ORIZZONTI, BUONE LE PRIME. LA CITTA’ UN PO’ PERPLESSA, MA MENO DEL SOLITO

domenica 03rd, agosto 2014 / 16:57
ORIZZONTI, BUONE LE PRIME. LA CITTA’ UN PO’ PERPLESSA, MA MENO DEL SOLITO
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CHIUSI – Orizzonti, buona la prima. Anzi buone le prime. L’apertura e la seconda giornata del festival chiusino sono andate bene. Il direttore artistico Andrea Cigni e la Fondazione  che organizza la manifestazione possono tirare un primo sospiro di sollievo. Applausi per i ballerini della compagnia Sieni Danza e anche per Chiara Guidi e il suo Macbeth su Macbeth su Macbeth, performance molto concettuale, molto sperimentale e molto d’avanguardia. Lo spettacolo, certamente “ostico” e difficilmente digeribile per un pubblico normale, ha riscosso grandi apprezzamenti dalla critica. In sala, al Mascagni,  molti personaggi del teatro italiano che si sono spellati le mani. Tra gli altri anche Eva Robbins, uscita entusiasta… Un po’ più perplesso il pubblico locale e non tanto sulla qualità eccelsa della recitazione e dell’uso del corpo e delle scene, quanto piuttosto sulla comprensibilità dell’opera… Ma questo era prevedibile. Era nel conto, diciamo.

Applausi a scena aperta per diversi minuti (chi dice sette, chi dice nove, chi dice 10. Non abbiamo cronometrato…) anche per la prima assoluta del “dittico” Pierrot Lunaire di Schoenberg e Gianni Schicchi di Puccini che ha segnato il ritorno dell”opera lirica a Chiusi dopo sessant’anni… “Ostiche” come il Macbeth di Chiara Guidi anche le note di Schoenberg, ma l’Orchestra da Camera del Maggio Fiorentino diretta da Sergio Alamont, con i cantanti assemblati dal giovanissimo regista Roberto Catalano hanno vinto la scommessa, per la verità piuttosto ardita e per nulla scontata. cigni

Qualche perplessità  c’è stata, naturalmente. Almeno tra il pubblico meno esperto in materia. Ma gli applausi alla fine sono stati di più. Domani, lunedì, si replica.

A segnalare che quest’anno a Orizzonti il “clima da festival” c’è  e che l’inizio è stato incoraggiante, almeno per gli organizzatori, anche il fatto che duecento persone abbiano aspettato senza alzarsi dalla sedia Philippe Daverio che è arrivato con due ore e mezzo di ritardo, causa ingorghi in autostrada.

La conferenza è stata piacevole e istruttiva e forse è valsa l’attesa. Ma due ore e mezzo non sono bruscolini e il ritardo ha comunque tarpato le ali al possibile dibattito. I cinque minuti concessi per eventuali domande del pubblico sono sembrati effettivamente troppo pochi per domande serie.  E chi anche avrebbe voluto, si è trattenuto…

Però al di là di tutto, il fatto che per la prima volta Chiusi si ritrovi immersa in un’atmosfera festivaliera, con tanti artisti in giro per il paese,  e soprattutto si ritrovi piena di gente, anche di fuori,  è senza dubbio un evento. Un fatto inusuale. E per gente di fuori non intendiamo solo gli appassionati, i critici, i giornalisti e gli amici e colleghi degli artisti arrivati da ogni parte d’Italia, ma soprattutto i cittadini di Chianciano, Montepulciano, Città della Pieve, Sarteano, Cetona, Castiglione del Lago, Siena che a Chiusi non si vedevano da anni, nemmeno per le feste comandate.

Se si considera poi che la proposta artistica è anche piuttosto “complicata” e non proprio per tutti i palati, il risultato è doppio. E siamo solo all’inizio.

Resta da verificare, naturalmente, quanto spettacoli di grande qualità e di grande “impatto” sulla critica, ma poco comprensibili, se non addirittura ” avulsi dal contesto” (così possono essere considerati dai cittadini) lasceranno come sedimento in loco…  E se i soldi spesi per un festival del genere, che per ora ricorda più il “Corso internazionale di flauto” del  maestro Fabbriciani dei primi anni ’80 che non le 11 edizioni precedenti di Orizzonti, sono soldi spesi bene, oppure no. La domanda è legittima, al di là degli applausi. Perché si tratta in buona misura di soldi pubblici.  E alla fine sarà giusto e doveroso fare due conti.

Il corso di flauto fu abbandonato per “ostilità manifesta” della popolazione che all’epoca non capì e non ne apprezzò la proposta musicale (anche allora molto sperimentale e d’avanguardia). Questa edizione di Orizzonti firmata da Andrea Cigni, che è pacato nei toni e gentilissimo nei modi, ma nel lavoro è un trattore a cingoli,  pur sperimentando molto, parte almeno con un clima intorno molto diverso e, diciamolo pure, molto più favorevole. E i chiusini, scettici e diffidenti per natura, e un po’ anche per punto preso, questa volta sembrano meno scettici e diffidenti del solito. “Mi lasciano pure il caffè pagato al bar”, confessa Andrea Cigni.

Di questi tempi, un segnale mica da poco…

m.l.

 

 

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