CHIUSI, A LATITARE NON E’ SOLO LA POLITICA. ECCO PERCHE’ IL DESERTO AVANZA

mercoledì 02nd, marzo 2016 / 19:02
CHIUSI, A LATITARE NON E’ SOLO LA POLITICA. ECCO PERCHE’ IL DESERTO AVANZA
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CHIUSI – Commentando l’iniziativa pubblica sulle elezioni comunali, promossa da Primapagina venerdì scorso abbiamo parlato di “morte della politica”, di latitanza di partiti che pur presenti son rimasti in silenzio e non hanno nemmeno risposto alle sollecitazioni e alle domande. E in effetti che la politica (non solo i partiti, ma l’abitudine a confrontarsi, a discutere, a proporre e indicare soluzioni…) sia scomparsa da un pezzo e non sia più pane quotidiano né per chi deve governare la città, né per chi ci deve vivere, è sotto gli occhi di tutti. Che i partiti e i movimenti politici più o meno organizzati che siano, giochino tutti al ribasso e puntino al piccolo cabotaggio è altra cosa che salta agli occhi. E chiaramente, quando il terreno si inaridisce, il deserto avanza, abbiamo scritto. E anche questa è una constatazione. Non un giudizio. Chiusi si sta inesorabilmente desertificando.

Ma a latitare non sono solo i partiti. O la politica intesa come confronto sul governo della città. Mancano ad esempio totalmente le associazioni di categoria. Quante volte e su quali temi abbiamo sentito le organizzazioni dei commercianti, degli artigiani, degli industriali prendere posizione sui temi dell’economia o del vivere civile?

I commercianti sono rimasti in silenzio anche di fronte alla guerriglia urbana che si verificò in occasione della Fiera alla Stazione il 6 dicembre…

La Cna ha sollecitato recentemente interventi sulle frane che rendono difficile la circolazione stradale, e ha fatto bene,  ma è l’unico tema su cui ha preso cappello negli ultimi anni. E lo ha fatto da Siena. Non da Chiusi.

Chi ha commentato, tanto per dire, lo studio presentato nel giugno scorso dalla BCC Valdichiana sullo stato dell’economia nel territorio? Eppure quello studio forniva un quadro a tinte nerissime e molti spunti di riflessione, anche per Chiusi. Nessuno lo ha fatto.  Nemmeno i sindacati dei lavoratori.

Quali e quante associazioni imprenditoriali o sindacali, al di là degli applausi di circostanza, hanno fatto valutazioni serie sull’idea della Stazione in linea per l’alta velocità, o sul futuro dell’area dismessa del centro carni avviata a demolizione?

Chi ha detto una parola sullo scandalo del centro merci fantasma che a questo punto non solo è un monumento allo spreco di denaro pubblico, ma anche una spada di Damocle sulla testa del Comune di Chiusi che potrebbe essere chiamato a rimborsare il milione e 800 mila euro ottenuto dal Patto territoriale per fare un’opera “intercomunale”? Anche in questo caso nessuno. Idem sul progetto palasport in luogo dell stadio incompiuto e abbandonato. Idem sul che fare della ex Fornace…

Nessuno infine che abbia detto una parola sul tema piuttosto caldo della macroregione e della fusione dei comuni, quelli sotto a 5.000 abitanti e quelli sopra…

Questo silenzio è il deserto.

E se a livello nazionale, molti giornali – soprattutto dopo la morte di Umberto Eco – si interrogano su che fine abbiamo fatto gli intellettuali, sul perché molti restino muti e defilati anche di fronte a possibili interventi militari in Libia, a casi come quello del giovane Regeni, trucidato al Cairo, a livello locale anche da questo punto di vista la situazione è ancora più asfittica.

Certo, Chiusi è un paesotto di 8000 abitanti e poco più, quanti “intellettuali” potrà mai contare? Pochi, è vero.

Ma è possibile che al di là dei soliti 4, 5, 10 rompicoglioni cronici, nessuno abbia mai niente da dire su niente?

Che non abbiano mai niente da dire i docenti delle scuole superiori, medie ed elementari, i musicisti, i teatranti, gli avvocati, gli animatori di associazioni culturali, gli artisti?

Possibile che nessuno – tranne i soliti di cui sopra – abbia fatto in questi anni o voglia fare una valutazione sul festival Orizzonti, sul festival rock, sui Ruzzi della Conca o sul Tria Turris, sulla stagione teatrale o sui Ragazzi in Gamba?

Eppure Chiusi, sotto questo profilo, è tutt’altro che una città desertificata. Non è vero che gli “intellettuali” sono pochi.

Le associazioni culturali sono decine e tutte, più o meno, organizzano eventi;  sono decine i giovani e non solo i giovani che fanno teatro, che suonano in una band (alcune sono anche di qualità); sono decine gli artisti (pittori, scultori, fotografi, grafici) e decine le persone che scrivono su giornali, blog e riviste; decine le persone che hanno scritto e pubblicato libri, e non solo “memorie” o saggi di studio, ma anche racconti, romanzi, poesie…

Se si considera questa vitalità, che pure esiste, il silenzio pubblico sui temi cittadini (comprese le elezioni, che non sono una mera formalità) stupisce ancora di più. Stupisce e preoccupa. Perché vuol dire che le forze migliori non hanno a cuore il futuro della città. Non lo sentono come una cosa che li riguarda. Tutti ci vivono e portano avanti il proprio orticello. Ma solo quello. Ed è così che il deserto prende il sopravvento, anche sui cactus…

Marco Lorenzoni

 

 

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