CHI STA COI CELERINI E CHI CON GLI OPERAI DI TERNI PRESI A MANGANELLATE. MONTEBOVE IL RECIDIVO

giovedì 30th, ottobre 2014 / 19:18
CHI STA COI CELERINI E CHI CON GLI OPERAI DI TERNI PRESI A MANGANELLATE. MONTEBOVE IL RECIDIVO
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Venerdì scorso, alla vigilia della partita di volley di serie C Emma Villas Chiusi-CLT Terni, un giocatore della formazione chiusina aveva espresso, su queste colonne, vicinanza e solidarietà alla città di Terni e ai lavoratori AST sotto minaccia di licenziamento di massa. “Lo sport non può rimanere indifferente di fronte a verte situazioni”. Che la situazione di Terni e dei lavoratori della acciaierie sia complicata e durissima si è capito 4 giorni dopo. Cioè ieri, quando quei lavoratori sono andati a Roma a protestare.

La polizia li ha bloccati, caricati e presi a manganellate.  E quelle manganellate  hanno spostato subito il tiro dalle melensaggini (Landini è stato più esplicito, le ha definite “cazzate”) della Leopolda al Paese reale.

Come successe agli studenti due anni fa e come gli operai del Sulcis anche le tute blu delle acciaierie di Terni su cui pende a minaccia di 500 licenziamenti, hanno dovuto assaggiare la cura della Celere.

In questo, evidentemente il Governo Renzi non ha cambiato verso. Sempre la stessa storia. Manganellate senza motivo. Solo perché, dicono le Forze dell’Ordine, i lavoratori volevano dirigersi verso il Ministero dello Sviluppo Economico e verso la Stazione Termini, che erano zona “interdetta”.  I Giornali e i Tg hanno parlato di “scontri”, ma nei video sulla manifestazione si vede bene che c’è una parte che carica e picchia e una parte che le prende e si difende… Un sindacalista (Venturi della Fiom) che tentava di calmare gli animi ha preso una manganellata nei denti e una in testa ed è finito all’ospedale insieme ad altri manifestanti.

E ora mentre la Fiom e la Cgil chiedono al Governo e al Parlamento di fare chiarezza sull’episodio e di “abbassare i manganelli” c’è invece tende ad accreditare la tesi che sia il sindacato ad “alzare il livello del conflitto”  e a cercare lo scontro…  Per ora Renzi è rimasto in silenzio. Strano per uno che che parla anche troppo. Dopo una settimana di comparsate televisive a tutte le ore, si sarà stancato. E la ministrina dagli occhi azzurri Maria Elena Boschi, dopo aver detto da Fazio che tra Berlinguer e Fanfani lei preferisce senza dubbio il sor Amintore, “per ragioni territoriali”, starà cercando su Wikipedia notizie su Mario Scelba… Prima di rilasciare dichiarazioni meglio informarsi bene…

Ma c’è anche chi invece la sua la dice… Ecco di seguito, in corsivo, una presa di posizione illuminante:

“Per chi, come me e come tanti poliziotti, guarda con simpatia al Partito democratico e alla sinistra liberale, c’è sofferenza ogni volta che accadono scontri tra poliziotti e lavoratori. Sofferenza in primo luogo per chi resta ferito, sia esso un poliziotto o un cittadino che scende in piazza. Sofferenza per chi, tra i manifestanti, strumentalizza una protesta legittima, dimenticando il dettato costituzionale: pacificamente e senza armi. Sofferenza per chi, soprattutto nel sindacato confederale e in particolare nella Fiom, soffia sul fuoco accusando pervicacemente, senza prove, le forze dell’ordine di atteggiamenti violenti preordinati (sic!): è successo per gli incidenti di Roma di mercoledì 29 ottobre, e per gli scontri in piazza Castello a Torino di due settimane fa.

Partiamo da un dato inconfutabile: il poliziotto è un padre di famiglia, guadagna 1.300 euro al mese e ci tiene a tornare sano e salvo la sera a casa; durante le manifestazioni viene impiegato per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, il suo scopo è quello di far svolgere serenamente la manifestazione o il corteo i cui organizzatori sanno, preventivamente, che occorre seguire un certo percorso e che talune vie o strade restano precluse. Tutto viene concordato in Questura e specialmente a Roma si cerca sempre un dialogo preventivo per evitare problemi e incidenti. Nello specifico della manifestazione Ast di Roma, chi è arrivato in piazza Indipendenza sapeva – da giorni – che non poteva recarsi verso la stazione Termini o verso via Molise in direzione Ministero Economia e Finanze. Giuste o sbagliate, queste erano le prescrizioni. I vari Camusso e Landini sapevano: allora perché quando alcuni lavoratori hanno iniziato con lanci di bottiglie (quando te le vedi arrivare addosso non sai se sono molotov), calci, spintoni e insulti a tentare di sfondare i cordoni di polizia non sono intervenuti per riportare alla calma gli operai? Che cosa dovevano fare gli agenti? Farsi schiacciare e tornare a casa feriti (cosa che per altro è successa), come avviene del resto ogni anno con 6.000 operatori della sola Polizia di Stato che finiscono in ospedale? Qualcuno ha chiesto al premier Renzi di abbassare i manganelli. Forse, anche a sinistra, bisognerebbe riflettere su certe parole. Perché spesso fanno più danni delle manganellate. E, soprattutto, sono più pericolose.”  

L’autore di questo articolo, pubblicato da Huffington Post è Massimo Montebove, portavoce del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), noto dalle nostre parti per essere stato a suo tempo e a più riprese prima portavoce della destra chiusina, poi trombettiere scelto dell’allora sindaco Ceccobao che invece è (era) del Pd.  Ora che le parole siano più pericolose – per il potere- delle manganellate può anche essere vero. Ma che facciano più male, questo no. Fanno senz’altro più male le manganellate. Soprattutto se prese in faccia. E soprattutto se prese senza motivo. In maniera gratuita.

Ora Montebove, per il suo passato da fascistello in gioventù, avrà pure nostalgia del manganello. Ed è normale che difenda la sua categoria. Ma non si smentisce mai, sta sempre dalla parte sbagliata. Ed essendo Montebove un poliziotto, un tutore dell’ordine e della sicurezza pubblica, la cosa è preoccupante. Dopo aver accusato di provocazione  la ragazza no tav che baciò  il poliziotto schierato a difesa dei cantieri,  dopo aver applaudito i poliziotti condannati per l’omicidio di Aldrovandi (cosa che gli costò la revoca di un incarico da parte del Comune di Chiusi), stavolta difende i celerini che hanno malmenato gli operai ternani e da portavoce del sindacato Sap, si spinge addirittura a consigliare Renzi e il Governo su chi debbano sostenere. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio dice il proverbio. E non solo il lupo.

m.l.

 

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