SISTEMA RIFIUTI TREMA ANCHE IN UMBRIA: ARRESTI E INDAGATI ALLA GESENU

mercoledì 30th, novembre 2016 / 16:58
IL SISTEMA RIFIUTI TREMA ANCHE IN UMBRIA: ARRESTI E INDAGATI ALLA GESENU
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PERUGIA –  Solo qualche settimana fa il blitz delle Fiamme Gialle che portò all’arresto del direttore generale e altri funzionari all’ATO TOscana Sud (Siena, Arezzo, Grosseto), per la gara di appalto del servizio rifiuti. Oggi è toccato all’Umbria. Stamattina all’alba è stato arrestato il direttore di Gesenu Giuseppe Sarraroli e al sequestro del “bioreattore” nella discarica di Borgogiglione, dopo quello di Pietramelina avvenuto nei giorni scorsi. Posti sotto sequestro anche beni societari e personali per 27 milioni di euro. Altri 13 gli indagati. L’operazione è stata condotta dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Guardia di Finanza, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Perugia.

«Grazie alla collaborazione tra le due forze di polizia messe in campo dalla Procura della Repubblica di Perugia – si legge in una nota congiunta – è stato quindi possibile svelare l’illecita attività di raccolta e gestione dei rifiuti posta in essere in Umbria dal gruppo Gesenu, che ha prodotto, nel tempo, ingenti danni all’ambiente con potenziali ripercussioni sulla salute e sul portafoglio degli ignari cittadini che pagavano le tasse di smaltimento».

Gesenu è l’azienda pubblico privata che dal 1980 si occupa dello smatimento dei rifiuti, prima a Perugia, poi attraverso altre Spa a capitale misto (Tsa, Sia…) in tutta l’Umbria  e pure in altre regioni.Oltre al direttore di Gesenu Sassaroli, indagati, a vario titolo risultano i folignati Ferdinando Baldini  e Furio Baldini, Andrea Valentini, Roberto Damiano , il pratese Alessandro Canovai, Giuliano Cecili di Gubbio, Silvio Marano di Foggia, Gianluca Perni  di Roma, i perugini Giosanna Pani, Renato Antonio Presilla, Evaristo Spaccia, poi Luca Rotondi di Umbertide, Luciano Sisani di Magione. A 11 di loro viene contestato il reato di associazione per delinquere. Si sarebbero “associati per commettere una serie indeterminata di reati di traffico di rifiuti, gestione illecita di rifiuti, inquinamento ambientale, falso in registri e in atto pubblico, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata e comunque attività illecite necessarie a consentire il conseguimento di ingiusti profitti da parte della Gesenu spa e della Trasimeno servizi ambientali”.

Come dicevamo l’inchiesta coordinata dalla Procura perugina è stata condotta dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) ed è cominciata due anni fa circa. Oltre ai reati di cui sopra, sarebbe emerso anche – si legge nel citato comunicato degli inquirenti – che le operazioni di recupero di rifiuti poste in essere presso gli impianti di Pietramelina e Borgogiglione, gestiti da Gesenu e Tsa a favore della Gest srl (Raggruppamento temporaneo di imprese tra Gesenu spa, Tsa spa, Ecocave srl e Sia spa) aggiudicataria della gestione dei rifiuti urbani e speciali a favore di 24 Comuni ricadenti nell’Ati 2 (Trasimeno – Perugino – Marscianese – Tuderte), in forza di un contratto d’appalto valido per il periodo 2009 – 2024 del valore complessivo di circa un miliardo di euro, in realtà «non venivano effettuate o venivano parzialmente effettuate». In pratica saremmo in presenza di una truffa ai danni di 24 comuni e frode fiscale, per una somma quantificata in 27 milioni di euro. Ciò sarebbe stato accertato dalla Gdf che ha setacciato e vagliato oltre 400 mila formulari di carico/scarico di rifiuti  e più di 10 mila fatture, alcune di queste emesse per operazioni inesistenti. Ma non è finita qui. L’inchiesta avrebbe rilevato pure un “deficit di stabilità” nelle due discariche di Borgogiglione e di Pietramelina “con rischio concreto per le popolazioni e i lavoratori, anche alla luce dei recenti eventi sismici”. Per questo motivo sono state allertate le massime autorità regionali per le verifiche del caso e l’adozione di eventuali misure di sicurezza…

Come quella riguardante l’ATO Toscana Sud, anche questa inchiesta perugina rappresenta una breccia devastante, come un terremoto di magnitudo 7 per il sistema di potere che negli anni si è consolidato sia in Toscana che in Umbria intorno al business de rifiuti. Un sistema che doveva supportare le amministrazioni locali attraverso economie di scala,  strutture centralizzate e capacità manageriali e invece ha oliato e ingrassato certi meccanismi della politica, ma le amministrazioni locali le ha addirittura truffate facendo pagare il conto, salato, ai cittadini…

Naturalmente un arresto o l’iscrizione ne registro degli indagati non è una condanna definitiva. Bisognerà aspettare i rinvii a giudizio, i processi e le sentenze. Ma che il sistema rifiuti e con esso il sistema di potere a cui non è estraneo il Pd, partito di maggioranza sia in Umbria che in Toscana, stia inesorabilmente scricchiolando e franando è ormai una evidenza.

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