IL ROCK LOCALE CRESCE… MA ORA SERVONO STRUTTURE

lunedì 18th, luglio 2016 / 12:03
IL ROCK LOCALE CRESCE… MA ORA SERVONO STRUTTURE
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PONTICELLI – Certo, dopo il concerto del Banco 2.0 una serata con 7 band locali poteva anche apparire come una… caduta di tono. Come una serata tanto per riempire il cartellone e tirarla fino alla domenica… Non è stato così. Primo perché c’era comunque un buon pubblico. Secondo perché le 7 band locali (6 in gara nel contest) e una fuori concorso, pur non essendo il… Banco, hanno comunque offerto buona musica e buone performances. Hanno offerto e segnalato la presenza di un “tessuto” musicale piuttosto vivace, anche per la diversità di generi, stili e approccio al palco.

Il contest che ha chiuso questa edizione di Rock For Life ha infatti proposto diversi tipi di rock, dal cantautorale di Matteo Schifanoia, al rock un po’ dark ma anche piuttosto strutturato e robusto dei Known Phsycs e dei Balefullies, l’italian rock della Galleria dei Cervi e quello un po’ più sofisticato con sfumature progressive e psichedeliche dei Dudes, fino alle suggestioni springsteeniane (anche nel nome) della Street Band. E per finire un po’ di sano vecchio blues, seppure a tratti rivisitato, con i torritesi The Big Blue House…

Per la cronaca, il contest è stato vinto dai Balefullies che si sono aggiudicati il premio della giuria, mentre i chiusini Dudes hanno ottenuto il maggior risultato con la votazione del pubblico. Cominciano ad avere i loro fans Micheletti & C.

Ma in questi casi, quello che conta, più che vincere è esserci, partecipare. Farsi ascoltare e provare l’emozione e l’adrenalina del palco. E dimostrare che anche in periferia, senza troppi mezzi, senza troppe occasioni per suonare, senza strutture dove poterlo fare con continuità e “attrezzature” all’altezza, si può fare musica in modo originale, cercando e sperimentando strade proprie…

Al di là del tipo di musica dei generi, ascoltati ieri sera a Rock For Life, musica che può piacere o meno, una cosa si è vista: che questi ragazzi, alcuni sulla trentina e anche più, non solo ricercano e sperimentano, ma sanno anche suonare, cantare e stare su un palco.  Non abbiamo intravisto ancora un nuovo Springsteen o un Eric Clapton – e del resto Ponticelli non è Woodstock, né Liverpool – ma nemmeno delle boy band che fanno il verso alle band vere…

Si è visto gente che ha voglia di fare musica, a modo suo. Al massimo livello tecnico possibile.

E questo è un aspetto non secondario, importante, che però adesso pone un problema anche al territorio, alle amministrazioni che lo governano. Il problema di assecondare, incentivare, sostenere il “movimento” per fare in modo che non si spenga alla prima ventata contraria… Per aiutare, sostenere, incentivare chiunque faccia musica (qualunque tipo di musica, o teatro, o altro…) servono prima di tutto le occasioni e le strutture. Ovvero sale attrezzate per le prove e le registrazioni, teatri o altri locali fruibili a basso costo, servono interazioni e contaminazioni,  serve che anche i privati –  per esempio i proprietari di locali come bar, pub, ristoranti, discoteche o gli organizzatori di feste paesane o di partito –  offrano la possibilità alle band del territorio di suonare, di farsi conoscere, anche se possono sembrare a volte “poco commerciali”…

In occasione del Lars Rock Fest di Chiusi, molti commercianti hanno partecipato con entusiasmo, allestendo le vetrine in chiave rock, hanno scoperto un mondo che prima non frequentavano. Ripeteranno l’esperienza anche per il festival Orizzonti dove la musica sarà lirica e sinfonica e probabilmente si appassioneranno anche a quel mondo, altrettanto poco frequentato fino ad ora.

Ecco c’è da augurarci che i Comuni, le associazioni, gli esercenti scoprano e si appassionino anche al rock emergente di casa nostra e che queste giovani band locali scatenino pure un certo orgoglio cittadino quando vanno a suonare altrove.  Una comunità cresce, culturalmente, anche così.

Quanto alle varie band che dire? In bocca al lupo ragazzi, che il Dio del rock sia con voi…

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