E SCARAMELLI RILANCIA LA PROPOSTA DELLA FUSIONE CHIUSI-CHIANCIANO

martedì 19th, luglio 2016 / 11:36
E SCARAMELLI RILANCIA LA PROPOSTA DELLA FUSIONE CHIUSI-CHIANCIANO
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CHIUSI –  L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. E spesso anche i politici amano tornare nello stesso luogo quando vogliono rilanciare una proposta fatta in precedenza. Succede spesso. Ieri sera lo ha fatto Stefano Scaramelli che, da abile comunicatore, attentissimo alle dinamiche dei riflettori, ha utilizzato di nuovo la platea della festa de l’Unità di Chiusi Scalo per rilanciare una proposta che fece, nello stesso posto il 22 luglio 2014.  Si parlava di Referendum Costituzionale e c’era molta gente, non solo di Chiusi e forse proprio per questo, per la composizione della platea, per il clima positivo che c’era (tutti a favore del SI’), Scaramelli ha preso la palla al balzo per lanciare di nuovo l’idea della fusione tra i Comuni di Chiusi e Chianciano Terme. Come aveva fatto, appunto due anni fa, senza troppo successo, per la verità. Ora però c’è un fatto nuovo: il passo compiuto dai comuni di Montepulciano e Torrita di Siena verso l’unificazione. E l’ex sindaco di Chiusi, non volendo essere da meno, ha buttato sul tavolo l’dea del comune unico Chiusi-Chianciano Terme. Che potrebbe anche non cambiare nome, essendo il “binomio” già in uso alla stazione ferroviaria e al casello autostradale…

Scaramelli non è nuovo a sparate estemporanee,  lui fiuta l’aria che tira… e vedendo una platea plaudente e unita non si è fatto sfuggire l’occasione per gettare sul tavolo una proposta che dovrà essere naturalmente discussa e approfondita, ma che intanto lui ha fatto per primo. Il timbro, insomma, ce l’ha già messo. E in politica, nella politica di oggi, che è più fumo che arrosto, più apparenza e velocità che sostanza, questo è ciò che conta.

Se poi Scaramelli pensi davvero alla fusione di Chiusi con Chianciano è tutto da verificare. Come è da verificare che – parlando di fusioni o accorpamenti – sia quella la più opportuna e utile a entrambi. Perché Chianciano e non Cetona e San Casciano o Sarteano o Città della Pieve, come ipotizzato un annetto fa dall’IRPET, Istituto di ricerca della Regione Toscana?

Certo, una fusione dei Comuni di Chiusi e Città della Pieve sarebbe forse più problematica, trattandosi di comuni sì confinanti, ma in due Regioni diverse. Avrebbe però qualche ragione oggettiva in più:  Chiusi e Città della Pieve hanno infatti due aree produttive adiacenti, praticamente in comune, tra i due paesi c’è un flusso scolastico consolidato e anche una altrettanto consolidata abitudine alla frequentazione reciproca: Chiusi per il commercio, Città della Pieve per il relax. Anche la distanza è lievemente minore tra Chiusi e Città della Pieve, rispetto a Chianciano. Ancora meno sarebbe la distanza di Chiusi da Sarteano e Cetona e forti i legami con questi due paesi…

Sia con Città della Pieve che con Chianciano, la fusione sarebbe più o meno “alla pari”. Entrambi i comuni hanno il rango di città, per esempio. Cetona, Sarteano e San Casciano sarebbero invece in posizione di minoranza e rischierebbero una “annessione”, come Torrita con Montepulciano.

Quella di ieri sera lanciata da Stefano Scaramelli può essere l’ennesima boutade estiva, a vantaggio di audience, ma può anche rappresentare l’apertura di un fronte, di una discussione su un tema che finora è rimasto molto sotto traccia.  Anche nella recente campagna elettorale chiusina se ne è parlato poco o niente.

La riforma costituzionale, quella delle legge elettorale con la modifica dei collegi possono ridisegnare assetti istituzionali nuovi, e quello degli accorpamenti dei comuni insieme alla ridefinizione delle regioni può diventare un argomento caldo, un terreno su cui si giocheranno partite importanti nei prossimi anni, ma non a lunga scadenza.

Vedremo se a Chiusi e Chianciano, comuni peraltro amministrati da maggioranze diverse, la proposta di Scaramelli prenderà corpo ed entrerà negli ordini del giorno, vedremo se il Pd seguirà compatto il consigliere regionale oppure no e vedremo come si muoveranno le altre forze (di maggioranza a Chianciano e di minoranza a Chiusi).

Ma soprattutto sarà interessante verificare cosa ne pensa la gente. Non solo perché la questione andrebbe comunque sottoposta a referendum popolare, ma anche perché – si è visto – le fusioni a freddo a o tavolino non funzionano quasi mai. E queste son cose che coinvolgono non solo i bilanci o i servizi comunali, ma anche l’identità, la storia, il sentirsi comunità, in qualche caso anche la lingua o il dialetto.  Cose che hanno radici profonde e non sono banalità.

Se  vogliamo cominciare a parlarne, tutti insieme, o ognuno per conto suo, si può fare. E’ giusto farlo. Meglio evitare però  le sparate propagandistiche, le fughe in avanti, o le valutazioni frettolose o dettate solo da problemi di cassetta.

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m.l.

 

 

 

 

 

 

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