NUOVO PALASPORT: SPENDERE SOLDI PER LO SPORT E’ UNO SCANDALO? IO PENSO DI NO…

giovedì 19th, marzo 2015 / 17:55
NUOVO PALASPORT: SPENDERE SOLDI PER LO SPORT E’ UNO SCANDALO? IO PENSO DI NO…
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di Marco Lorenzoni

CHIUSI – Questa vicenda del Palasport più o meno mancato continua a far discutere i chiusini. Da una parte c’è il sindaco, che dopo la rinuncia di Emma Villas,  in piena foga elettorale spara “abbiamo u milione di euro pronta cassa, lo facciamo come Comune il palasport!”, dall’altra c’è invece chi dice che non serviva prima e non serve a maggior ragione adesso, che sarebbero soldi sprecati, quando invece il paese Chiusi ha bisogno di ben altro… C’è chi dice che “i soldi pubblici non possono essere spesi per far giocare i ragazzi”, che non può essere lo sport la priorità su cui investire.

Personalmente non sono d’accordo con quest’ultima posizione. Lo sport come altre cose (la cultura, lo spettacolo, la qualità dell’ambiente, il patrimonio storico-architettonico-archeologico ecc.) è anch’esso fattore economico, di crescita sociale e civile di una città. Non si tratta “di far giocare i ragazzi”. Lo sport è anche aggregazione, comunità, riscatto… e pure “indotto” per tante attività commerciali e produttive. I giocatori che vengono da fuori mangiano nei ristoranti, dormono negli alberghi, o se devono stare un’intera stagione pagano l’affitto, fanno spesa nei supermercati, comprano jeans e scarpe nei negozi di abbigliamento. I tifosi che vengono al seguito delle squadre avversarie pure loro spendono e lasciano soldi nel territorio… Le ditte che sponsorizzano le squadre trovano visibilità e occasioni per promuovere i loro prodotti e per crescere. Insomma il business c’è. Non a caso la Emma Villas Chiusi ha deciso di trasferirsi a Siena in caso di promozione in serie A. Perché lì i numeri sono maggiori e il business sarà maggiore.

Ipotizzare un nuovo palasport in un paese come Chiusi è uno scandalo? No, non è uno scandalo. Se la Emma Villas se ne va non è più una necessità impellente, ma può servire comunque. Si tratta di capire per fare cosa e per chi.

Certo così come l’ha “sparata” Scaramelli (“ho un milione di euro cash, lo faccio io!) la cosa ha tutto il sapore della boutade elettorale. E nulla più. Credo invece che la città dovrebbe soffermarsi e discutere seriamente (cosa che non è stata fatta finora) sul futuro dello sport locale, volley compreso, e sulle strutture necessarie a tale scopo. Mettersi tutti intorno ad un tavolo potrebbe essere utile. Le sparate non servono a niente e possono rivelarsi pure dei boomerang per chi le fa…

Scaramelli ha sbagliato tempi, modi e strategie. Vero. Ma adesso che si fa? Io credo che se ne dovrebbe parlare. Tanto più se l’Emma Villas se ne va, perché dopo resterà un deserto più deserto di quello che c’è adesso.

In tutta questa storia, la cosa che è mancata di più è proprio… la politica. Il confronto, la discussione. Si è andati avanti per annunci e colpi di teatro… Alla fine non è rimasto niente. Ma per la città non è certo un bene. Ed è evidente che si è persa un’occasione (per rispondere alle esigenze della Emma Villa, per mettere una toppa sullo scandalo dello stadio incompiuto e per dotare la città di una struttura adeguata a certe manifestazioni, che al momento non c’è). Ma questo è lo stato dell’arte.

Se ne continua a parlare, ma per punto preso. Per sentito dire. Per appartenenza di partito o di cordata. E anche questo serve a poco. Anzi complica pure le cose.

E poi, francamente, non mi piace l’atteggiamento di chi si “astrae dalla lotta”, di chi si chiama fuori e giudica le cose sempre dall’alto e da lontano, magari con la puzza sotto al naso,  appellandosi al “ci sono problemi più gravi”. Mi sembra un vizio antico, di quelli che hanno contribuito al disfacimento e alla mutazione genetica della sinistra.

I fenomeni sociali (il boom del volley a Chiusi in qualche modo lo è) a mio avviso vanno seguiti, osservati, analizzati, ma soprattutto vissuti, se no non si capiscono e sfuggono…

Se a Chiusi, con la partenza di Emma Villas in direzione Siena, scompare il volley, non finisce solo il sogno della serie A, o un “giochino per far baloccare i ragazzi”, scompare una realtà che aggrega centinaia di persone, che ha cresciuto generazioni di giovani, che insegna a campare… E scompare pure una realtà socio-economica superiore ad una semplice fabbrichetta o diversi negozi commerciali… Insomma ci andrei cauto a parlare di “balocchi per pochi”. Lo stesso vale per il calcio. Chi pensa il contrario (l’archeologia per esempio,  è un “balocco” per le masse?) probabilmente non ha mai messo piede al campo sportivo o al Palasport. A volte vedere di persona, in presa diretta, aiuta. Anche se non si è tifosi e del risultato non te ne può fregare di meno…

 

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