IL PD VERSO LA SCISSIONE. RENZI E BETTOLLINI DESTINO INCROCIATO E COMUNE…

lunedì 14th, marzo 2016 / 20:30
IL PD VERSO LA SCISSIONE. RENZI E BETTOLLINI DESTINO INCROCIATO E COMUNE…
0 Flares 0 Flares ×

Chi ha avuto la costanza di seguire i talk show televisivi negli ultimi giorni avrà notato che si sta parlando molto del Pd. Del partito di renzi, pù che di Renzi e del governo. Non succedeva una cosa del genere dal tempo delle primarie Bersani-Renzi e poi Renzi-Cuperlo-Civati… Cioè dal 2012-2013. Ma perché se ne parla tanto? Perché, secondo i commentatori Tv, e quelli dei giornali, invitati in Tv, il Pd è arrivato al capolinea. E anche Renzi non sta messo tanto bene. A riaccendere i rigflettori mediatici sullo stato del partito di maggioranza, è stata una intervista al Corriere, del “lider Massimo”, ovvero Massimo D’Alema che ha lanciato un vero e proprio j’accuse contro renzi e la deriva che ha preso il partito. Una deriva sempre più centrista e destrorsa e sempre meno di sinistra. Non che D’Alema avesse brillato, ai suoi tempi per “sinistrismo”, ma adesso la sortita dell’ex premier ha ridato fiato anche alla corrente minoritaria interna al Pd. Bersano non vuol sentior parlare di scissione, lo dice, ma la scissione è nell’aria. Si dice che già una trentacinquina tra deputati e senatori dell’area della sinistra dem sarebbero pronti  a lasciare Renzi, se non proprio subito, alla vigilia del referendum costituzionale sulla riforma del senato, previsto ad ottobre. Magari cercando di anticipare il congresso… In sostanza se è vero che Renzi governa l’Italia con i voti e i deputati e senatori conquistati da Bersani nel 2013 (lui non è stato eletto da nessuno), è altrettanto vero che il Pd del 2013 era un’altra cosa rispetto al Pd di adesso. Molti dei dirigenti di allora (Civati e Fassina su tutti) sono usciti o si sono defilati. Il Pd ha cambiato pelle, volti, riferimenti culturali. Non solo governa insieme ad Alfano e fa accordarelli con Verdini, ma Renzi e i suoi colonnelli e vigilesse non fanno mistero di pensare a qualcosa d’altro, magari a quel “partito della nazione” che gli consenta di governare indisturbato… Del Pd costruito da Veltroni, del Pd di Bersani e della Bindi non vi è quasi più traccia. Questo si è detto in questi ultimi giorni nei vari talk show televisivi. E lo hanno detto tutti, da Mentana a Sallusti, da Padellaro a Mannoni, da Cacciari a… Mughini. Perfino la Parietti se n’è accorta.

Ecco, tutto ciò è esattamente quello che noi, su queste colonne, scriviamo da settimane in relazione alle prossime amministrative di Chiusi e alla posizione del candidato in pectore del Pd Juri Bettollini. Anche a livello locale il Pd non è più quello del 2008, né quello del 2011, del 2012 e del 2013… Non è più nemmeno quello delle primarie che incoronarono Renzi segretario. E’ molto più debole, meno radicato, ma è anche un’altra cosa, dal punto di vista politico. Il cordone ombelicale con la storia, la tradizione del dei Ds e prima ancora del Pci e con le persone che da quella storia venivano è stato quasi completamente reciso. E così come Renzi rischia di trovarsi al governo senza più un partito alle spalle (o con un partito diverso) è evidente che anche Bettolini rischia di trovarsi a fare il sindaco di Chiusi potendo contare solo su alcuni amici fidati, qualche associazione amica, ma non più su un partito vero e solido, né tantomeno su una coalizione. Lo abbiamo scritto fino alla noia e questo fu anche uno dei leit motive dell’iniziativa pubblica promossa da Primapagina il 26 febbraio alla sala San Francesco di Chiusi. Insomma tra un anno, forse anche prima, il Pd potrebbe non esserci più. O quantomeno non essere più un partito di centro sinistra, dove convivono anime diverse, ma con un obiettivo comune… Potrebbe essere un contenitore di tutt’altra fatta, con un contenuto che ha subito una mutazione genetica ed è ormai trasformato. Con la parola sinistra neanche più sull’etichetta.

Juri Bettollini avrà letto sicuramente primapagina, ma avrà anche visto le trasmissioni tv di questi giorni. Non sappiamo se dorma preoccupato oppure no. Noi, al suo posto non saremmo tanto tranquilli. Non sappiamo cosa si dicono i militanti del Pd chiamati alla consultazione sulle candidature, se parlano anche dello stato attuale e del futuro del partito. Sappiamo però che molti militanti ed elettori del Pd, anche quelli che hanno creduto nel Renzi rottamatore e guastatore, ma con una storia e una cultura di sinistra alle spalle adesso sono frastornati, quasi increduli. E stavolta non increduli di fronte alle posizioni di D’Alema, Cuperlo o Bersani, ma proprio di fronte alle posizioni e alla deriva su cui il renzismo attuale sta portando il Pd. La rottamazione è finita, non è più una parola d’ordine e ritrovarsi fianco a fianco con Verdini, con Alfano o con lo stesso sindaco di Venezia che stringe accordi e patti con Chiusi, ma è pur sempre un sindaco sostenuto dalla Lega e da Forza Italia, a molti fa arricciare il naso e fa venire i brividi lungo la schiena. Sul referendum costituzionale, ma anche su quello del 17 aprile sulle trivellazioni in mare, molti non sono d’accordo con la linea del partito… E la fedeltà al capo e alla linea è un sentimento sempre più labile nella politica di questi anni…

A Chiusi il Pd dal 2007 in poi ha perso 500 voti per ogni tornata elettorale… Un salasso continuo e inesorabile. Tra la maggioranza che elesse Ceccobao nel 2007 e quella che ha mandato Scaramelli in Regione ci sono quasi 1.500 voti di differenza… Da 3.800 a 2.400… E se dal partito se ne vanno i fondatori, quelli della “ditta” che nella fusione mise pure il patrimonio, lo smottamento può diventare una frana catastrofica.

Da qui l’augurio che Bettolini, dato che con tutta probabilità vincerà comunque le elezioni, sappia e voglia aprire porte e finestre, non si chiuda a riccio nel fortino con i suoi legionari. Ci auguriamo che non abbia timore del confronto con le voci critiche e anche ostili, che cerchi il coinvolgimento della gente e non solo il facile consenso, che privilegi – lo abbiamo già scritto – la discussione vera rispetto alla propaganda. Perché il fortino rischia di trovarselo vuoto, senza più riserve nelle cantine e con buona parte della truppa che fino a poco tempo fa stava dall’altra parte della barricata.  Togliere i voti agli avversari è un obiettivo di tutti i politici, ma un partito non può cambiare pelle e colore e pure barricata impunemente…

Marco Lorenzoni

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube