IMMIGRAZIONE. GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO

mercoledì 20th, gennaio 2016 / 18:11
IMMIGRAZIONE. GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO
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E va bene via, diciamo pure che siamo un paese piccolo (di dimensioni) e malconcio, un popolo incavolato, perseguitato da Equitalia e dagli effetti di una crisi che secondo gli dei dell’Olimpo governativo sta migliorando assai, mentre secondo noi comuni mortali proprio no.

Diciamo anche che così (mal)messi, l’accoglienza di un flusso migratorio tanto imponente come quello degli ultimi anni è tosta. Però, da qui a sostenere l’equazione immigrazione-delinquenza, secondo l’antica legge che fa di tutta un’erba un fascio, ci vogliono dati un po’ più autorevoli dell’esperienza locale e soggettiva o delle posizioni dal sapore onnisciente e assolutistico.

Del resto, non siamo di fronte ad un problema italiano ma ad un fenomeno globale. Secondo i dati ONU, nel 2014 si è verificata un’ondata migratoria mondiale pari a 232 milioni di persone.  In Europa, i richiedenti asilo sono stati 627.790, provenienti in prevalenza da Siria, Afghanistan, Kosovo, Eritrea e Serbia. Ovvero, paesi con storie di guerra attuale o recente. Infatti, risultano in crescita le crisi politiche, militari e ambientali.

Tra i principali paesi ospitanti, nel 2014, il primo è la Germania, seguito da Svezia, Italia, Francia e Ungheria. I meno ospitanti, peraltro in violazione delle tutele internazionali sull’accesso al diritto d’asilo e in barba all’invito più ponti, meno muri, sono i paesi del Nord del mondo, che hanno chiuso le frontiere e/o costruito un totale di 65 muri nel globo (Dossier Statistico Immigrazione 2015)

Movimenti migratori di una tale entità”, si legge nel Dossier , “obbligano a riflettere sulle disuguaglianze che attraversano il pianeta. Nel 2014 il 48,0% della ricchezza globale è concentrato nelle mani dell’1,0% più ricco della popolazione mondiale, il 46,5% è detenuto da un quinto di essa, mentre il restante 80,0% della popolazione deve vivere con il 5,5% della ricchezza globale (Rapporto Oxfam)”.

Obbligano si fa per dire ma una qualche riflessione a tempo perso si può fare. Così, tanto per ampliare gli orizzonti.

Ma veniamo all’Italia. A inizio 2015 si stimano 5.014.000 residenti stranieri. Giusto per curiosità, risulta anche che per quanti ne importiamo, tanti ne esportiamo. Gli italiani all’estero, secondo le anagrafi consolari, superano di poco i 5 milioni.

Di questi 5 milioni, 57.000 (tra 2014 e 2015) hanno scelto il Regno Unito. Tutti buoni e bravi? Eh no, una piccola fetta ha scatenato le ire del Ministro degli Interni Theresa May. Si tratta degli  “imbroglioni” o “turisti del welfare”, come sono stati definiti gli stranieri, tra cui italiani appunto, che, una volta trasferitisi a Londra e vicinanze, approfittano del sistema assistenziale britannico, vivendo di assegni di disoccupazione, sanità gratuita e altre forme di assistenza.

Ma si tratta di una minima parte, assicura il Fatto Quotidiano, e naturalmente, la cosa è esagerata dai quotidiani di destra e dalle riviste scandalistiche. Naturalmente. La pagliuzza negli occhi degli altri è sempre più evidente della trave nei nostri.

Per il Ministro degli Interni Theresa May, pochi o tanti non fa differenza. Bisogna ridurre, o quantomeno rivedere, l’immigrazione europea:” Quando è stata inizialmente sancita, libera circolazione significava libertà di spostarsi per lavorare, non libertà di attraversare le frontiere per cercare un lavoro o usufruire delle politiche previdenziali”. Insomma, tutto il mondo è paese.

Comunque.

Si parlava dell’equazione immigrazione-delinquenza, che così tanto allarmismo causa, spesso  grazie all’irresponsabilità dei media e di alcune figure governative e istituzionali. Allora, tra il 2004 e il 2013 le denunce penali con autori noti sono aumentate, passando da  692.000 a circa 897.000.

Ma “mentre quelle verso italiani, a fronte di una popolazione in leggera diminuzione, sono aumentate da 513.618 a 657.443 (+28,0%), quelle a carico di stranieri, a fronte di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite da 255.304 a 239.701 (-6,2%). Al 30 giugno 2015 i detenuti nelle 198 carceri italiane sono stati 52.754, di cui 17.207 stranieri, ovvero il 32,6% del totale, quattro punti percentuali in meno rispetto a cinque anni fa”

Inoltre, “nel 2014 gli stranieri intercettati dalle forze dell’ordine in condizione irregolare sono stati 30.906 (dati del Ministero dell’Interno) e di essi il 50,9% è stato effettivamente rimpatriato (15.726)”

Giacchè ci siamo, vediamo anche se e quanto ci costano questi “immigrati” a noi bravi cittadini italiani chepaghiamoletasse. Nel 2013 gli stranieri residenti se ne escono con un saldo positivo: le entrate fiscali e previdenziali sono state pari a 16,6 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute nei loro confronti ammontano a 13,5 miliardi.

Nello stesso anno gli occupati stranieri hanno contribuito al Pil nazionale con 123.072 milioni di euro. Interessante notare che gli stranieri “versano in media tra i 7-8 miliardi di contributi l’anno ma, non riuscendo tutti a maturare il diritto alla pensione, l’Inps ha stimato che abbiano lasciato nelle casse previdenziali oltre 3 miliardi di euro improduttivi di prestazioni”.

C’è anche da dire che non tutti gli “invasori” residenti in Italia sono islamici pazzi e furiosi (o solo islamici). Statisticamente parlando, a fine 2014 abbiamo: 2 milioni e 700mila cristiani, 1 milione e 600mila musulmani, 330mila circa di fede induista, buddhista e altri, 7.000 ebrei, 221mila atei e agnostici.

Problema risolto? Nonsignore. Il flusso migratorio resta una questione da affrontare. Ma il problema principale è capire quale sia la soluzione più giusta: se migliorare le condizioni di accoglienza e integrazione o irrigidire le regole per l’ingresso. O entrambe.

I diversi rapporti relativi ai dati sull’immigrazione sottolineano che: la storia dell’immigrazione italiana è caratterizzata da una continua e costante interpretazione negativa ed emergenziale del fenomeno; rilevano che: la libertà di pensiero e di espressione rischia di sfociare nella xenofobia e nel razzismo, in netto contrasto con il diritto italiano e con la normativa europea, e infine auspicano  la necessità di un’informazione corretta, anche da parte della classe politica.

 

Elda Cannarsa

Immagine: L’Atride

 

 

 

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