NICHEL, A CHE PUNTO SIAMO

lunedì 22nd, settembre 2014 / 18:58
NICHEL, A CHE PUNTO SIAMO
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Sul numero  in edicola dal 15 settembre, primapagina torna sul problema della contaminazione da nichel della falda di Fondovalle. Per fare il punto su una situazione ancora non chiarita. Ecco l’articolo pubblicato sul cartaceo:

CHIUSI – Nel mese di luglio, il consigliere di minoranza Giorgio Cioncoloni (Primavera), con un articolo pubblicato su primapagina on line faceva sapere che erano” terminate le indagini igienico-sanitarie tese ad accertare le possibili implicazioni dovute alla presenza di valori di nichel nella falda posta nella zona di Chiusi conosciuta come Fondovalle”.
Lo stesso Cioncoloni sottolineava che “la Polizia Municipale e la Guardia Forestale hanno prelevato e fatto analizzare l’acqua dei pozzi rilevando la presenza di nichel in concentrazioni molto diverse da zona a zona ma comunque tali da consentire all’Asl di dichiarare, con lettera ufficiale, che non esistono situazioni di rischio per la salute dei cittadini”.
Non sono invece terminate le indagini giudiziarie, per accertare la causa della contaminazione ed eventuali responsabilità. Giorgio Cioncoloni precisava che “a tale scopo, per verificare la paventata possibilità di interramenti abusivi di rifiuti, sono stati eseguiti esami con il geomagnetometro e scavi campione nell’area della Pania e dell’ex Centro Carni con risultati completamente negativi che fanno escludere una tale eventualità come causa del problema che deve essere quindi ricercata percorrendo altre strade”. Strano che sia stato un consigliere di minoranza e non la Giunta a divulgare le conclusioni dell’indagine e la relazione presentata alla apposita commissione consiliare. La giunta si è limitata ad un breve comunicato su Chiusiinforma sull’assenza di rischi. Senza spiegare alcunché.
Come Primapagina abbiamo richiesto formalmente la documentazione della Asl citata da Cioncoloni e siamo in attesa di ricevere gli atti. La solita burocrazia lenta e guardinga…
Tutto a posto dunque? Neanche per sogno. O, quantomeno, solo fino ad un certo punto.
Da quando, nel mese di ottobre abbiamo sollevato la questione della contaminazione da nichel della falda di Fondovalle, a sud di Chiusi, nulla di nuovo si sa con certezza circa tale situazione.
Certo. Non siamo la terra dei fuochi. Ma la contaminazione da nichel della falda acquifera di Fondovalle, nella zona industriale di Chiusi Scalo c’è stata, c’è ancora e non si sa dove e da cosa derivi. Non ci sono rischi per la popolazione? Non è esatto. Non ci sono rischi connessi all’uso dell’acqua perché quella falda contaminata non alimenta alcuna fonte di approvvigionamento idrico per uso potabile. Questo asserisce la Asl. Ma quella falda alimenta pozzi privati i quali non sono autorizzati ad uso potabile, ma possono essere utilizzati per innaffiare orti, per abbeverare animali… E nessuno ha detto o certificato che le zucchine o i pomodori eventualmente innaffiati con quell’acqua siano innocui… Non solo: la presenza di nichel in quantità superiori alla norma è stata rilevata anche nelle acque superficiali, compreso il fosso che costeggia la strada di Fondovalle e finisce poi nella Chianetta, quindi nel Chiani, quindi nel Tevere… Rischi o no, in ogni caso trattasi di inquinamento accertato di falda acquifera (lo dice l’Arpat) e l’inquinamento di falda acquifera è reato.

L’ESPOSTO ALLA PROCURA
La questione come è noto fu sollevata da primapagina nell’ottobre 2013, dopo che l’Arpat aveva diffuso dei dati circa i controlli al depuratore di Bioecologia, situato nell’area dell’ex Centro Carni di Chiusi, dai quali si rilevava presenza di nichel oltre la soglia di contaminazione nella falda acquifera dal 2008 al 2013.
E’ passato quasi un anno e ancora non si è arrivati ad alcuna conclusione. Il 28 gennaio 2014 è stato presentato un esposto alla Procura della Repubblica, al Prefetto, al Corpo Forestale e alla Polizia Municipale. Nessuna risposta è pervenuta ad oggi ai firmatari. Normale? No. Non è normale.
Ed è stato il consigliere di minoranza Cioncoloni, che tra l’altro annuncia la “ripresa delle ostilità” dopo la pausa estiva e il rilancio dell’iniziativa politica dell’opposizione, a far sapere che sono state fatte verifiche sul campo circa i presunti interramenti di rifiuti tossici nella cava su cui sorge lo stadio incompiuto, verifiche che hanno dato esito negativo. Quello insomma sarebbe un fronte da escludere riguardo alla contaminazione da nichel. Quindi il cerchio delle responsabilità (perché è chiaro che il fenomeno non può essere solo “naturale”) si stringe. Nel mirino le aziende che possono aver trattato o trattano nichel per le loro lavorazioni: le carrozzerie, la Metalzinco, il depuratore Bioecologia, ma anche il deposito temporaneo di rifiuti speciali negli ex capannoni Nigi (materia organica provenienti da macellazioni ai tempi della mucca pazza stoccato dall’agenzia di Stato Aima), oggetto di sversa-menti al momento della rimozione e perfino la polveriera Roma-nini, dismessa negli anni ’70, oltre ad alcune aziende di Po’ Bandino (Stamperia Umbra e Kelly Color) che però risultano a valle di alcuni pozzi contaminati.

E UNA DENUNCIA PENALE
Sappiamo che si sono attivati anche l’Arpa la Forestale dell’Umbria. E sappiamo che qualche “sospetto” sulle responsabilità esiste. Anzi, forse qualcosa di più di un sospetto: Polizia Municipale di Chiusi e Corpo Forestale avrebbero infatti presentato alla Procura di Siena una denuncia penale a tal proposito. Non sappiamo nei confronti di chi. La cosa è ancora coperta da “segreto istruttorio”.
Stupisce e non si comprende, proprio perché qualcosa si è mosso, il silenzio quasi totale e la cautela con cui il Comune di Chiusi, centellina le informazioni sul caso. Un Comune che al contrario è molto solerte nel comunicare le date delle inaugurazioni dei parchi giochi, le visite ufficiali agli anziani al mare o la sottoscrizione dell’abbonamento “gold” del sindaco alle partite della Emma Villas Volley.
Noi vorremmo saperne di più anche sul nichel.
Il problema sussiste e non basta dire “non c’è pericolo”.
A Chiusi Scalo e in particolare nella zona delle Biffe i casi di morti da tumore sono stati e sono frequenti, ad occhio e croce più della media (è nato anche un comitato che si occupa del problema e primapagina ne parlò 2 anni fa). E’ possibile che non ci sia alcun nesso tra le due cose. Ma sarà bene vederci chiaro.

m.l.

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