ORIZZONTI DIETRO LE QUINTE (2): “MACBETH DAL PUNTO DI VISTA DELLE STREGHE”, INTERVISTA A CHIARA GUIDI

martedì 29th, luglio 2014 / 11:29
ORIZZONTI DIETRO LE QUINTE (2): “MACBETH DAL PUNTO DI VISTA DELLE STREGHE”, INTERVISTA A CHIARA GUIDI
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CHIUSI – Un festival è un festival perché gli artisti li incontri per strada, al bar, dalla fioraia…  Li riconosci perché parlano un dialetto diverso e hanno sempre in mano qualcosa: dei fogli, una cartellina, uno strumento musicale. Se ti capita di incontrare una signora con i capelli un po’ ingrigiti, di una magrezza quasi ascetica, con quel look molto casual ma elegante, da protofemminista,  puoi pensare che sia una giornalista. Di Repubblica o del Manifesto. O una senatrice di Sel (quelle del Pd ormai si vestono in altra maniera e portano il tacco 12, non i sandali). Beh, Chiara Guidi non è una giornalista di Repubblica o del Manifesto. Nemmeno una parlamentare di una sinistra improbabile. Femminista forse sì. Di sicuro è una delle figure di spicco, una “signora”, del teatro italiano. E in particolare del teatro sperimentale, di ricerca e d’avanguardia. Un’icona del genere, insomma.

Forse al termine “signora” lei preferirebbe quello di “strega” del teatro. Nel senso di “eretica”. Di figura fuori dal coro e dagli schemi prefissati. E anche perché la piece che sta allestendo per Orizzonti, in prima assoluta, è una rilettura del Macbeth di Shakespeare, dal punto di vista delle streghe, appunto…

Quando le ho chiesto una rapida intervista, confesso di aver provato un certo timore. Il timore di dire qualche castroneria e soprattutto quello di fare domande banali, il che sarebbe un torto imperdonabile visto il personaggio, che di banale non ha niente e ha gli occhi di chi racconta cose profonde. Invece, con la prima risposta alla prima domanda, diciamo pure il prologo, mi ha messo a mio agio.

Per quel timore di cui sopra avevo infatti deciso di entrare subito a gamba tesa, come fanno certi giocatori scarsi quando si trovano ad affrontare avversari certo più forti e più tecnici. Gli fanno assaggiare subito i tacchetti sulle caviglie, tanto per mettere le cose in chiaro e far capire come andrà avanti la partita… Mostrandole il depliant del festival, con quelle due paginone fitte fitte di appuntamenti, butto sul tavolo una considerazione: certo che è un cartellone corposo, ricco, forse esagerato rispetto al panorama chiusino e anche un po’… rischioso. Nel senso che alcune proposte non sono propriamente spettacoli per tutti…

La risposta è perentoria: “se vuoi fare ricerca, sperimentazione devi esagerare. Radicalità è radicalità. Non si può essere radicali, ma solo fino ad un certo punto perché qualcuno potrebbe non capire…”. 

Ecco, per me, antico comunista e giornalista spesso controvento, quella parola “radicalità”, detta con tanta naturalezza, in un tempo in cui si tende invece all’omologazione, all’accomodamento, è sembrata musica. Mi son sentito confortato.

Però Chiara Guidi mi ha corretto sul termine “ricco”: “non vorrei che si fraintendesse, pensando ad un festival ricco dal punto di vista del budget e dei cachet… Non è così, direi invece che è un festival generoso, dove varie espressioni artistiche si mescolano, si offrono allo spettatore che ha una grande occasione…

Entro più nel vivo del suo spettacolo Macbeth su Macbeth su Macbeth e le chiedo: perché Shakespeare e perché Macbeth?

La ricerca per me è interessante se si iscrive nel solco della tradizione. E Shakespeare e in particolare Macbeth sono il mio laboratorio, il mio campo di ricerca. Una ricerca che è cominciata molti anni fa e continua ancora… Ho affrontato Macbeth sotto diversi aspetti e sfaccettature. E non ho ancora finito. Ogni storia, ogni racconto nasconde altre storie, altri racconti, ma c’è un punto che attrae la tua attenzione più di altri, un punto in cui tutto ritorna, tutto cade… Ecco, io quel punto l’ho individuato in una frase del testo shakespeariano: ‘nulla è per me tranne ciò che non è‘. Tradotto: Per me non esiste altro che ciò che non esiste”. 

L’avevo detto che non è roba per tutti. Allora chiedo a Chiara Guidi di spiegare meglio il concetto. E la spiegazione  è chiara: “Ciò che vedi è spinto da ciò che non vedi. Si pensi alla musica che è impalpabile, eppure genera emozioni, ti fa piangere o sospirare...”.

Già, la musica. Nel Macbeth su Macbeth su Macbeth di Chiara Guidi c’è anche una parte musicale. “Ma – spiega l’autrice – non è solo colonna sonora. E’ parte integrante della scena...”

Faccio notare che Macbeth è comunque una tragedia cupa e sanguinaria, che rischia di rivelarsi poco adatta ad un festival estivo. Anche questa volta  la risposta di Chiara Guidi è perentoria, specchio di una fede incrollabile nella forza del teatro: ” Una tragedia, sì, ma la tragedia è catarsi… E Macbeth è l’eterna ricerca del desiderio che è dentro di noi, è la sfida continua e l’equilibrio tra il bene e il male“.

E anche riguardo al pubblico, che necessariamente e per forza di cose, non sarà fatto di soli esperti non ha dubbi: “il pubblico di Chiusi avrà i privilegio di toccare con mano la generosità dell’arte, e gli artisti avranno il privilegio di confrontarsi con un pubblico nuovo, vergine, una sfida interessante e intrigante“.

Chiedo se non avverta il rischio che la sua opera resti un po’ compressa in un ambiente delle dimensioni di Chiusi e in un teatro tutto sommato piccolo come il Mascagni: “Assolutamente no, il Mascagni è bellissimo, particolare e funzionale. E Chiusi è la dimensione ideale per un festival di questo genere, per sperimentare e creare un dialogo sereno tra artisti, tecnici, operatori, spettatori e cittadinanza… E’ un luogo della bellezza, e magari non lo sa“.

Ecco, qui l’intervista si chiude. E la chiusura altro non è che un invito ad andare a vedere.

Macbeth su Macbeth su Macbeth di e con Chiara Guidi sarà lo spettacolo serale di apertura del Festival Orizzonti ,venerdì’ 1 agosto alle 21, 30 e andrà in replica sabato 2 agosto alle 19,30 sempre al Teatro Mascagni:  Macbeth, non desidero altro che trovarti!

Marco Lorenzoni             “

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