SIENA: UN NUOVO OUTLET PER SCONFIGGERE IL DEGRADO

lunedì 10th, novembre 2014 / 16:54
SIENA: UN NUOVO OUTLET PER SCONFIGGERE IL DEGRADO
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In rete circola la notizia del progetto di costruzione di un complesso outlet alle porte di Siena. Il sindaco di Siena, Bruno Valentini, ha recentemente confermato, sottolineando che si tratta di un progetto di recupero di un’area degradata (a sud del territorio), sensibile ad un peggioramento a causa dei diversi capannoni dismessi che la popolano. Il Quotidiano online La Valdichiana riporta che il progetto è stato discusso in una Conferenza di Pianificazione.

A caldo, l’idea non è piaciuta. Già due giorni fa, il Presidente Comunale della Confesercenti Siena, Leonardo  Nannizzi, aveva espresso il suo dissenso:” E’ una prospettiva che appare come un fulmine a cielo già cupo per chi fa del commercio il proprio lavoro in questa città”.

Effettivamente, in un momento in cui il settore del commercio annaspa, dove perfino i mercati settimanali lamentano un calo delle vendite, un nuovo outlet…che c’azzecca? Un dato a favore, si dice, sarebbero le opportunità di lavoro ma, sostiene Confesercenti Siena, è ormai conclamato che per un occupato nella grande distribuzione se ne perdono 2,5 nella piccola e media.

È anche abbastanza conclamato che di soldi non ce ne stanno. Per le esigenze spenderecce dei pochi consumatori rimasti, il Valdichiana outlet village, diciamolo, è più che sufficiente. Soprattutto quando i saldi arrivano al 70%.

Insomma, ancora una volta viene da chiedersi se ci sia un progetto serio alle spalle, frutto di analisi di mercato, bacini d’utenza e prospettive a lungo termine o se si tratta della solita iniziativa un po’ buttata lì per vedere l’effetto che fa (e se lo fa brutto, pazienza e avanti un altro).

Oltretutto, gira anche voce che l’era degli outlet è in declino. In un articolo di gennaio, Business Insider, uno dei più influenti siti americani di economia, riporta che i centri commerciali americani stanno morendo di una morte brutta e lenta.

Gli unici a fare profitto sono quelli di fascia alta (400 su circa 1000). Un po’ come gli outlet di Prada o Dolce e Gabbana alle porte di Firenze, per capirci. Ma entro i prossimi 20 anni, circa la metà dei centri commerciali di fascia medio-bassa sarà fallita o trasformata in altro. Il perché lo spiega in due parole, anzi tre, Howard Davidowits, consulente di vendita al dettaglio e investimenti bancari:” non hanno senso”. Succinto ma esauriente.

Ma se non hanno senso nelle grandi città di stati come Texas, Pennsylvania, Ohio, New York e Illinois (i più colpiti) con un’alta densità di popolazione, in nome di quale santo protettore dei centri commerciali, ce lo dovrebbe avere in una superficie che conta,esagerando, un terzo degli abitanti (facciamo un quarto con i turisti d’estate) , per di più senza un soldo da scialare in acquisti classificati, purtroppo, come superflui?

E se la cronaca è di una morte annunciata, quanto tempo e quanti soldi ci vorranno prima per costruire e poi per recuperare la struttura post-mortem? Se invece, come si spera, non è la cronaca di una morte annunciata ma l’idea dell’anno che darà lustro all’area degradata, miriadi di posti di lavoro e sollievo, seppur minimo, all’economia locale, sarebbe interessante sapere come è nata e sulla base di quali dati. Così, tanto per capirci qualcosa anche noi cittadini.

Elda Cannarsa

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