CHIANCIANO. PASSKEY, IL NON-EVENTO DI OTTOBRE

venerdì 10th, ottobre 2014 / 17:19
CHIANCIANO. PASSKEY, IL NON-EVENTO DI OTTOBRE
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All’ex Grand’Italia di Chianciano, il 5 ottobre c’era “Artisti in strada”, la mostra di alcuni artisti locali. Ma non lo sapeva nessuno. Nessuna menzione nel sito ufficiale o nel depliant a tre fogli che illustrava gli eventi del festival. Neanche gli artisti che hanno esposto ci hanno capito granchè. È stato fatto tutto molto in fretta, dicono, li hanno avvertiti dieci giorni prima, fino all’ultimo non sapevano dove avrebbero collocato i lavori.

Chiedo alla direttrice artistica di Passkey-Chianciano come mai questa mostra è invisibile. Mi risponde che ci sono stati problemi di comunicazione, che non si poteva entrare in conflitto con Montepulciano. In che senso entrare in conflitto, chiedo. L’organizzazione centrale è a Montepulciano, dice, lei si è occupata di Chianciano, dove molto del lavoro è stato fatto su base volontaria, grazie a Comune e commercianti che hanno messo a disposizione i locali.

Già, lodevole, ma in cosa è consistito il conflitto non è dato sapere. Il mistero dell’invisibilità resta irrisolto. In verità tutto il materiale informativo sul festival, che si è svolto con l’esposizione di più di 300 opere nei cinque comuni di Montepulciano, Cetona, Chianciano Terme, San Casciano dei Bagni e Sarteano, è un po’ confuso. Sul web qualcuno lo da per concluso il 5 ottobre, nel sito ufficiale si legge che alcune mostre finiranno  il 12 ottobre, altre il 2 novembre. Qui e lì appaiono accenni a degustazioni del Vino Nobile lungo i percorsi di arte. Troppa roba. Un’accozzaglia di nomi, luoghi, associazioni, sponsor, eventi e patrocini che sembra pensata dalla Molly Bloom di James Joyce.

Confusione e incuria. L’ingresso del Grand’Italia ospita alcuni dei lavori su un desolante sfondo di vetri da cui si vedono le tende tirate dell’interno. Si potevano mettere dei pannelli, ma non è stato fatto. Si potevano mettere anche delle luci per un’installazione più curata, ma non è stato fatto. Si poteva dare spazio informativo alla mostra per favorire un incontro con gli artisti locali, ma non è stato fatto. Si poteva collocare l’esposizione nella zona di Villa Simoneschi e centro storico, sedi di altre mostre, per favorire un flusso già di per sé limitatissimo (quasi nullo), ma non è stato fatto. Nel centro storico, in uno dei locali espositivi concessi dal Comune, alla chiusura degli uffici si spengono le luci. Per non restare al buio, le due pittrici che espongono si sono attrezzate con luci a molletta.

Morale di una favola già sentita, almeno a Chianciano il festival sembra scivolare silenzioso nell’indifferenza di abitanti e non-visitatori, nonostante la bella giornata di sole. Qualcuno confessa che in tre giorni di esposizione si saranno fermate sì e no quattro anime. Ambizioso nell’intento di “aprire le porte della Toscana” all’arte contemporanea, Passkey è un non-evento, un po’ buttato lì, dubbio nelle sue finalità. Una splendida villa dell’800 e un bar di gloriosa memoria non bastano a dare lustro e attendibilità ad un’iniziativa. Quella è semplicemente scenografia. Se poi l’iniziativa riguarda un’arte ancora di elite nella sua comprensione,definizione e accettazione come l’arte contemporanea, di lavoro ce ne vuole, e tanto anche.

Soprattutto se la si vuole proporre ad ottobre, mese turisticamente moribondo, in una città come Chianciano che già da un po’ di anni, tanto all’occhio del visitatore occasionale quanto a quello del cittadino residente, appare come una città fantasma, decadente e scalcagnata reduce di un fasto che fu.

Di quel vecchio splendore resta un ammasso di alberghi pretenziosi, sbarrati, con le loro tristi bandiere al vento e una fila di negozi sfarzosi che stride con la realtà della desolazione. Così come stride la pompa magna di Piazza Italia, più sfregio alla decadenza che onore alla città, ostentazione di un lusso che giusto i pilastri dorici in travertino della Piazza Vaticana. Il “salotto elegante” di un’abitazione senza fondamenta.

A chi conserva memoria della vita e delle luci che animavano Chianciano al tempo della gloria, resta oggi l’amarezza di quell’insegna scrostata del cinema Garden, che è ancora lì, dura a morire. E a chi si ferma ad ammirare il panorama dal grazioso centro storico, resta impresso quel FORTUNA al contrario che si staglia nella valle, quasi a dire che la fortuna ha girato sì ma solo di 180 gradi e attende paziente qualcuno in grado di riafferrarla.

A me, che ho fatto un giro per alcune delle mostre, in una bella e solare domenica di ottobre, è rimasta la speranza che a Sarteano, Montepulciano, San Casciano e Cetona sia andata meglio, ma più di tutto resta il dubbio sulla finalità del Festival. Secondo le informazioni ricevute dal sindaco di Montepulciano Andrea Rossi, volontariato, piccoli contributi e spese sostenute dagli artisti stessi, hanno permesso di contenere il budget entro i circa 50mila euro per una manifestazione il cui valore si può stimare in alcune centinaia di migliaia di euro. Lodevole, l’ho detto. Ma a cosa è servito e a chi ha giovato? In altre parole, lo scopo qual era?

Si accettano ipotesi ma solo se espresse con garbo.

Elda Cannarsa

Foto Julian Hyzler
Artisti che hanno esposto all’interno dell’Ex Grand’Italia di Chianciano: Roberta Betti, Giorgio Bronco, Valerio Cesaretti, Adriano Cipolletti, Andrea Cresti, Pietro Cresti, Guido Fei, Giampiero delle Lena, Lucesio Carlo Gentile Stranarte, Gianfranco Gobbini, Melissa Mercanti, Arianna Monnanni, Romina Nenci, Monia Pompili, Marcello Rampelli, Fiorenzo Semplicini

 

 

 

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