CHIUSI, UN PAESE DI PENSIONATI… PER QUESTO IL PD VINCE ANCORA

venerdì 24th, giugno 2016 / 12:45
CHIUSI, UN PAESE DI PENSIONATI… PER QUESTO IL PD VINCE ANCORA
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Dopo il trionfo dei 5Stelle nei ballottaggi di domenica scorsa si è riacceso, com’era facilmente prevedibile, anche il ragionamento sugli esiti del voto a Chiusi.
In modo particolare su tre punti: l’indiscutibile vittoria del Pd, il non esaltante (rispetto al resto d’Italia) risultato dei 5Stelle e l’affermazione di Possiamo, “una listarella di sinistra messa su in quattro e quattr’otto” (parole non mie).
Perchè a Chiusi il Pd non crolla? Per svariate ragioni, senza dubbio, ma secondo me per due motivi essenziali: a Chiusi, città popolata prevalentemente da anziani, si vive essenzialmente di assistenzialismo e la società è ingessata in una miriade di associazioni la gran parte delle quali ha nel tempo (specie nell’ultimo decennio) finito per collocarsi all’ombra dell’Amministrazione comunale divenendone il vero “zoccolo duro” del consenso.
La crisi qui, come altrove, ha colpito duro ma ha avuto ripercussioni meno drammatiche perchè la gran parte della popolazione non vive di lavoro e di attività imprenditoriali.
Il commercio e l’artigianato hanno subito i colpi più pesanti in questi anni ma sono ormai, almeno numericamente, settori marginali.
In quasi tutte le famiglie chiusine c’è un pensionato o un lavoratore del settore pubblico. E i pensionati sono in larga misura ex ferrovieri, ex bancari, ex insegnanti, ed ex dipendenti pubblici in genere le cui pensioni, seppur limate, consentono tuttora di arrivare decentemente alla fine del mese. Insomma le condizioni materiali, fino a quando regge l’Inps, sono relativamente al sicuro nonostante il crollo del Monte dei Paschi.
E’ difficile che una realtà sociale di questo tipo si faccia prendere dalla smania del cambiamento, soprattutto se gli esclusi ed i più poveri (che pure sono in crescita cospicua) come forma di protesta altro non concepiscono che il non voto.
L’altro fattore decisivo e tipicamente locale è l’associazionismo “collaterale”. Quello che una volta veniva citato come vanto della città (il diffuso associazionismo) si è trasformato in riserva di voti certi per chi amministra.
Le associazioni, non tutte ovviamente, sono state drogate con un flusso costante di denaro che, seppur non sempre in quantità esorbitante, ha fatto chiaramente capire che i cordoni della borsa si aprono a discrezione e la conseguenza non poteva che essere una: l’immobilismo politico.
Discorso a parte meriterebbe il mondo del volontariato trasformato in erogatore di servizi, dietro compenso degli enti locali, stravolgendone il tratto più significativo, quello della gratuità, che in origine ne aveva fatto il valore asggiunto per una comunità.
Qualsiasi novità qui ha il marchio di fabbrica: soldi pubblici erogati dal potente di turno.
Il capo contrada in cambio della sede offre supporto, tacito o esplicito, alle peggiori operazioni urbanistiche. La contrada ottiene ciò che agognava da tempo, chi amministra ha in cambio consenso fedele, gli affaristi dormono sonni tranquilli e la città ne subisce le conseguenze.
Un’associazionismo di questo tipo (ma il discorso vale anche per le scuole pubbliche e private) altro non è che generatore di conformismo.
Insomma siamo di fronte ad un blocco sociale granitico cementato da piccoli e grandi interessi che sembrano avere come unico orizzonte l’Amministrazione comunale e la banca locale ormai accomunati da un’unica mission.
Anche la chiesa, pure lodevolmente impegnata a supporto degli esclusi (mensa, generi alimentari, vestiario…) è ormai arruolata nella maggioranza.
Con 1200 stranieri, che vivono le condizioni materiali peggiori ma senza rappresentanza è ovvio che il gruzzolo di voti sicuri seppur in costante erosione ha un valore sempre più decisivo.
Con “la meglio gioventù” costretta ad emigrare; chi in Africa, chi in Germania, chi a Firenze, chi a Perugia…chi si pensa che possa rivoltare questa città. “Gli omini degli orti e le donnine della Coop?” come dice l’Ascheri.
E’ in questa realtà che i 5Stelle hanno preso il 13% e due consiglieri. E secondo me è un mezzo miracolo. Hanno avuto il traino di un simbolo ormai conosciuto? Certamente. Ma le questioni che hanno sollevato, i temi che hanno proposto e che si concretizzeranno nel corso di questo mandato saranno l’agenda politica di Chiusi. Solo chi non vuol vedere pare non accorgersene.
Il successo di Possiamo? Scontato in un paese dove ancora la parola sinistra evoca scenari di progresso, civiltà e benessere.
Qui lo si può fare perchè sopravvive non solo il ricordo di una storia gloriosa ma soprattutto perchè esiste una “sinistra da pubblico impiego”: una sovrastruttura separata dalle condizioni materiali delle persone e distratta sulle dinamiche concrete che la politica ha imposto alla società.
Se a Chiusi ti presenti con i volantini di sinistra, qualsiasi sinistra, puoi essere più o meno accettato ma mai verrai preso a male parole o a schiaffi come è capitato ai “grillini” fin dalle prime uscite.
Qui può tranquillamente transitare da un piano strutturale cementificatorio al rifiuto del consumo di nuovo suolo senza perdere l’anima di sinistra.
Altrove comincia ad essere più complicato e meno credibile. Specie là dove il tessuto sociale non è più tenuto insieme dai soldi pubblici.
Nel lago di Chiusi pescare salmoni è assai difficile, molto più facile riportare a casa persicacci.
Luciano Fiorani

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